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Il ruolo dell'archeologo subacqueo in Italia

Spazio aperto dedicato alla discussione di idee, opinioni e contributi allo sviluppo dell'archeologia italiana, in particolar modo al settore subacqueo

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Introduzione:

Come si sentono oggi gli archeologi subacquei?

Come viene vissuta la professione di archeologo subacqueo?

C'è spazio per una disciplina così specifica?

L'archeologia subacquea come viene vista, sentita, vissuta dagli addetti ai lavori e dagli appassionati?

 

 

 L'IMPORTANZA DELL'ARCHEOLOGIA SUBACQUEA (contributo della Soprintendenza archeologica del Lazio per la valorizzazione dell'archeologia subacquea - 12.11.2003)

La Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio (SBAL) opera da dieci anni, con notevole efficacia e successo, alla tutela, alla documentazione e al recupero del materiale archeologico giacente nel fondo del mare, dei laghi e dei fiumi del suo territorio.

di Marcello Molajoli

In questi ultimi tempi i ritrovamenti di manufatti antichi giacenti nel fondo del mare, dei laghi e dei fiumi, e che l'acqua, a volte bene e a volte meno bene, ha conservato, suscita un forte interesse su un gran numero di persone, in quanto documenti che letteralmente emergono da un mondo carico di fascino e di mistero.

L'archeologia subacquea è archeologia vera e propria, con la sola differenza che, operando in ambiente liquido, incontra molte difficoltà nell'applicare tecniche di scavo, indagini preliminari, recupero, conservazione, e documentazione grafica e fotografica. La Soprintendenza ha da circa dieci anni un proprio Servizio : " Nucleo Operativo di Archeologia Subacquea " composto da tre volonterosi e valenti tecnici; l'archeologa Annalisa Zarattini dirige con competenza e passione il nucleo avvalendosi di un responsabile della sicurezza e di un fotografo cineoperatore.

Il nucleo, pur dotato di scarsi mezzi e finanziamenti (che gli addetti al Servizio sperano vengano incrementati in un prossimo futuro), opera costantemente ogni anno nelle zone subacquee più ricche di reperti con interventi di tutela e salvaguardia, di controllo a seguito di segnalazioni, nonché con recuperi e protezioni scientifiche. Per tali operazioni la soprintendenza si avvale anche della collaborazione dei nuclei sommozzatori di Carabinieri, Polizia di Stato, Capitaneria di Porto, Guardia di Finanza, Vigili del Fuoco, i quali hanno sempre messo a disposizione personale, mezzi e tecnologie avanzate.

Le zone più importanti sono tutti i porti moderni (Terracina, Anzio, Ponza, Ventotene, Gaeta, Formia), in quanto costruiti su preesistenze antiche. L'urbanizzazione della costa laziale in epoca romana, ricca di numerose ville marittime dotate di peschiere per l'allevamento di pesci e di vari insediamenti ora sommersi, fonti di un intenso commercio svolto non solo via terra ma soprattutto per mare, restituisce oggi notevole materiale d'indagine e documentazione.

In questi anni il nucleo ha dovuto attuare ogni volta una particolare strategia per migliorare i metodi di prospezione, a causa dei complessi problemi posti dalle correnti, dalle modificazioni morfologiche e dal crescente inquinamento. Inoltre i cambiamenti climatici in corso con il diminuire delle precipitazioni fanno apparire villaggi sommersi protetti fino ad ora dalle acque dei laghi con conseguenze disastrose sulla loro conservazione. Un esempio per tutti è il villaggio delle macine datato all'età del bronzo, nelle acque del lago di Albano. Numerosi sono gli oggetti recuperati: anfore, ceppi di ancore, monete, mattoni bollati e diverso altro materiale archeologico. Sono state individuate molte strutture e navi, oltre a relitti sommersi come ad esempio la nave di epoca repubblicana che si trova nelle acque dell'isola di Ponza.

"La protezione del patrimonio sommerso", dice la dottoressa Zarattini, "prevede una attività di tutela sul territorio, tale che tutti i reperti possano essere fruibili sul posto, così come raccomandato dalla convenzione dell'Unesco in via di ratificazione". Con questo intento il Servizio subacqueo continuerà ad operare anche per far conoscere meglio il suo interessante lavoro che permette, tra l'altro, attraverso lo scavo e lo studio dei relitti, di raccogliere una serie di dati relativi alle rotte marine, alle merci trasportate, e alla tecnologia navale degli antichi.

(Fonte: Soprintendenza Archeologica del Lazio - Cultural Web 09/10/2003)

 

 

Sul tema del disegno di legge abbiamo ricevuto il seguente editoriale che uscirà su "L'ARCHEOLOGO SUBACQUEO"

Un nuovo (inquietante) disegno di legge sull'archeologia subacquea

Su proposta del ministro per i Beni e le attività culturali, Giuliano Urbani, l'8 novembre del 2001 il Consiglio dei Ministri ha approvato un disegno di legge riguardante la "Disciplina dell'attività archeologica subacquea", ora al vaglio del Parlamento. Abbiamo tutti sperato che il nuovo ministro, ben consigliato, avesse recuperato il testo unificato sull'esercizio dell'attività archeologica subacquea, che &endash; con l'apporto e il consenso di tutte le forze politiche - attendeva nell'ultima legislatura solo il voto dell'aula. Vi erano stati recepiti i suggerimenti degli archeologi subacquei italiani e dell'AIASub: l'estensione della legge di tutela dei beni culturali anche alla zona compresa nelle dodici miglia esterne alle acque territoriali, l'obbligatorietà per ogni attività della direzione di archeologi subacquei in grado di partecipare direttamente alle attività archeologiche subacquee, l'istituzione della Commissione nazionale per l'archeologia subacquea con funzioni di indirizzo e programmazione, il finanziamento annuo per l'archeologia subacquea fissato in 5 miliardi di lire. Quel testo, che per la prima volta avrebbe dovuto fornire uno strumento organico al settore, è stato ora pesantemente stravolto, amputato proprio nelle sue parti più qualificanti.

Vi troviamo, ad esempio, che è stata (volutamente?) omessa la specificazione - nient'affatto oziosa - che ogni attività deve essere condotta da archeologi in grado di partecipare direttamente alle attività archeologiche subacquee. Forse non ci si è ben resi conto che l'assenza di questo enunciato, se non tempestivamente rettificato, rischia di far fare alla ricerca archeologica subacquea italiana un salto indietro di cinquant'anni, quando gli archeologi (non in grado allora d'immergersi) dirigevano dalla barca e i semplici subacquei operavano sul fondo, quando cioè, per usare le parole di Nino Lamboglia, l'archeologo lavorava nelle condizioni in cui lavorerebbe un cieco in terraferma, ascoltando e annotando quello che gli riferiscono gli operatori subacquei e guidandoli solo a distanza, con guasti ed incomprensioni facilmente immaginabili.

Viene poi ritenuta non più necessaria l'istituzione della Commissione nazionale per l'archeologia subacquea, il che &endash; crediamo - implicitamente favorirà il perpetuarsi dell'assenza di ogni razionale programmazione degli interventi e la ormai cronica malaccorta gestione delle poche risorse disponibili.

A quest'ultimo proposito non si è neppure giudicato punto irrinunciabile il prevedere un fondo di spesa annuo specifico per l'archeologia subacquea, evidentemente considerandosi sufficiente la superstite buona volontà di alcuni Soprintendenti di attingere agli esangui stanziamenti ordinari.

L'estensione dell'area di tutela alle acque internazionali, con l'inclusione quindi di tutto il patrimonio sommerso presente ad alte profondità (oggetto com'è noto di forti interessi da parte di organizzazioni straniere), rischia di apparire velleitaria, quando dovrebbe essere evidente che il Ministero BB. AA. CC. non è neppure in grado di contrastare la generalizzata spoliazione del patrimonio sommerso presente a profondità ben più modeste lungo tutte le coste italiane.

Forte è dunque, negli addetti ai lavori, la delusione per questo disegno di legge governativo, da cui si aspettavano ben altre novità nella struttura e nell'organizzazione dell'intero settore, adeguate alle esperienze positive ormai consolidate in diversi paesi europei (Francia, Spagna, Grecia).

A questo stato d'animo, si è aggiunto più d'un motivo di forte preoccupazione. Sul sito internet del Ministero (www.beniculturali.it), infatti, il ministro Urbani, nel presentare orgogliosamente il provvedimento, ha dichiarato che : «L'aspetto più interessante è che per effetto di questa norma potranno essere autorizzate a condurre campagne di ricerca le associazioni di appassionati sub che attualmente non potevano svolgere questa attività ed erano considerate fuorilegge».

Se questo è il fedele pensiero del titolare del Ministero dei beni culturali non c'è da dormire sonni tranquilli. A quanto è dato capire, si vorrebbe affidare buona parte dell'attività archeologica subacquea agli appassionati sub, rendendola cioè sempre più il passatempo preferito dei subacquei sportivi. Si tratta, così come riportata, di un'affermazione grave, che marca un inaccettabile arretramento culturale, nonché l'ignoranza completa (ben singolare per un'autorità di Governo) dei dettati della recente Convenzione sulla Protezione del Patrimonio Culturale Subacqueo, approvata dall'UNESCO (vd. il servizio in questo numero) anche con il voto favorevole dell'Italia, in cui si stabilisce inequivocabilmente ("Regola 22") che «le attività sul patrimonio culturale subacqueo possono essere condotte solamente sotto la direzione e il controllo, e nella costante presenza, di un archeologo subacqueo qualificato con competenza scientifica idonea alla natura del progetto».

Così come formulato, questo disegno di legge si connota solo per la volontà di "burocratizzare" ulteriormente gli ispettori archeologi, meri controllori "di superficie" degli interventi archeologici subacquei, condotti da persone del tutto estranee e senza alcuna competenza scientifica e professionale. L'assenza di una Commissione nazionale per l'archeologia subacquea, composta da membri autorevoli e competenti, che certo non accetterebbero la delega a soggetti privati di funzioni e prerogative fondamentali dell'istituzione pubblica, potrebbe dunque non essere casuale. Proprio la complessiva insufficienza dell'impianto legislativo e l'assoluta mancanza di previsione di nuovo personale, di mezzi e risorse economiche, potrebbero poi giustificare, vista la crescente incapacità operativa degli organi del Ministero, l'ingresso invadente di un privato quanto mai improprio ed inopportuno in questo settore.

Forse i nostri timori sono eccessivi, ma realmente vorremmo che il Ministro fugasse la nostra inquietudine, chiarendo la strategia complessiva del Ministero circa la tutela e la salvaguardia del patrimonio culturale sommerso, illustrando le misure che certo ha programmato per riorganizzare le strutture centrali e periferiche del Ministero, nonché la natura e la portata delle dotazioni organiche, strumentali e finanziarie di cui le Soprintendenze archeologiche verranno dotate per l'archeologia subacquea. Vorremmo infine che il Ministro si confrontasse, all'interno e all'esterno del suo dicastero, con chi quotidianamente per dovere d'ufficio, per ricerca e per formazione meglio conosce le problematiche e le potenzialità di questo settore, invitandolo a gettare magari solo un occhio al di là delle Alpi per vedere &endash; non certo per provincialismo - cosa in questi anni in altri Paesi è stato fatto. Avrebbe certo più d'uno spunto per formulare un'utile ed adeguata legge per l'archeologia subacquea italiana, e forse tutti insieme potremmo evitare l'ennesima e non gradita brutta figura.

FRANCESCO PAOLO ARATA

(aprile 2002)

 

 

Dai Gruppi Archeologici d'Italia abbiamo ricevuto e inseriamo per conoscenza e discussione la seguente lettera che l'Ing. Fioravanti ha inviato al Governo

 

Un appello al Ministro. Diamo spazio all'appello dei partecipanti al II Convegno dell'AIASub.

All'Onorevole Ministro per i Beni e le Attività Culturali

Castiglioncello, 9 settembre 2001

I partecipanti al II Convegno nazionale di archeologia subacquea, promosso dall'Associazione Italiana Archeologi subacquei e dal Comune di Rosignano Marittimo, colgono questa significativa occasione per rilevare la situazione di grave stallo nel quale si trova l'intero settore dell'archeologia subacquea italiana, che comporta il permanere di uno stato di evidente rischio per la tutela del nostro patrimonio sommerso e la mortificazione delle grandi potenzialità professionali e umane esistenti.

Auspicano pertanto che il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, nell'ambito dei suoi programmi, voglia finalmente trovare per l'archeologia subacquea italiana il ruolo che nel nostro Paese essa merita per la ricchezza storica e materiale del suo patrimonio sommerso, mediante:

- il potenziamento delle strutture esistenti che ne renda più efficace l'azione;

- la valorizzazione delle risorse professionali e tecniche (attualmente disponibili e di futura formazione);

- l'attribuzione di adeguate risorse finanziarie per l'attuazione di significativi programmi di tutela, conservazione e valorizzazione.

 

 

............... sono una ragazza studentessa di ........... e intendo specializzarmi in archeologia subacquea....diro' in breve cosa penso ai riguardi del diventare archeologo subacqueo ( se vi compaiono affermazioni errate sono causate dalla mia eventuale ignoranza in materia:

- L'archeologia subacquea e' una esperienza nuova , soprattutto dal punto di vista scolastico e per questo male organizzata.

- Per lo stesso motivo ha nascosti e pochi finanziamenti Statali, il che lascia in rovina o all'oscuro ritrovamenti importanti.

-Manca , da parte delle soprintendenze , un vero interesse a costruire un gruppo di reali archeologi subacquei che hanno studiato appositamente la materia, preferendo l'aiuto gratuito di volontari subacquei.

- Spesso, quindi, la ricerca e' affidata a personale non qualificato dal punto di vista di conoscenza storica e conservativa del ritrovamento.

- Le donne, sono, a mio parere, le più' penalizzate nella riuscita di questo mestiere a causa del luogo comune riguardante la poca resistenza femminile a determinate operazioni subacquee.

- Gli studenti sono poco agevolati, anche economicamente, ad intraprendere questa strada che, a detta di persone in alto, richiede oltre la laurea specializzata, molti altri ulteriori anni di studio. Ma, allora, solo il figlio di papa' diventera' qualcuno?

- L'altruismo e la voglia di insegnare, in questo mestiere, esiste solo nei volontari o negli istruttori delle varie federazioni....altrimenti e' meglio stare sempre in guardia.

- Vi e' troppo timore da parte dei gestori - soprintendenti di dare la possibilita' ai giovani studenti di fare esperienza in loco..ma, senza quest'ultima, come faremo mai a partecipare ad uno scavo sub?? pagando??

- Ne' vi e' una grande collaborazione tra soprintendenze d'Italia...almeno sembra..

- Bisognerebbe nominare in modo sistematico il personale dirigente che, a sua volta, potrebbe avviare nelle universita', corsi più' specializzati in materia per chi ne e' veramente interessato.

 

Con cio', non desidero criticare tutto il mondo dell'archeologia subacquea perche', come tutti i mondi, presenta fattori e persone positive e negative ed il punto a cui si e' arrivati ora e' gia' buono benche' paesi stranieri siano più' avanti di noi.

E' anche vero che il nostro patrimonio storico abbonda sia a terra che in mare ed e' necessaria una organizzazione per niente facile, ma, alla fine per quanto siano buoni i propositi, c'e' sempre chi sbatte le porte e ci mangia sopra.

Scusate lo sfogo..anche se spero di sfondare tutte quelle porte che danno sul mare.

(Novembre 2000)

 
Aggiornamento al 17 novembre 2003

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