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Ora ci sono le condizioni per un parco archelogico/naturale della Laguna di Venezia

Nell'area umida ad alto interesse archeologico più grande del mondo è possibile salvaguardia e sviluppo

di Graziano Taivan

pubblicato su "Il Gazzettino" di Venezia - 9 gennaio 2003

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Un parco, prima che sia troppo tardi.

Prima che la laguna venga depredata dei suoi tesori, depauperata del suo patrimonio floro-faunistico, stravolta nel suo ecosistema, avvelenata nelle sue componenti fondamentali, sommersa da un mare di carte, normative, decreti, circolari dagli enti più disparati che alla fine contribuiscono con la loro non-applicabilità al suo irrimediabile degrado.

La laguna di Venezia, con i suoi quasi trecento siti archeologici sommersi e semisommersi, costituisce la più grande area umida del mondo con diffuso interesse archeologico.

La conservazione di questi siti in laguna è minacciata da fenomeni naturali e antropici, tra cui l'erosione del fondale lagunare, il degrado dei reperti a opera di agenti chimici e organismi marini, l'aratura del fondale per la pesca di molluschi, il traffico natante e il dalismo

In questo contesto la salvaguardia dei beni archeologici può essere perseguita solo mediante un sistema coordinato di interventi preventivi e di messa in sicurezza che tenga conto sia dei processi naturali che della frequentazione antropica della laguna.

Ma sui 550 chilometri quadrati della laguna di Venezia, dalla foce del Sile a nord alla foce del Brenta a sud, non ha competenza solo il ministero per i Beni culturali attraverso le soprintendenze e il nucleo di archeologia umida e subacquea del centro e alto Adriatico (Nausicaa). Anzi, la tutela del patrimonio archeologico deve fare i conti con gli interventi, gli interessi e i doveri istituzionali di molti altri enti, a partire da Ca' Farsetti e dai gli altri Comuni della gronda, Regione Veneto e Provincia di Venezia, e poi Magistrato alle Acque e Consorzio Venezia Nuova.

Ognuno procede in base alle proprie conoscenze a disposizione e competenze. Ora, dopo quasi tre anni di sperimentazioni e controlli, che hanno messo insieme forze, conoscenze e strumentazione di tutti gli enti coinvolti nel contesto laguna, diventa operativo il sistema di valutazione del rischio ambientale per i siti archeologici della laguna di Venezia.

Il progetto Archeorisk è stato co-finanziato dal ministero per l'Università e la ricerca, (Cluster C29 Beni culturali) e realizzato dall'università Ca' Foscari di Venezia, Nausicaa-Soprintendenza ai Beni archeologici del Veneto, Consorzio Venezia Ricerche e Thetis Spa, con la collaborazione di Venezia Tecnologie Spa, Consorzio Venezia Nuova, Idra, Cnr di Firenze, museo civico di Storia naturale di Venezia.

Il risultato è non solo la mappatura del rischio in laguna, con una scala di gravità e, di conseguenza, una priorità di intervento, ma anche un software (Dss) che costituisce il sistema di supporto alle decisioni. In pratica, una volta capito che per un sito archeologico può insorgere una situazione di rischio (apertura di un cantiere, revisione di una concessione di pesca, sistemazione di un canale), ecco che il Dss fornisce gli strumenti per decidere priorità e tipi di intervento, tra una serie di soluzioni plausibili, ciascuna delle quali può avere vantaggi e svantaggi rispetto a una lista differenziata di parametri (ambientali, economici, politici...).

"Con Archeorisk~, spiegano al consorzio Venezia Ricerche, "la salvaguardia del patrimonio archeologico si unisce in una gestione integrata dell'ambiente lagunare. L'intensità di rischio indica l'urgenza di intervento, mentre l'individuazione delle sorgenti di rischio più rilevanti, così come l'analisi dei costi, guidano nelle scelte delle azioni di salvaguardia future.

Tutela ambientale e tutela archeologica sono dunque destinati ad andare di pari passo con la difesa delle economie territoriali.

~La laguna di Venezia~, sostiene Luigi Fozzati direttore di Nausicaa, "ha bisogno della costituzione di un parco perché la difesa dell'ambiente significa difesa dei siti archeologici che sono la storia di Venezia e del suo territorio". E su questo tema che occuperà il dibattito politico dei prossimi anni, l'assessore comunale Paolo Cacciari avrebbe già espresso -seppur informalmente- che esiste sintonia con la volontà politica dell' amministrazione di valutare la necessità concreta di un piano progettuale per istituire il parco della laguna, prima che sia troooo tardi.

 

I SITI CAMPIONE

FUSINA: Fondamenta di un molo dl epoca mmana
Il sito è stato individuato nel 1994 in occasione della poa di cavi elettrici subacquei. Le strutture presenti sono costituite da un imbonimento dl fondali arenosi e dalle fondamenta di un molo di epoca romana.

Tra i reperti facilmente removibili, oltre al legno, sono stati rinvenuti frammenti invetriati e reperti ceramici.

Il sito si estende fino alla gengiva del canale Malamocco-Marghera ed è soggetto a una forte erosione dovuta alle correnti causate principalmente dal transito di navi con pescaggio elevato.

 

CANALE BOSSOLARO: Antiche arginature e molte anfore
Le immersioni esplorative hanno individuato in questo sito strutture lignee consistenti in pali infissi verticalmente nel fondale; la presenza di tali strutture conferma l'unità tipologica con altre arginature rinvenute in vicine stazioni lagunari.

Tra I reperti depositati sul fondo lagunare sono presenti anfore
Il sito è interessato da correnti mareali elevate dovute alla vicinanza della bocca di Porto di Lido.

 

CA' BALLARIN: Resti murari e ceramiche romaniche

Nei pressi della località Ca' Ballarin, vicino all'abitato di Lio Piccolo, sono stati individuati imponenti resti murari sommersi costituiti da mattoni, e sono stati recuperati frammenti ceramici d'epoca romanica.
Il sito, per la sua relativa vicinanza alla bocca di porto del Lido, è caratterizzato da un elevato idrodinamismo e da un elevata salinità.

 

SAN MARCO UN BOCCALAMA: l'isola che non c'è con la grande galea
È un'area di circa due ettari localizzata in laguna centro-sud, in prossimità dell'antica isola sommersa di San Marco in Boccalama.
L'importanza di questo sito archeologico è legata fondamentalmente al ritrovamento di due imbarcazioni medioevali: una imbarcazione piatta da trasporto, detta rascona e una galea veneziana, che rappresenta l'unico esemplare di galea mai ritrovato fino ad oggi in tutto il mondo, in grado di svelare le antiche tecniche costruttive dei proti dell'Arsenale di Venezia.

A questo si aggiungono i ritrovamenti dei resti dì un antico monastero che sorgeva sull'isola, e i ritrovamenti di diversi reperti ceramici e scheletri umani che testimoniano l'utilizzo del sito come cimitero in seguito alla peste della metà del XIV secolo.
Il sito presenta un'elevata velocità di erosione a causa della vicinanza al Canale dei Petroli; è inoltre soggetto alla frequentazione di pescatori abusivi di molluschi che utilizzano rasche.

 

Cinque rischi da non sottovalutare

Ecco gli elementi che sono stati presi in considerazione da Awheoiisk per affrontare gli interventi più adeguati e tempestivi

Pesca abusiva, traffico di natanti, erosione dei fondali, atti vandalici, organismi "mangialegno"

Cinque fattori di rischio che fanno della laguna un delicato e fragile ecostistema ad alta valenza culturale per mantenere il quale non si può certo scherzare o prenderla alla leggera.
Eccoli uno per uno: Archeorisk li prende in considerazione sia nelle loro cause/effetto oggettive, sia quando interagiscono con risultati talora non solo più gravi ma anche diversi.
Così si possono affrontare gli interventi più adeguati e tempestivi.

RISCHIO PESCA: la pesca in laguna costituisce una risorsa importante. Ma si calcola ci siano almeno 600 barchini e 85 vibranti che pescano abusivamente e in maniera del tutto irrazionale in tutta la laguna, comprese zone inquinate, aree archeologiche, zone a fanerogame, e altri siti sensibili, causando danni (diretti e indiretti) alla pesca tradizionale. La pesca delle vongole, ad esempio, distrugge i sedimenti superficiali ed espone i fondali all'erosione.

RISCHIO TRAFFICO: la laguna è interessata da un intenso traffico di natanti. Si tratta di navi e mezzi pubblici di media e piccola stazza, e di piccole imbarcazioni private. Questi natanti possono avere un impatto diretto sui reperti affioranti, o essere causa del moto ondoso che a sua volta favorisce l'erosione

RISCHIO EROSIONE: l'erosione del fondale può provocare l'affioramento di un sito archeologico e, spesso, la sua distruzione. Per questo l'erosione è tra i massimi fattori di rischio in laguna.

RISCHIO VANDALISMO: purtroppo oltre all'azione distruttrice dell' uomo, per effetto di interventi o attività che non rispettano le leggi o il buon senso (pesca abusiva con rastrelli, o eccesso di velocità che crea un pericoloso moto ondoso tanto per fare un esempio, si devono mettere sul conto anche prelievi illeciti o danneggiamenti volontari di reperti di un sito archeologico.

RISCHIO XILOFAGI: il legno, oltre al degrado dovuto ad agenti chimico-fisici presenti nell'aria o nell'acqua, è sottoposto al rischio di organismi che ne minano la consistenza. In laguna quelli che fanno i danni maggiori sono dei bivalvi della famiglia delle Teredinae che distruggono la struttura interna del reperto perforandola e creando lunghe gallerie.Due crostacei, invece, intaccano e distruggono il legno sulla superficie.

 

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