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Localizzazione nella laguna veneta dell'isola si San Marco in Bocca Lama e rilevamento di fondazioni di antichi edifici

di Ernesto Canal

pubblicato su "Archeologia Veneta" I, 1978 pp.167-174 - Padova

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L'antica cartografia ha sempre indicato assai chiaramente la posizione dell'isola di San Marco in Bocca Lama; prima come isola «emersa» poi, dal 1600 al 1700 come isola «destrutta» o «persa». Tuttavia oggi essa non è più rintracciabile nei toponimi dell'attuale area lagunare.

Per verificare la sua posizione e la sua attuale condizione si sono eseguite delle ricerche nella zona compresa fra le Motte di Volpego e il canale Campanella (parte terminale del canale Campana) dove gli antichi cartografi l'avevano collocata. Si intendeva ricercare gli eventuali resti di edifici che, secondo vari storici, (nota 1) vi sarebbero stati in più riprese costruiti. Da queste fonti appariva certa almeno l'esistenza di una chiesa dedicata a San Marco e di un monastero annesso. Incerta era la presenza di un'altra chiesa dedicata a S. Maria. (nota 2)

Le ricerche eseguite sono durate oltre tre anni (dal 1966 al 1969) per le notevoli difficoltà incontrate durante i vari rilevamenti effettuati dopo la prima localizzazione.

Infatti solo condizioni particolarmente favorevoli di marea rendevano possibile l'osservazione diretta ed il rilievo dei resti archeologici. Inoltre avveniva spesso che la coltre di sedimenti lasciasse intravedere alcune rovine che successivamente ricopriva, mettendone altre allo scoperto. Ma è accaduto anche che ricoprisse tutta la zona per lunghi periodi di tempo. Si è tuttavia potuto effettuare il rilevamento dei resti di fondazione di due edifici disposti vicini l'un l'altro.

Essi sono localizzati a circa 700 m. in direzione N 45 W dall'isola Campana (ex Batteria Podo), a circa 2500 m. in direzione Sud da Sant'Angelo della Polvere e a circa 1300 m. in direzione Est dalle Motte di Volpego. La fig. 1 dà l'esatta posizione geografica dell'isola e la fig. 2 la rapporta con le localizzazioni fornite da alcuni cartografi veneti: Cortivo (1540) S.E.A. Laguna 3, Sabbadino (1556) S.E.A. Laguna, Trevisan (1715) Trattato della Laguna di Venezia.

La zona interessata in superficie da frammenti di materiali da costruzione si estende, a partire dai resti murari, su un'area allungata in direzione Nord-Est, di circa 1000 m. per 200 (nella figura 2 indicata in tratteggio).

 
Fig. 1 - Indicazione topografica dell'isola di San Marco in Bocca Lama, che non compare nell'attuale cartografia. La freccia indica la localizzazione.

Fig. 2 - Posizione geografica dell'isola di San Marco in Bocca Lama (1) e sua localizzazione secondo gli antichi cartografi: Cortivo (2), Sabbadino (3) e Trevisan (4).

Questa particolare disposizione è da attribuire al fatto che in questo tratto di laguna si è soliti effettuare la pesca a strascico e le strisciate delle reti sono prevalentemente effettuate da Sud-Ovest a Nord-Est.

I due edifici, che definiamo rispettivamente A e B, sono a pianta rettangolare, vicini, ma differentemente orientati (fig. 3).

I materiali da costruzione sono risultati diversi nei due edifici e così pure la tecnica di fondazione. L'edificio A ha pianta rettangolare (m 40X21) ed è orientato in direzione Nord-Sud (nota 3).

Le fondazioni sono costituite da mattoni altinelle di cm 17 X 8,5 X 4,5, che poggiano direttamente sul terreno, sostenuti lateralmente da due tavole di legno disposte a coltello entro il terreno, a 30 cm. I'una dall'altra, parallele fra loro.

Esse sono a loro volta mantenute in posizione da pali del diam. di cm. 5 disposti regolarmente ogni 70 cm., solidamente piantati nel terreno e sfalsati l'un l'altro (fig. 4 a). Mediante alcuni sondaggi eseguiti all'interno dell'edificio si sono riscontrati due livelli più profondi con resti di pietre e mattoni (fig. 3 q-r); uno a cm. 30 e l'altro a circa 1 m. sotto il livello del piano di fondazione, che nel 1969 è risultato trovarsi a cm. 130 sotto il comune marino (nota 4).

Inoltre si è potuto osservare una fondazione, di forma semicircolare, in altinelle situata nelle immediate vicinanze del lato Nord; la individuazione venne eseguita una sola volta in un momento in cui i sedimenti coprivano ogni altro resto di modo che non si è potuto stabilire con esattezza in quale rapporto si trovasse con l'edificio A; per questo motivo non è stato possibile indicarla nella fig. 3.

Fig. 3 - Piante edifici A e B e sezione P-P1 con profilo dell'isola

Fig. 4 - Schemi: a) tavole di fondazione dell'edificio A; b) disposizione dei corsi dei mattoni nell'edificio B; c) primo strato delle palancole in rovere dell'edificio B; d) secondo strato delle palancole in rovere dell'edificio B.

L'edificio B si presenta con una struttura diversa. La pianta è rettangolare (m. 30 x 20) con orientazione N 23 W. Le fondazioni sono formate da tre corsi di mattoni (cm. 21 x 10,5 x 4,5), di dimensioni maggiori di quelli usati nell'edificio A, disposti come in figura 4 b, che poggiano su una doppia platea lignea. Lo strato inferiore (fig. 4 c) è costituito da palancole in rovere, lunghe vari metri e larghe cm. 10, poste a cm. 40 l'una dall'altra; quello superiore (fig. 4 d), disposto trasversalmente e più compatto, ha le palancole distanziate fra loro di solo cm. 5. Il tutto poggia su una palificazione con elementi di costipamento di diametro compreso tra 7 e 10 cm., infissi a circa 10 cm. l'uno dall'altro. Queste fondazioni sono state rinvenute solo esternamente al perimetro murario, il che potrebbe avvalorare l'ipotesi che l'edificio avesse al suo interno un cortile o chiostro.

Nel tentativo di localizzare livelli sottostanti agli edifici A e B, si sono effettuati sistematici sondaggi in direzione Est-Ovest lungo la retta P-P1 (fig. 3).

Partendo dalle rovine dell'edificio A e procedendo verso Sud-Ovest, il profilo dei resti va degradando dolcemente: a m. 5 si trovano a cm. 30 sotto il piano di fondazione; a m. 50 a cm. 55; a m. 100 a cm. 70; proseguendo oltre, il livello si mantiene costante, pur mostrando un progressivo diradarsi dei frammenti A Nord-Est dell'edificio B si raggiunge invece il livello di 70 cm. molto rapidamente, in pochi metri, e poi i frammenti si diradano bruscamente.

Tale andamento, esaminato anche in relazione alla posizione dei resti di fondazione ed ai materiali superficiali, fa pensare ad un antico profilo altimetrico di

un'isola in cui un lato degradava lentamente, mentre l'altro era più ripido. La localizzazione verso Nord-Est di tale lato ripido è del resto la stessa che si riscontra oggi in altre isole emerse e ciò è dovuto all'effetto dei venti dominanti. Si potrebbe supporre quindi che si sia verificato un costante abbassamento della zona con conseguente depauperamento della terra dell'isola. Una volta crollati gli edifici, i resti si sono dispersi seguendo il profilo del terreno, rimaneggiati dagli agenti naturali in una ben precisa direzione verso Sud-Ovest.

Quando le onde hanno aggredito le fondazioni, queste sono cedute, ma i materiali non si sono mescolati al livello già deposto e protetto dalla coltre di sedimenti nel frattempo formatasi; infatti i resti superficiali che hanno la stessa provenienza ma che sono stati rimaneggiati dall'azione antropica (soprattutto reti a strascico) presentano una orientazione addirittura opposta (Nord-Est, fig. 2).

In tutta la zona frequentissimi sono i ritrovamenti di ossa umane: la cosa è imputabile al fatto che nel 1348 l'isola venne adibita a cimitero per le vittime della pestilenza scoppiata proprio in quell'anno (nota 5).

Per concludere, la mancanza di pali di fondazione nell'edificio A indica che il terreno doveva essere solido al momento della costruzione; mentre la presenza di palificazioni nel secondo edificio, oltre ad indicare un terreno ormai molle concordemente alle voci degli storici che parlano di un progressivo impaludamento dell'isola, testimonia la sua posteriore costruzione. Successivamente la zona, non potendo più essere abitata, fu usata da testa d'argine per il parador o traversagno, costruito nel 1452 e distrutto pochi anni dopo dall'azione delle acque (è visibile in una carta del Sabbadino, fig. 5).

Ma probabilmente anche in epoca successiva si fecero altri tentativi di arginare la zona, come sembrerebbero dimostrare i frammenti di ceramica del sec. XVI (seconda metà) ivi rinvenuti; la presenza di scarti di fornace fa ritenere che si tratti di materiale di riporto utilizzato per una qualche arginatura eseguita nell'isola, poco prima che fosse completamente sommersa (nota 6).

 
Fig. 5 - Carta topografica della laguna centrale ad opera di Cristoforo Sabbadino (1546).

Nel corso delle ricerche si sono inoltre rinvenuti nella zona circostante una pavimentazione in mattonato e alcuni livelli profondi con resti di macerie. La pavimentazione, solo in parte connessa, si trova a circa 200 m. a Est dal limite delle Motte di Volpego e a 1200 m. in direzione N.O. dai resti degli edifici (fig. 2 lettera P) e si estende su un'area di mq. 50. I mattoni (dimensione cm. 21 x 10,5 x 4,5), di tipo analogo ai mattoni dell'edificio B, poggiano direttamente sul fondo fangoso a 80 cm. sotto il comune marino. Non sono state ritrovate tracce di fondazioni o di palificazioni, né di murature.

Adiacente all'isola Campana (Batteria Podo), costruita nei XIX sec., si è trovata un'estesa motta ricoperta da macerie (fig. 2) dove si sono rinvenuti vari tipi di mattoni: alcuni analoghi a quelli dell'edificio A, altri simili a quelli dell'edificio B ed infine altri di cm. 23 x 11 x 6 o di cm. 25 x 12 x 6. La posizione elevata dei resti (meno 30 cm. dal comune marino) ha però fatto pensare a materiale di riporto. Infine sotto i sedimenti di fondo del vicino ghebbo dell'Argine (fig. 2) i sondaggi hanno rivelato palificazioni e resti in pietrame alla profondità di m. 2 sotto il comune marino (nota 7)

 

 

Note relative al testo

(nota 1) CORNARO M., Scritture sulla Laguna, in Antichi scrittori di idraulica veneta, Magistrato alle Acque, a cura di G. Pavanello, Venezia 1919, vol. I, p. 80: «...S. Marco de Lama o de Bocca Lama (alla foce del Lama), si vede in tutte le vecchie carte all'imboccatura del Volpadego o Volpego. La fondazione della chiesa ebbe luogo nel 1013; ma pare, stando al Trevisan, che fin dal 960 vi sorgesse un'altra chiesa dedicata a Maria. La chiesa di S. Marco col Monastero annesso fu tenuta dai Canonici regolari e nel suo cimitero come in quello di S. Leonardo di Fossamala venivano seppelliti gli appestati. Già nel 1320, poco prima della costruzione dell'argine a difesa della laguna e della diversione della Brenta da questa parte, I'isola era minacciata mortalmente dalle acque che l'avevano corrosa e ricoperta per buon tratto; ma subito dopo tali opere idrauliche, nel 1328 essa risorse. L'abate chiedeva e otteneva cinquanta passi di acque pubbliche per compiervi i restauri e le nuove fabbriche; d'allora la foresteria, un'apposita casa di pietra e la cavana, che si trovavano a 100 passi dalla imboccatura della strada fluviale, si riapersero con grande conforto dei passeggeri, naviganti e pescatori, non solo della laguna meridionale, ma inoltre della settentrionale, perché, chiusa la bocca di Fusina e dichiarato intangibile l'argine, anche quelli di Venezia dovevano prendere questa volta (vedi App. alla p. IV). Ma una tale fioritura non durò molto perché nel '400, a detta del Sabellico, gli edifici erano già in rovina e già nella seconda metà del '600, per testimonianza del Trevisan, non rimaneva nemmeno la ricordanza del luogo .

PIVA V., Il patriarcato di Venezia e le sue origini, Venezia 1960, libro II, p. 105: «S. Marco de Boccalama (in isola), eretta nel 1013, con annesso monastero, a poca distanza da S. Maria (960) e da S. Leonardo (1000), da Canonici regolari Agostiniani. Di questo monastero se ne parla, come riporta il Corner in una concessione fatta al priore Nicola dal Maggior Consiglio il 28 luglio 1328.

Nel 1347 i Religiosi dovettero abbandonare l'isola, adibita a ricevere i cadaveri degli appestati.

Da altri documenti del 1381-1382-1383 si ricava che i Canonici ritornarono, ma all'inizio del 1400 se ne partirono per non più ritornare, date le misere condizioni dell'isola. Con Bolla 10 ottobre 1442 del Pontefice Eugenio IV le rendite furono unite al «Collegium perpetuum duodecim pauperum Clericorum~> istituito presso la Cattedrale dal Santo Vescovo di Castello Lorenzo Giustiniani. Dalla Bolla si ricava che i fabbricati erano già cadenti, per quanto fosse investito un sacerdote ad ufficiare la chiesa «sinecura»;un'ultima investitura la si trova nel l485».

TREVISAN B., Della laguna di Venezia, trattato... diviso in 4 punti, in Venezia, per D. Lovisa, 1715, p. 10: «...in una Cronaca antichissima, ch'io conservo si legge: che vi fosse una Chiesa in Bocca Lame detta Santa Maria fabbricata nel 960; e quella di S. Marco chiamata col nome del fiume stesso si rifabbricasse del 1042, onde comprendere ben si può che fosse abitato quel sito, che vicino alla sacca del Pomo d'Oro si estende... » .

(nota 2) PIVA V.. op. cit., p.96: «S. Maria (Assunta) de Boccalama (in isola), fondata nel 960 su di una delle tre isole, vicina l'una all'altra, site alle foci di un ramo del Brenta, detto «Lama» come si ricava da un antico codice manoscritto da anonimo cronologo del sec. XV. Era officiata da Regolari di ignoto istituto, che alla fine del 1300 dovettero abbandonare il luogo, divenuto insalubre. La Chiesa, vetusta e abbandonata, ben presto rovinò (1400)

 

(nota 3) I rilevamenti sono stati eseguiti mediante misurazione diretta sui resti visibili e con sondaggi con asta d'acciaio di mm. 8 di diam. e di m. 2 di lunghezza. Non si sono eseguiti scavi o spostamenti di materiale.

 

 

(nota 4) 4 Tale livello è di cm. 23 superiore al livello medio del mare.

 

(nota 5) 5 SANUDO M., Cronaca 2 aprile 1348: «...e fu di bisogno mandare sepellire i corpi a San Giorgio d'Alega a San Marco in Bocca Lame a San Lionardo di Fossamala e a San Erasmo e tanto era la quantità de' morti che venivano sepolti l un sopra l'altro ne' cimiteri e appena coperti...

 

(nota 6) Si ringrazia il dott. Lorenzo Lazzarini per la datazione delle ceramiche.

 

(nota 7) Si ringrazia il dott. Antonio Rosso per la collaborazione prestata nella realizzazione di queste ricerche.

 

 

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