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Brevi cenni di interventi archeologici in Venezia e Laguna

di Marco Bortoletto

Materiale divulgativo consegnato al Convegno "Studio Geoambientale del Territorio Provinciale di Venezia - parte centrale"
Hotel Laguna Palace - 26 settembre 2003

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Nell'ambito degli interventi tuttora in corso d'attuazione e di programmazione per la salvaguardia complessiva di Venezia e della sua laguna sta assumendo una crescente importanza un particolarissimo settore della tutela dei beni culturali, vale a dire quello della scoperta e dello studio dei siti archeologici ivi emersi e tali da attirare per la loro peculiarità studiosi e ricercatori alloctoni, il più delle volte assai colpiti e meravigliati dalle condizioni difficili abitualmente dispendiose di mezzi tecnici e di finanziamenti, proprie dei lavori in aree umide, e in contrasto con la bellezza e amenità dei luoghi medesimi; al riguardo si può affermare che importanti recenti ritrovamenti hanno avuto il merito di sensibilizzare anche l'opinione pubblica e non solo gli addetti ai lavori rispetto all'importanza delle memorie storiche, che il sottosuolo di centri abitati di tale fama e la laguna stessa, forse un po' più sconosciuta, custodiscono.

Il sistematico lavoro di manutenzione svolto sia nei centri storici, che in laguna, sta conducendo ormai da anni a una consistente ripresa delle ricerche, fornendo in tal senso le occasioni per le indagini archeologiche, di solito preventivamente studiate attraverso mirate indagini storico archivistiche.

Avvalendosi delle preziose conoscenze accumulate negli anni da valenti studiosi, mossi più dalla passione per il territorio, che da intenti speculativi e di profitto, in realtà i collaboratori di Nausicaa stanno contribuendo con orgoglio a quello che il direttore della stessa, Luigi Fozzati, ha chiamato "il risorgimento archeologico di Venezia", in stretta collaborazione col personale addetto alle opere di salvaguardia, indagando così contemporaneamente i fondi dei rii posti in asciutto, come le acque della laguna, con lo scopo principale dell'approfondimento della conoscenza dei siti e quindi della storia nel suo significato più esteso.

In questo contesto non essendo possibile fornire un resoconto dettagliato di tutte le attività svolte sino ad ora con gli obbiettivi di ricerca menzionati, basti citare alcuni esempi di interventi più recenti e significativi, che contribuiscono in modo efficace a rendere l'idea del panorama vastissimo e delle potenzialità elevate di approfondimento in nuce presenti in ogni cooperazione tra archeologica ed opere di salvaguardia e manutenzione della città e dei suoi confini acquei.

Alla grande stagione dell'archeologia veneziana degli ultimi vent'anni collaborarono personalità di spicco della ricerca e del volontariato veneziano, che trovarono negli ispettori delle Soprintendenze locali Luigi Fozzati e Maurizia De Min due funzionari ed interlocutori disponibili ed avveduti, sotto la cui direzione si poterono affrontare tematiche e problemi fino ad allora passati in secondo piano rispetto al preponderante sviluppo archeologico della terraferma veneta.

La scoperta dell'isola di S. Lorenzo di Ammiana nella laguna a Nord di Venezia avvenuta ad opera del decano dei ricercatori veneziani, Ernesto Canal, gettò sulla bilancia dell'archeologia un peso difficilmente controbilanciabile senza un'approfondita nuova indagine sul fenomeno storico antropologico dello sviluppo dell'antropizzazione delle lagune.

Per la prima volta si toccavano con mano una serie di dati storici, che fino ad allora erano stati soltanto presunti sulla base delle ricerche storiche e dei pionieristici lavori condotti da uno sparuto gruppo di personalità del mondo culturale veneziano e non, che per lungo tempo avevano preannunciato, spesso tra il clima ostile della ricerca "ufficiale", una posizione dialettica relativa alla storicità di alcuni insediamenti veneziano-lagunari.

Le nuove ricerche condotte a Torcello, prima dalle missioni Polacche e successivamente proseguite dalle due Soprintendenze congiunte, ebbero soprattutto il merito di attingere nuovi dati che potevano trovare una collocazione all'interno di un dibattito culturale, che nel frattempo si era venuto a porre in essere sulla "presunta romanità" della Laguna di Venezia.

Le successive indagini condotte nel cuore della città all'interno della chiesa di S. Lorenzo di Castello, se confrontate con gli scavi eseguiti all'interno del Gran Teatro la Fenice, del teatro Malibran, del "cinema S. Marco" o del sito di S. Pietro di Castello, affrontarono invece l'indagine conoscitiva circa la formazione urbana di Venezia, chiarendo alcuni aspetti delle procedure di costruzione ed allargamento della città altomedievale.

Durante gli esordi dell'archeologia urbana a Venezia assistiamo inoltre ad una serie di progetti congiunti, che vedono l'importante ruolo del Comune e della Curia Veneziana accanto alle Soprintendenze; di questa fase fanno parte alcuni scavi di grande rilevanza per la comprensione delle stratigrafie veneziane, come i sondaggi condotti a S. Alvise, S. Antonin , Frari, S. Samuele, Palazzo Ducale.

L'impegno della ricerca archeologica unitamente a quello interdisciplinare favorito dalla collaborazione con i nuovi soggetti attivi nell'area cittadina e lagunare ha portato di recente al rinvenimento in S. Marco in Bocca Lama di due imbarcazioni medievali, che hanno richiamato l'interesse di studiosi ed opinione pubblica a livello internazionale.

Le proficue collaborazioni tra gli enti municipali e questi nuovi soggetti venutisi a formare in relazione alla manutenzione attiva della città e/o della laguna, quali Insula S.p.A. e il Consorzio Venezia Nuova, hanno permesso inoltre alla ricerca archeologica, sempre povera di risorse e finanziamenti, di avere a disposizione un nuovo campo d'azione, quale quello dello studio evolutivo della città, esaminando il patrimonio delle tecniche e metodologie antiche, riuscendo a trarre indicazioni precise sia sulle metodologie di restauro e consolidamento del pregresso, sia nelle nuove impostazioni dei progetti futuri.

Infatti, la riva trecentesca rinvenuta a Rialto durante lo scavo del depuratore delle pescherie, oltre a documentare uno spaccato della vita dei Veneziani dei primi del Quattrocento, ha messo a disposizione dei tecnici le metodologie di costruzione antiche, proponendo per la prima volta un nuovo approccio alle dinamiche ricostruttive moderne.

E' poi evidente che i vari cantieri dislocati su tutta la città hanno dato la possibilità di esaminare una gran massa di dati relativi ad un intero sistema costruttivo urbano, che ha valenza storica, ma è da considerarsi ancor oggi funzionale e in proposito valga per tutti la distribuzione della rete fognaria nel contesto cittadino, oggetto di lavori di ripristino e di nuove integrazioni, specie in riferimento alla costituzione di nuove fosse settiche.

Significativa da questo punto di vista è la normativa locale determinata a preservare da contaminazioni e dalla totale obliterazione il patrimonio archeologico ancora inesplorato, qualora emerga nel corso delle ordinarie attività edilizie.

Dunque è facile comprendere come l'elenco dei singoli ritrovamenti sia in tale sede ridondante affermazione di un concetto in ogni caso basilare per il futuro di Venezia e della sua laguna, quale l'idea che ormai non si sia più disposti a tralasciare alcuna informazione proveniente dalla ricerca archeologica, che viene dunque condotta non solo nel corso delle classiche indagini sistematiche di scavi archeologici a carattere strettamente scientifico come è stata sempre intesa in ambiente accademico, quanto anche in stretta cooperazione con attività di altra natura, oggi considerate preziose occasioni di raccolta di dati per l'approfondimento della conoscenza del territorio, cui sempre si mira, quale obbiettivo finale e comune pur in un'ottica interdisciplinare, moderno modello verso cui puntano le sinergie di valenza strettamente archeologica operanti in Venezia e laguna.

 

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