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Contributo alla localizzazione dello scomparso insediamento altomedievale di Costanziaco

Rilevamenti e ritrovamenti subacquei nel Canale La Dolce (antico alveo del fiume Sile)

di Antonio Rosso e Ernesto Canal - E-mail: info@archeosub.it

pubblicato su "Atti del 7th International Diving Science Symposium" Padova 15-18 settembre 1983"

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Riassunto
Il ritrovamento in immersione nei pressi dell'isola di S. Ariano, situata a NE di Torcello (Laguna nord), di un gran numero di pali, pietre e frammenti in cotto ha contribuito ad individuare un insediamento situato in parte sotto le acque lagunari, in parte sotto i sedimenti delle barene circostanti. Nel successivo rilevamento subacqueo, compiuto da soci del Sub San Marco di Venezia, si sono recuperati numerosi reperti altomedioevali e si e messa in evidenza la probabile riva dell'insediamento che la datazione al radiocarbonio, effettuata su uno dei pali, ha attribuito al Vll secolo d.C. E stata rilevata una area di oltre 5000 mq, tuttavia sondaggi e foto all'infrarosso hanno confermato l'ipotesi che i resti e le palificazioni proseguano anche sotto il terreno emerso. Per la posizione, i reperti rinvenuti e la datazione, gli autori ritengono che il settore rilevato in immersione appartenga a Costanziaco: un abitato fiorito nel periodo bizantino, ma già scomparso nel Xlll secolo.

 

Nell'area della laguna a nord di Venezia, la tradizione storica e cronachistica ricorda sei principali centri altomedioevali: Torcelum, Maioribus, Burianum, Marianum, Costanciacum, Amianae. Su una carta topografica attuale essi sono indicati rispettivamente con i nomi di Torcello, Mazzorbo, Burano, Murano (fig. 1). Non vi e però nessun toponimo indicante Costanziaco o Ammiana (Imani), cosa che invece troviamo in antiche cartografie.

Fig. 1

La presente nota riguarda uno di questi centri scomparsi: Costanziaco, ed è da considerarsi preliminare in quanto si riferirà ai risultati delle ricerche condotte in immersione, accennando solo brevemente a studi terrestri, ancora in atto, unicamente per chiarire e inquadrare quanto rilevato.

Costanziaco sorgeva verso il margine continentale della Laguna di Venezia a nord est di Torcello, era costituita da quattro isole che formavano due gruppi indicati come Costanziaco Maggiore e Costanziaco minore, situati rispettivamente sulla destra e sinistra di un ramo del Sile.

Vi erano costruite sette chiese, cinque delle quali erette fin dall'epoca dei primi insediamenti lagunari veneti ed era divisa dallo stesso ramo del Sile in due parrocchie: S. Sergio e Bacco e S. Massimo.

La tradizione indica il 650 d.C. come data di fondazione per almeno due chiese; in seguito, a causa del predominio politico e commerciale che andava sempre più assumendo Rivo Alto, molte famiglie si trasferirono da queste zone che finirono così col perdere quell'importanza che avevano fino ad allora (sec. Xlll) avuto. A questo stato di cose si sovrapposero poi anche difficoltà ambientali: variazioni del livello marino, cambiamento degli apporti sedimentari, nuove sistemazioni idrauliche, cosicché la zona conobbe un continuo abbandono.

Le sette chiese erano dedicate rispettivamente ai SS. Sergio e Bacco (SS.Sergio e Bacco Martiri), a S. Massimo (SS. Marcelliano e Massimo Martiri), a S. Moro (S. Mauro), a S. Zanipolo (SS. Giovanni e Paolo), a S. Giovanni, poi S. Maffio (S. Matteo Apostolo), a S. Pietro, a S. Arian (S. Adriano).

Le prime due chiese ad essere erette furono SS. Sergio e Bacco e S. Massimo; di esse si hanno notizie fino al Xlll secolo ed ambedue erano chiese parrocchiali dipendenti dal centro religioso di Torcello. Ultima ad essere costruita, ma anche ad essere abbandonata e stato S. Ariano cui era annesso un monastero di monache benedettine. Questo monastero, fondato intorno al 1160, aveva ben presto acquistato grande importanza perché frequentato da monache provenienti dalle più nobili famiglie veneziane.

Nel 1400 tuttavia, a causa del progressivo impaludamento delle zone circostanti e della conseguente insalubrità dell'ambiente, era l'unico convento rimasto abitato. Aggravandosi poi la situazione dal fatto che in estate la zona era invasa da "serpi e bisce", e tutti i documenti sono concordi in questa narrazione, le monache decisero nel 1549 di abbandonare definitivamente il convento per recarsi prima a Torcello, poi a Venezia.

Da allora la situazione andò sempre peggiorando anche se nel XVII secolo si volle fare un tentativo di risanamento rialzando il terreno con riporti di terra. Venne eretta anche una cappella e si cercò di coltivare la zona. Ma non servi a nulla; il convento fu smantellato per utilizzarne le pietre e il già esistente cimitero venne ampliato, racchiuso da mura e adibito a sepoltura dei "corpi e ceneri esistenti nei sepolcri di Venezia" che erano assai numerosi e creavano dei problemi di salute pubblica.

Alcuni anni fa, infine, il terreno all'interno delle mura dell'ossario e stato spianato con ruspe per togliere ciò che vi rimaneva e, in quell'occasione, e stata anche murata la porta di accesso.

La località esaminata in immersione e situata nei pressi dell'Ossario di S. Ariano, vicino all'isola della Cura nel canale la Dolce che, un tempo, era l'alveo del fiume Sile, prima che nel 1683 fosse estromesso dalla laguna.

Le prime immersioni eseguite negli anni 1972-1973 dall'allora "Gruppo di Ricerca" del Sub San Marco di Venezia, permisero di localizzare raggruppamenti di pali, pietre calcaree e frammenti fittili che in parte vennero recuperati.

Le ricerche, riprese nel quadro più ampio dello studio delle origini e delI'evoluzione della Laguna di Venezia negli anni seguenti, hanno portato il Centro Studi e Ricerche del Sub San Marco, cui e demandata l'attività scientifica del club veneziano, ad effettuare nella primavera del 1983 la prospezione ed il rilevamento di quelle palificazioni.

Si e esaminata un'area di oltre 5000 mq e sono stati individuati e rilevati 284 pali, distribuiti per duecento metri di lunghezza lungo la riva destra del canale in vari allineamenti (fig. 2) con un massimo di addensamento in una fascia larga dieci metri e lunga cento.

Fig. 2

 

Si sono così riconosciuti due sistemi di palificazioni principali situati rispettivamente a 1.2 e a 3 metri di profondità.

In pianta distano tra loro 6-7 metri e nello spazio che intercorre tra loro vi sono numerosi raggruppamenti di altri pa!i, spesso disposti ortogonalmente, ogni 15-20 metri.

Nella parte nord e ancora conservato il sistema di protezione più esterno all'isola; a sud invece dove i pali più profondi sono stati asportati e rimasto solo quello più interno. La zona e soggetta infatti ad erosione e l'antico canale doveva essere situato più ad est, mentre l'isola doveva avere un'area-maggiore dell'attuale superficie.

Il diametro dei pali, variabile da 35 a 400 millimetri, e stato diagrammato in fig. 3.

Si sono così evidenziate le seguenti sette classi, il cui istogramma relativo alla frequenza e riportato in fig. 4.

Classe

D medio (mm)

sigma

A

70.5

0.8

B

107

1.1

C

150

0.8

D

198

1.0

E

248

0.9

F

309

2.3

G

400

Fig. 3
Fig. 4

Esse sono state poi ricondotte a tre classi principali considerando come appartenenti a pali di imbonimento i diametri inferiori a 140 millimetri (Classe A, B), a pali di tenuta quelli superiori a mm 250 (Classi E, F, G), a pali di sostegno, sottoposti quindi a minori sollecitazioni, i diametri intermedi (Classi C, D).

In gran parte i pali di diametro maggiore (300-400 mm) sono situati nella parte esterna (a maggior profondità) e alcuni sono stati piantati dopo essere stati sezionati nel senso della lunghezza in modo da poter disporre di una parete piana. Gran parte presenta ancora la corteccia naturale e buono può definirsi lo stato di conservazione; la parte inferiore, infine, termina con una punta molto lunga e affusolata.

Trasversalmente ad essi si sono rinvenuti, appoggiati nel senso della lunghezza, altri pali da mm 200 di diametro sommariamente squadrati, oppure travi da 150-200 millimetri di spessore (fig. 5).

Come tenuta posteriore sono stati ritrovati solo pochi pali con diametro da 35 millimetri.

Questa struttura e stata rilevata a 2.5 metri di profondità alla estremità nord dell'area in esame dove affiora dai sedimenti recenti del fianco del canale.

Più sopra e stata invece localizzata solo con sondaggi in quanto ancora completamente ricoperta dal fango. Verso sud col proseguire dell'allineamento

e con l'aumentare della profondità si sono rinvenuti solo pali, per lo più a grande diametro (> 200 mm).

In più punti e stato notato l'effetto dello smottamento del terreno che ha traslato in avanti alcuni settori di pali. Questa opera, infatti, sostiene il peso dei sedimenti e di tutti quei frammenti, pietre e resti vari che si trovano lungo il fianco del canale.

Simile alla struttura appena descritta e il sistema rinvenuto più vicino a riva, 100 metri più sud, a 1.2 metri di profondità. Anche qui vi sono pali in funzione di tenuta con travi e tronchi inseriti nel mezzo.

Nel punto rilevato, i pali (0 max mm 200) sono risultati disposti a distanze regolari (cm 60 l'uno dall'altro) e distribuiti simmetricamente nei due lati delle travi o tronchi (trasversali; non si sono rinvenuti~i, invece, i pali sia a grosso che a piccolo diametro (fig. 6).

Fig. 5
Fig. 6

Sembra quindi che siano due sistemi costruttivi in cui nel primo caso i pali a piccolo diametro servivano solo a posizionare le travi, mentre nel secondo caso i pali sembrano avere funzione di tenuta anche posteriore.

Più a sud il fondale e coperto da sedimenti fini frammisti a pietre che hanno impedito una localizzazione sicura, anche con sondaggi, di eventuali

altre palificazioni. 11 fondo del canale in questo punto infatti e costituito da frammenti in cotto, in pietra calcarea e arenacea di dimensioni da 4 a 6 centimetri, spesso tanto fitti da impedire ad un'asta di penetrare e "sentire" eventuali altri pali.

Alla profondità di 4.5 metri, invece, sull'allineamento della palificata più esterna si sono osservati numerosi massi calcarei, tre dei quali di notevoli dimensioni (700 x 700 x 600 mm).

Non sono stati ritrovati, invece, alcuni pali isolati, rinvenuti al centro del canale nelle ricerche del 1973.

Il sistema di palificazione sembra condizionare ancora oggi il profilo morfologico del canale, creando ripidi cambi di pendenza (fig. 7, fig. 8, fig. 9).

Fig. 7
Fig. 8
Fig. 9

Uno dei pali, infine, prelevato dalla linea più esterna, a tre metri di profondità e sottoposto dal Consiglio Nazionale delle Ricerche ad analisi al radiocarbonio, ha fornito una età assoluta di 1295 ~ 58 anni (655 d.C.). Datazione in accordo con la tradizione e con i reperti rinvenuti.

Successivi sondaggi e foto su pellicola sensibile all'infrarosso eseguiti sulla zona di barena circostante hanno inoltre confermato che i resti individuati in immersione proseguono ed interessano una vasta area situata sulla destra del canale. ("BARENA" e il termine locale di quanto è noto in letteratura come "sall marsh". Comunemente è un'area emersa situata nella zona intertidale, coperta da associazioni vegetali alofite)

Per la sua posizione l'area rilevata e riferibile quindi all'abitato di Costanziaco Maggiore.

Il più fitto addensamento di rovine sembra localizzato sotto il sedimento, nelle zone antistanti all'Ossario di S. Ariano e lo strato antropizzato e situato tra 1.0 e 1.2 metri di profondità, entro un livello sabbioso. Reperti singoli tuttavia, possono essere rinvenuti a profondità minori.

Le sabbie, considerate materiale di riporto (FAVERO 1983) hanno una granulometria media compresa tra 100 e 200 ~-, con una curva l,leptocurtica e asimmetrica positiva; distribuzione granulometrica che risulta uguale per tutti i punti considerati e, limitatamente alla frazione sabbiosa, anche per i campioni presi a profondità minori, così come la composizione mineralogica, analoga alla sabbia del fiume Piave.

A 50-60 centimetri dalla superficie si ha un netto passaggio a sabbia siltosa, mentre il successivo passaggio a loam, avviene gradualmente per pro-gressivo arricchimento della frazione argillosa (fig. 10)

FIG 10

Nota: nel sondaggio 1 preso vicino alla riva, la sabbia siltosa presente alla sommità della stratigrafia è dovuta alla sabbia proveniente dai livelli inferiori erosi dalle acque nel fianco del canale

 

Al maggior addensamento di pali ha corrisposto anche il maggior numero di reperti recuperati; più precisamente e stato portato in superficie il seguente materiale:

Si e recuperato inoltre:

A circa 200 metri più a sud, nel 1973 si é recuperato:

 

BIBLIOGRAFIA

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RINGRAZIAMENTI

Gli autori ringraziano la Soprintendenza Archeologica del Veneto e il Sub San Marco per la possibilità offerta di eseguire k ricerche. Un grazie a Chiara Amoruso, Giorgio Costantini. Ugo Gri, Luca Lacchin, Caterina Rossi, Gianni Seguso per il lavoro di rilevamento subacqueo compiuto; un ringraziamento particolare a Stefano Zilio, che oltre all'opera di subacqueo ha prestato una Costante collaborazione durame la stesura della presente nota e a cui si devono gran parte dcllc rappresentazioni grafiche inserite

Il materiale recuperato si trova in deposito presso un'aula della facoltà di Chimica Industriale, a Venezia, secondo accordi intercorsi tra l'Università e la Soprintendenza archeologica del Veneto.

 

 

 

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