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USTICA: ritrovata anfora del quarto secolo a.C. (31.07.2002)

 

Nel fondale nei pressi di Cala Cimitero é stata ritrovata un'anfora greca del quarto secolo a.C.

Il reperto sarà custodito nel Museo di Torre Santa Maria.

 

 

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MILANO: il Codice Atlantico di Leonardo da Vinci su Internet (31.07.2002) leonardo

E' stato inaugurato il nuovo sito www.ambrosiana.it della Pinacoteca Ambrosiana di Milano.

Grazie al-la sponsorizzazione dell'azienda di BilI Gates il patrimonio conservato nella Pinacoteca Ambrosiana di Milano potrà essere consultato su Internet dagli studiosi di qualsiasi angolo del mondo. Una pinacoteca, in cui sono raccolte 1650 opere tra cui dipinti di Botticelli, Bramantino, Brueghel, Lumi, Caravaggio, Raffaello. E l'altrettanto famosa Biblioteca con circa 450.000 volumi a stampa, 15.000 manoscritti originali, 3.000 incunaboli, 12.000 disegni e altrettante pergamene, tra cui il Codice Atlantico di Leonardo da Vinci, circa 1119 fogli di progetti e schizzi.

Il progetto è partito ma molto resta ancora da fare.

Attualmente, oltre a informazioni di carattere generale, è possibile consultare il catalogo on line dei libri a stampa in cui sono stati già memorizzati 120.000 titoli, l'indice elettronico dei manoscritti medievali e moderni conservati nella Biblioteca, l'inventario delle pergamene che comprende circa 12.000 documenti medievali. Ha poi solo preso l'avvio il progetto della Biblioteca Digitale che nel tempo prevede la scansione di tutti i manoscritti più antichi e la possibilità di consultarli on line. La prima realizzazione è il Codice Atlantico di Leonardo di cui sono già consultabili 400 dei 1119 fogli di cui è composto.

 

 

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SANTA CROCE CAMERINA (RG): scoperto un relitto di nave bizantina (30.07.2002)

Nel fondale di Caucana è stato ritrovato il relitto di una nave bizantina del VII secolo d.C., a poche decine di metri dalla costa ed alla profondità di circa un metro e mezzo, quasi completamente insabbiato.

Da un primo esame dei resti, sembrerebbe trattarsi di una nave commerciale.

 

 

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WASHINGTON (USA) : un falso la carta del Vinland, la prova dei Vichinghi in America (30.07.2002)

Due ricercatori britannici hanno stabilito, esaminandone l'inchiostro, che la carta del Vinland, un documento del XV secolo considerato una delle prove dello sbarco dei vichinghi in America del Nord, e' un falso.

L'Università' di Yale aveva pubblicato questa carta nel 1965. Questo documento era situato a sinistra di una mappa più' ampia, su cui erano riprodotti i viaggi dei vichinghi verso la Mongolia.

Nella carta erano tracciati i profili dei paesi Helluland, Markland e Vinland scoperti in America del Nord, verso l'anno mille, da Leifr Eiriksson e Bjarni Herjolfsson, due vichinghi islandesi che risiedevano in Groenlandia.

Robin Clark, professore di chimica all'University College di Londra, autore della ricerca pubblicata dalla rivista americana 'Analytical Chemistry'. ha usato il metodo di analisi della spettroscopia Raman per identificare gli elementi chimici degli inchiostri usati per tracciare il Vinland. Le linee hanno, infatti, una doppia colorazione, una giallastra che aderisce alla pergamena e l'altra, sovrapposta, nera che sembra essersi sfaldata.

Il problema consiste nella presenza sulla linea giallastra di un derivato del biossido di titanio relativamente raro allo stato naturale e che e' stato sintetizzato soltanto a partire dal 1923. Già' negli anni '70 alcuni studi avevano evidenziato la presenza di tale sostanza e con essa la possibilità che la carta del Vinland fosse opera di un pur espertissimo falsario del XX secolo. Gli scopritori della carta avevano pero' controbattuto, con successive perizie, che la sostanza 'sospetta' avrebbe potuto formarsi in modo naturale durante la preparazione, secondo i metodi in uso nel Medio evo, dell'inchiostro nero a base di ferro.

Lo studio pubblicato oggi ha detto la parola definitiva sull'argomento in quanto é stato esaminato la totalità' del documento e non solo piccole parti di esso. Trovandosi il diossido di titanio solo sulle linee gialle e non sul resto della pergamena, si e' dimostrato che fa parte integrante dell'inchiostro giallo. Inoltre l'inchiostro nero non e' a base di ferro, come era consuetudine prima dell'invenzione della stampa, ma di carbonio.

Ed é, invece, l'inchiostro a base di ferro a produrre il caratteristico ingiallimento che si riscontra sulla carta. Il professor Clark ne deduce che un falsario, consapevole che gli antichi documenti medioevali presentano normalmente questo caratteristico ingiallimento, lo ha voluto riprodurre inserendo linee gialle nel disegno.

"Non c'e' alcun dubbio - conclude il ricercatore - che la parte del Vinland e' stata aggiunta al documento, che nelle altre parti e' autentico".

 

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ORVIETO: il porto di Pagliano sul Tevere (29.07.2002)

 

Riemerge il sito archeologico che un tempo era il porto fluviale di Pagliano sorto dove il Paglia incontra il Tevere, nella pianura dominata dalla rupe di Orvieto

Nel tempo il porto romano di Pagliano ha restituito a più riprese resti archeologici, in particolare materiali architettonici e sculture, fin dal XVII secolo; ora riemerge grazie agli scavi diretti dal professor Paolo Bruschetti, della Soprintendenza archeologica dell'Umbria.

Il nuovo sito è dotato di pannelli didattici che spiegano come il porto doveva essere: con grandi magazzini, un ricovero per le barche, ripari per i marinai e gli operai, cucine e mense.

Una piccola "città del fiume" dove confluivano i prodotti destinati a Roma. Un brulicare di gente che si affannava attorno agli argani, che caricava e scaricava merci, con operai e muli e cavalli che trainavano barche controcorrente, con commercianti, mediatori ed esattori e da dove partivano le ceramiche delle vicine fornaci di Scoppieto, non lontano dall'attuale Civitella del Lago.

 

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MARZAMENI (PA): colonne greco-romane a pochi metri di profondità (26.07.2002)

 

A pochi chilometri da Marzameni giace un carico di colonne greco-romane a circa trecento metri dalla riva, al largo di contrada Bove Marino e alla profondità di cinque o sei metri.

I reperti fanno parte del carico di un relitto del settecento, segnalato ancora alla fine del 2001 e in buone condizioni meteo sono osservabili dalla superficie.

Le colonne sono lunghe poco meno di dieci metri ed hanno un diametro di un metro ed appaiono fortemente erose (vedi www.archeogate.org)

Le colonne di marmo colore bianco giacciono allineate parallelamente, nelle condizioni che erano state caricate a bordo.

 

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PELLESTRINA (Laguna di Venezia).Recuperato il forte Belvedere (20.7.2002)

E' stato riaperto il Forte Belvedere a S. Pietro in Volta, inghiottito dalla vegetazione dopo decenni di abbandono, e riportato praticamente alla luce. L'iniziativa è stata resa possibile grazie al lavoro della commissione cultura del locale quartiere, in collaborazione con il Coordinamento per il recupero del Campo Trincerato di Mestre e al Centro Pace, assessorato alle politiche giovanili del Comune di Venezia.

Il lavoro, ha riportato alla luce oltre che la batteria da difesa costiera Marco Polo, costruita dagli italiani nel 1910, che durante la seconda guerra mondiale ebbe anche il compito di presidio della zona anti-paracadutisti nell'adiacente spazio lagunare, il manufatto austriaco costruito tra il 1832 ed il 1842, che presentava la caratteristica di occupare il litorale dell'isola in tutta la sua larghezza, e che si è rivelato perfettamente integro e conservato, nonostante la mancanza del primo piano, rilevabile da alcune stampe d'epoca, probabilmente demolito dagli italiani.

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AUSTRALIA: scoperta la più antica testimonianza di frequentazioni asiatiche sulle coste australiane (15.07.2002) - Da Archeologia Viva di Luglio/agosto.

Una spedizione di Ligabue in Australia ha riportato nel volume "Terra di Arnhem. Le caverne della memoria" la foto del dipinto di un'imbarcazione precedente sia gli europei che i Makassan (pescatori nomadi indonesiatui che frequentavano le coste australiane prima che vi arrivassero gli europei - ndr).

Nel volume, per la prima volta, vi è così la testimonianza che navigatori dell'Asia sudorientale sbarcarono srille coste australiane.

Il dipinto mostra una nave a prua alta, con un solo albero, vele gemelle ammainate e bandiere, con sei remi.

E'una scoperta entrisiasmante, in quanto l'unico altro dipinto rupestre di una imbarcazione analoga è presente in raffigurazioni di barche dell'Asia sudorientale, nel sito erroneamente chiamato "Caverna vichinga", sull'isola di Phi Phi, nel mare di Andaman, al largo della Tailandia meridionale

Con questo volume, in cui sono raccolti interventi di autori diversi, si rende omaggio agli antichi artisti dell'Arnhem Land che lasciarono sulle rocce migliaia d'immagini del Tempo del Sogno, quando gli spiriti percorsero le "vie dei canti" per creare e battezzare con la loro voce il mondo che stava nascendo.

  

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MAR ROSSO: altre scoperte a Berenice, il porto, chiave per i traffici con l'India (13.07.2002)

 

Archeologi americani dell'Università del Delawere e della California hanno trovato iscrizioni in 11 lingue diverse, tavole di legno di imbarcazioni, anfore con grani di pepe e vini.

La scoperta è venuta a Berenice il porto egiziano sulla costa del mar Rosso risalente all'età augustea, I sec. d.C., a pochi chilometri dal confine con il Sudan.

 

 

 

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ISOLA D'ELBA: nuove esplorazioni con la Marina Militare nei fondali attorno all'isola (10.07.2002)

 

Nuova missione denominata "Argentario 2002" esplorativa in collaborazione della Marina Militare, nell'arcipelago toscano.

I ricercatori sono stati ospitati sul cacciamine Viareggio e la nave per esperimenti Rossetti equipaggiati con le più moderne tecnologie di rilevamento per la ricerca subacquea tra cui il minisommergibile teleguidato Pluto, vari R.O.V. con telecamere e apparecchiature da ripresa, e completa serie di apparecchiature sonar e a scansione per la visone ed il rilevamento dei fondali.

Lo scopo: continuare la localizzazione dei siti archeologici sommersi e dei relitti, anche ad alte profondità, situati nel Tirreno.

 

 

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.."ARGENTARIO (comunicazione di Tommaso Bertoldi (da Siena) &emdash; trovati e recuperati 2 cannoni del XVII secolo....dalla guardia di finanza dell'Argentario (10.07.02)

( articolo tratto da "La Nazione di Grosseto - 10.07.02") Il nucleo sommozzatori e la squadriglia navale della Guardia di Finanza, con la collaborazione di Guido Papi e Andrea Cerini del Centro di biologia marina di Firenze, ha rinvenuto nei pressi di Giannutri su un fondale di circa 40 metri due cannoni della lunghezza di due metri e due metri e mezzo, molto probabilmente risalenti al secolo XVII, nello specchio di mare ad oriente dell'isola a distanza di un centinaio di metri l'uno dall'altro.

Le operazioni di recupero sono state rese difficoltose sia dalla profondità dei fondali, sia dalle condizioni meteo marine non particolarmente favorevoli in questi giorni; nell'ultimo recupero il finanziere Enzo Timordidio ha dovuto per esempio sottoporsi a un gran lavoro, a circa 30 metri di profondità, per non perdere uno dei relitti.

Tra l'altro, proprio per questi motivi di cui si è detto, il recupero è stato effettuato con un giorno di ritardo.

Il ritrovamento del primo cannone è avvenuto venerdi pomeriggio, mentre il secondo è emerso sabato. I due reperti potrebbero appartenere a galeoni francesi o spagnoli. Ieri pomeriggio i due reperti sono arrivati in porto con il traghetto "Dianum" della Maregiglio. Erano presenti la dottoressa Rendini della Sovrintendenza alle Belle Arti, il tenente Catalano, comandante del Reparto operativo aeronavale della guardia di finanza di Livorno, il comandante della stazione di Livorno, maresciallo Ibba, il comandante della squadriglia locale maresciallo Mattioli, e il brigadiere Mauro Caravagna.

Hanno operato le unità della Guardia di Finanza G18 Arcione e la V5532. Un ringraziamento anche all'imbarcazione "Adriatic Princess" di Paolo Loffredo. La Sovrintendenza ha chiesto l'intervento della Guardia di Finanza per maggiori garanzie nel recupero.

Ieri pomeriggio la dottoressa Rendini ha preannunciato l'impegno di effettuare una serie di interventi per valutare se si possono trovare altri reperti in quello specchio di! mare. Adesso sui due cannoni, dopo un trattamento in vasche adeguate per togliere loro tutte le parti incrostate, diretto dalla dottoressa Pamela Gambogi, si potranno raccogliere testimonianze precise riguardo al periodo d'appartenenza. I due reperti, una volta restaurati, lavoro abbastanza lungo, saranno ospitati nella Fortezza Spagnola. Se invece si dovessero recuperare altri reperti, si potrebbero sistemare nella Villa Romana di Giannutri.

 

 

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VENEZIA: corso di metodologia e tecnica in archeologia navale (7.07.2002)

Si é concluso il corso di metodologia e tecnica in archeologia navale organizzato dalla facoltà di Lettere e Filosofia dell'università di Venezia con il coordinamento delle Dipartimento di Scienze dell'antichità e del Vicino Oriente.

Un corso di metodologia e tecnica in archeologia navale finalizzato a formare personale preparato ad operare in cantieri Archeologici interessati dalla presenza di relitti o resti di imbarcazioni. Al corso hanno partecipato oltre sessanta allievi alcuni anche da paesi europei. Il progetto é stato portato a termine con la collaborazione di Dendrodata, Geosigma, l' Istituto di studi militari marittimi, dell'Ufficio Nausicaa della Soprintendenza archeologica del Veneto e con l'Ufficio Roste dell'Unesco di Venezia

L'obiettivo che questo corso ha cercato di raggiungere è stato di illustrare nozioni di base sia sulla tecnologia delle costruzioni navali

dalle origini all'età moderna, sia sul metodo e le tecniche impiegate specialmente nel paesi del Nord Europa.

Si è parlato di tecniche di costruzione navale, ma anche di disegno navale e di scavo; metodi di documentazione 'in situ' e in laboratorio, metodologie di campionamento, conservazione del legno, datazioni fino allo studio e alla ricostruzione dei relitti.

Le lezioni sono state completate da due visite, una al cantiere tradizionale di gondole e barche veneziane di Nedis Tramontin; la seconda al Museo Storico Navale e all'Arsenale di Venezia.

 

 

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BOLOGNA: Ricostruita in scala reale "la Nave di Magan", imbarcazione dell'età del bronzo (4 luglio 2002)

 

Grazie alle scoperte fatte da una missione archeologica italo-francese tra il 1985 e il 1994 e al finanziamento della Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna é stata ricostruita partendo da frammenti di bitume prima un modello di imbarcazione dell' età' del bronzo la cosiddetta 'Nave di Magan', che in epoca preistorica solcava l'Oceano Indiano E' stata ricostruita in scala reale nel cantiere navale di Punta Marina (Ravenna) ed e' lunga circa 15 metri e alta 4.

Tutto e' iniziato da una missione archeologica nel sultanato dell' Oman che ha individuato all' interno di magazzini, costruiti probabilmente da pescatori del 2100 a.C., una serie di frammenti di bitume e schegge di canne. I resti provenivano dalla parete di alcune barche che, come risultava dalle impronte lasciate sui frammenti, erano fatte non di legno, ma di fasci di canne legate con corde vegetali intrecciate e poi ricoperte di bitume.

E' partito così un progetto di ricostruzione chiamato 'La Nave di Magan' dal nome attribuito nei testi sumerici all' attuale Oman. "Poiché nessuno degli archeologi degli scavi in Oman, era esperto in archeologia navale si è costituita un' équipe internazionale che nel gennaio 2001 ha realizzato un primo modello di barca in scala 1:3.

La costruzione del secondo modello, in scala 1:1, ha avuto il supporto del Centro etnografico di Villanova di Bagnacavallo (Ravenna) e il contributo materiale degli artigiani del posto che hanno intrecciato le canne, come i pescatori preistorici. Dopo varie sperimentazioni e' prevista tra alcuni anni la ricostruzione di una terza barca che navigherà lungo le coste dell' Oman.

 

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ALBENGA: nell'alveo del Centa i resti delle terme romane ed un complesso di culto del V sec. (2 luglio 2002)

 

Nel dubbio se lasciar perdere oppure salvare alcuni resti romani rinvenuti nell'alveo del fiume Centa, si è preferito spostare l'argine per poterli conservare.

Così facendo si sono scoperte le antiche terme albenganesi risalenti all'epoca imperiale e un complesso di culto di San Clemente, costruito tra il V ed il VI secolo.

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ROMA: nasce l'URP, lo sportello per i beni culturali (1 luglio 2002)

 

Su iniziativa del Ministero, é sorto a Roma uno sportello particolare. Servirà a fornire informazioni sui rapporti che intercorrono fra pubblico e strutture amministrative, su procedure e organizzazione degli uffici del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali su tutto il territorio nazionale, sulla normativa vigente, sulle attività di tutela e valorizzazione ecc. ecc..

L'ufficio relazioni con il pubblico sarà aperto dalle 15.00 alle 18.00. Tel. 06 6723980 , 06 6723990. Fax 06 06 6798441 - e mail urp@beniculturali.it -

Call center tutti i giorni dalle 9.00 alle 20.00 - sabato e festivi dalle 9.00 alle 19.00 al numero verde 800991199.

Per le chiamate dall'estero e da telefonia mobile il numero telefonico ordinario è (0039) 06 88336060

 

 

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ROMA: il dizionario è nato in Mesopotamia (luglio 2002)

Hans Nissen dell'Università di Berlino ha ricostruito in una conferenza al Cnr l'origine della lingua scritta.

Non fu la religione a determinare la nascita della scrittura bensì le necessità economiche poste dalla società del IV millennio a.C. A far luce sulle origini della lingua scritta è Hans Nissen, della Freie Universitat di Berlino, uno dei massimi esperti della civiltà babilonese che il 7 giugno 2001, ha illustrato i risultati dei suoi studi in una conferenza intitolata "The invention of writing within the context of early babylonian civilization", presso l'Aula Marconi del Consiglio Nazionale delle Ricerche a Roma

Nissen riferisce che il sistema di scrittura più antico a nostra conoscenza (precedente ai geroglifici dell'Egitto) apparve nella Mesopotamia meridionale intorno al 3200 a. C., dove a partire dalla fine degli anni '20 del '900 sono state scoperte nell'antica città di Uruk, nel sud della Mesopotamia (l'odierno Iraq) circa 5000 tavolette di argilla con questo tipo di scrittura. Quasi l'80% di esse contengono dati di un'amministrazione economica centralizzata mentre le altre consistono di liste lessicali di parole: in pratica i più antichi predecessori dei dizionari dell'epoca moderna.

Fra questi antichissimi documenti non figurano invece testi religiosi o storici, che compariranno alcuni secoli più tardi, nel corso del III millennio, ad opera dei Sumeri e degli Accadi, e che permettono oggi di ricostruire la storia del Vicino Oriente delle epoche antecedenti la conquista di Alessandro Magno: un'importante conferma della tesi che la scrittura fu inventata per le necessità dell'economia.

L'aspetto esterno della scrittura arcaica di Uruk è di tipo lineare e pittografico. I singoli segni permettono infatti di riconoscere l'oggetto che rappresentano (una testa umana, una testa di animale, una spiga di grano, una stella, etc.). Questa caratteristica è del resto comune a molte scritture delle origini, inventate in seguito e indipendentemente in varie parti del mondo. Dalla scrittura arcaica detta di Uruk - che è il principale ma non l'unico sito archeologico di riferimento - si sviluppò nella prima metà del III millennio a.C, la scrittura cuneiforme. Questa venne usata dapprima in Mesopotamia dai Sumeri e dai semiti Accadi, e in seguito si diffuse in tutte le regioni confinanti, sicché essa venne infine utilizzata da tutte le civiltà del Vicino Oriente, e servì a registrare documenti in tante lingue diverse fra loro (come avviene ad esempio oggi per la scrittura latina).

Hans Nissen ha al suo attivo numerose campagne di scavo in Iraq, Iran, Pakistan e Giordania. Egli iniziò infatti nel lontano 1964 lo studio dei testi arcaici di Uruk, in vista della loro pubblicazione e decifrazione, ed ha pubblicato numerose opere, fra cui nel 1988 una "Protostoria del Vicino Oriente" in edizione italiana. Sui testi arcaici di Uruk sono già comparsi 5 volumi.

(News del C.N.R. - 7 giugno 2001 )

 

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FRANCIA: un cellulare subacqueo per archeologi (luglio 2002)

Parlare sott'acqua non è ancora possibile, ma telefonare sì. Realizzata da France Telecom, in collaborazione con Amphicom, società francese specializzata in apparecchiature acustiche, per tutti i lavoratori degli abissi già dal 2002 ci sarà una vera e propria cabina telefonica, da dove fare o ricevere telefonate, anche a parecchi metri di profondità, con telefoni fissi o mobili.

Sono stati gli archeologi subacquei, coordinati da Jeans Yves Empereur del CNRS francese, ad utilizzare per primi, nella campagna di scavi iniziata nel 2000, il dispositivo che entro quest'anno verrà commercializzato per usi professionali.

L'apparecchiatura comprende una boa di superficie, dotata di trasmettitore telefonico GSM, che assicura la comunicazione bidirezionale con una stazione sottomarina, l'equivalente di una normale cabina telefonica. Questa è dotata di una tastiera per comporre i numeri di telefono, di uno speciale boccaglio per parlare, di una lampadina e di un buzzer per avvertire i sub dell'arrivo di una chiamata.

Il dialogo tra gli interlocutori avviene grazie ad un sistema d'ascolto sottomarino che funziona per conduzione ossea. L'onda sonora emessa dalla superficie attraversa il dispositivo per arrivare al boccaglio. Il sub deve solo serrare i denti sul boccaglio e azionare il bottone che attiva la comunicazione: le vibrazioni sonore si propagano fino al suo orecchio attraverso la scatola cranica che agisce da cassa di risonanza. Il sub può così ascoltare e rispondere.

Fonte: Lanci - Il Nuovo.it - ( 28 marzo 2002 dalle News del C.N.R.)

 

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FLORIDA (USA): due canali navigabili vecchi di 2000 anni scoperti in Florida (luglio 2002)

Due canali navigabili risalenti a circa 2000 anni fa sono stati scoperti nel cuore della Florida da alcuni archeologi americani. Lo ha rivelato uno dei membri della squadra di ricercatori, il professor Robert Carr, direttore del Conservatorio per l'archeologia e la storia (AHC).

Sarebbero i più vecchi e anche i più lunghi canali mai trovati negli Stati Uniti.

"Gli esami al radiocarbonio effettuati sui sedimenti del fondo dei canali mostrano che questi risalgono a un'epoca che si aggira attorno all'anno 300 della nostra era" ha detto Carr che ha anche spiegato che i due canali, che si trovano nei pressi della città di Ortona sono lunghi rispettivamente 6,4 e 4,8 km.

Gli archeologi hanno portato alla luce un bacino che sarebbe stato scavato dagli indiani intorno al 700 d.C. che misura 137 metri di lunghezza e solo un metro di profondità. Questo bacino ha la forma di un bastone che nella simbologia indiana è il simbolo del potere .

Fonte: Lanci - AFP - (11 giugno 2002 da News C.N.R.)

 

 

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