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Per segnalazioni e commenti: venezia @ archeosub.it, per informazioni info@archeosub.it

 

 

CASTIGLIONE (MI): altre notizie sulla piroga di Lodi (28.11.2003)

Arrivano le prime analisi sul reperto di Lodi. Secondo la sezione Nausicaa del ministero dei Beni Culturali di Venezia l'imbarcazione potrebbe essere datata tra il 1200 e il 1500.

Interessante la tipologia del reperto: un monossile con "ruota di poppa", cioè un disco di legno che chiude l'imbarcazione, scorrendo in apposite scanalature.

Di questo tipo, in Lombardia ne esiste soltanto un altro esemplare ritrovato nel Garda e oggi custodito a Sirmione.

Il preventivo per il recupero della piroga prevede una spesa tra i 40 e i 50 mila euro (immersione per due anni in una soluzione specifica di polimeri)

Nel frattempo, altri studi, non ancora resi pubblici, compiuti dalla piroga di Lodi smentirebbero che si tratti di legno di castagno, e asseriscono che sia in rovere.

Per l'operazione recupero, il parco Adda Sud ha già stanziato 30 mila euro da proprio bilancio e avrebbe trovato anche la disponibilità di una banca lodigiana a una donazione.

(FONTE: Cittadino di Lodi)

 

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STATI UNITI: contr'ordine, la mappa del Vinland è autentica (27.11.2003)

La mappa del Vinland è di età Vichinga. La disputa continua.

Un nuovo studio sembra dimostrare che sia originale, nonostante che altre precedenti analisi (un anno fa) avessero mostrato che si trattava di un falso in quanto al suo interno i ricercatori avevano trovato tracce di un composto chimico, il diossido di titanio, che sembrava essere incompatibile per i proecssi di produzione dell'inchiostro dell'epoca.

La mappa potrebbe essere la prova che il continente americano era conosciuto già prima del viaggio di Cristoforo Colombo e che i primi europei ad arrivare su quelle coste furono i Vichinghi in quanto vi sono riportati i profili di "Vinland", la terra del vino, nome con cui nelle saghe vichinghe si indicava la regione a Ovest della Groenlandia e cioè il Nord America.

Ora secondo uno studio, realizzato da ricercatori dello Smithsonian Institution e pubblicato sulla rivista Analytical Chemistrv, sembra che la mappa sia originale e risalga al 1434, prima cioè della spedizione di Colombo come già ipotizzato nel giugno del 2002 in un articolo pubblicato sulla rivista Radiocarbon.

Ciò perchè il composto sintetico poteva essere contenuto anche in una delle sostanze usate negli inchiostri medievali

(FONTE: Il Messaggero)

 

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AGRIGENTO: il mare di Agrigento: un vero museo da valorizzare e proteggere (25.11.2003)

Un 'altra importante scoperta archeologica sottomarina è stata effettuata dalla Lega Navale Italiana Sezione di Agrigento e Porto Empedocle.

Grazie alla segnalazione del componente del Gruppo Operativo Subacqueo Cesco Tedesco, della L.N.I. nello specchio acqueo antistante la località Maddalusa sono stati rinvenuti, a circa sei metri di profondità, due cannoni. Hanno partecipato alla ricognizione subacquea Renato Lentini, Daniele Valenti, Mimmo Argento, Salvatore Corbo, Ninni Alletto e Salvatore Alesci.

L'eccezionalità della scoperta consiste nel fatto che uno dei cannoni possiede quasi intatto l'affusto in legno completo di ruote , ciò é stato possibile per le condizioni di giacitura; infatti, l'affusto é posizionato su un fondale argilloso, ovvero in condizione anaerobiche particolari e quindi non ha subito l'attacco dei voraci organismi marini che si introducono nel legno, come le teredini, molluschi bivalvi lamellibranchi che compromettono la resistenza del legno scavando numerose gallerie.

I cannoni ritrovati erano presumibilmente in dotazione ad un vascello da guerra databile dal XVII al XVIII secolo.

Il cannone che emerge dal fondale argilloso sanleonino è ad avancarica, ossia può essere caricato solo dalla bocca. La presenza dell'affusto in legno, in campo archeologico subacqueo, è da considerarsi una scoperta interessante in quanto pochissimi sono gli esemplari rinvenuti e recuperati .

L'affusto chiamato tecnicamente "carretta" si muoveva su quattro ruote in legno massello, perché durante la navigazione normale i pezzi venivano tirati dentro le murate della nave e i portelloni erano tenuti chiusi, mentre durante il combattimento venivano "dati fuori".

Inoltre, la "carretta" assorbiva il rinculo, cioè la violenta spinta all'indietro che avveniva al momento dello sparo, evitando che tutta la tensione venisse trasmessa agli elementi strutturali e portanti dello scafo.

Solitamente erano tre i soldati coinvolti per produrre l'intera sequenza dello sparo ed effettuavano due o persino tre colpi al minuto .

Akragas, Agrigentum, Kerkent, Girgenti, Agrigento tutti nomi di una città che ha subito occupazioni e dominazioni da parte di popoli in cerca di una terra ricca e piena di benessere. Molti sono i reperti archeologici subacquei ritrovati, ma solo alcuni vengono documentati, valorizzati e presentati al pubblico.

Oltre all'importanza e all'interesse di cui i reperti sono portatori, sono per gli archeologi di grande stimolo tutte le valutazioni che il loro studio comporta da quello di carattere tecnico, a quello commerciale e ancora a quello storico-culturale.

Ogni scoperta effettuata e dai dati desunti dalle ricerche, ci viene restituito un momento della storia, vengono svelate tracce di un'epoca, vengono date risposte ai grandi interrogativi della storia

Sarebbe auspicabile, considerata la ricchezza del nostro patrimonio archeologico sottomarino, la creazione ad Agrigento di un "Centro di cultura della civiltà del mare" con la realizzazione di spazi espositivi, congressuali e laboratori didattici di archeologia subacquea, biologia marina e scienze del mare così da permetterne la fruizione, dei reperti più significativi al pubblico.

Il "centro" una volta attivato potrebbe promuovere la conoscenza delle problematiche del mare, con particolare riferimento alla cultura marinara, alla tutela del patrimonio archeologico subacqueo, agli ambienti marini del Mediterraneo e dei mari costieri europei allo scopo di favorirne la salvaguardia e una gestione consapevole, offrendo così modelli di sviluppo e spunti scientifici e culturali, una simbiosi tra scienze, arte, cultura e mondo imprenditoriale; un progetto etico per lo sviluppo,la Pace e la cooperazione dei popoli che si affacciano nel mare Mediterraneo.

(Fonte: Lega Navale Italiana Agrigento - Comunicato stampa)

 

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  VENEZIA: retrodatata l'origine della Basilica si San Marco - è del IX secolo (23.11.2003)

Retrodatazione della Basilica si San marco dall'XI al IX secolo. Autore di questo risultato, Roberto Cecchi, architetto, direttore generale per i beri architettonici e del paesaggio del ministero dei Bern culturali, il quale dal 1997 al 2001 era stato il soprintendente per i Bern azabientali e architettonici di Venezia.

Le ricerche sono state pubblicate in un volume: «La basilica di San Marco. La costruzione bizantina del IX secolo. Permanenze e trasformazioni».

Questa tesi aveva già avuto un sostenitore in Jacopo Sansovino, che fu proto di San Marco per oltre quarant'anni il quale distingueva due corpi di fabbrica: un impianto a croce greca riconducibile alla tradizione costruttiva bizantina, e il nartece costruito in un'epoca successiva.

Eppure si è sempre considerato che fosse stata realizzata interamente nell'XI secolo dopo aver demolito la basilica precedente.

Ora a supporto si questa tesi vi sono delle prove provenienti dagli studi e delle indagini realizzate agli inizi degli anni '90 per conoscere la situazione della statica della basilica.

Le prove sono state trovate nei carotaggi delle fondazioai e nelle analisi delle malte utilizzate.

re fin Come documenta, nelle appendici del volume, interamente dedicate alla datazione delle tracce lignee trovate nei carotaggi e all'analisi delle malte.

Iliuminanti le analisi del cocciopesto che il Soprintendente definisce un filo di Arianna che lega tutta la fabbrica, dalle fondazioni all'elevato per cui ne deriva che appartengono «alla costruzione originaria del IX secolo oltre a tutta la chiesa d'impianto a croce greca anche le strutture a cupola portanti, con l'esclusione del nartece, delle finte cupole coperte con lastre di piombo, della struttura a volte della cripta e della decorazione interna ed esterna.

Costantinopoliane anche la spazialità, l'impianto architettonico, i materiali e le tecniche costruttive.

(FONTE: Il Gazzettino)

 

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  CHIETI: proposta di legge per un bonus fiscale alle imprese che trovano reperti archeologici (21.11.2003)

Una proposta di legge elaborata dal gruppo giovani imprenditori edili delle Marche che prevede un bonus fiscale alle imprese edili nei cui cantieri tornano alla luce reperti archeologici è stata presentatai a Chieti in un convegno nazionale su "musei, archivi, biblioteche, quale futuro?"

La proposta intende dare una risposta al problema delle difficoltà e delle spese che gli imprenditori edili sono costretti a sostenere quando nei loro cantieri vengono rinvenuti reperti archeologici.

Sospensione di lavori, scavi, ricerche con danno economico per l'impresa e per lo stesso committente, sia pubblico sia privato.

Da qui l'iniziativa legislativa. che prevede la restituzione della spesa che l'impresa sostiene per lo scavo di recupero dei reperti, sempre sotto la direzione della Soprintendenza, mediante un bonus fiscale di pari importo da compensare direttamente, in ventiquattro quote costanti, con i versamenti dovuti dalla stessa azienda per l'Irap, Iva o contributi previdenziali.

La proposta è stata fatta propria anche dall'Ance stessa che la sosterrà nelle sedi legislative opportune.

(FONTE: CulturalWeb)

 

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  PALERMO: approvata la Carta di Palermo (21.11.2003)

Il documento per la salvaguardia e la tutela del patrimonio dei beni culturali nei paesi del Mediterraneo è stato firmato nel convegno "Patrimonio culturale e partenariato interregionale nel Mediterraneo", promosso dall' Assessorato Beni Culturali, in collaborazione con il Ministero Affari Esteri.

E' una dichiarazione programmatica sul patrimonio culturale euromediterraneo, firmata dai rappresentanti di venticinque paesi a chiusura di quattro workshop tecnici sui temi della ricerca, della formazione, della conoscenza e dello sviluppo locale nel campo dei Beni Culturali.

La Carta riconosce la comune identità culturale dei paesi euromediterranei e individua nella conoscenza reciproca e nella stesura di progetti comuni un valido strumento di dialogo con le istituzioni dell' Unione Europea e un efficace contributo ai processi di pace in tutta l' area.

Tra gli altri l'obiettivo di attirare l'attenzione delle istituzioni europee sul patrimonio culturale e sulla necessità di fornire adeguate misure economiche a sostegno dei beni culturali.

Molto importante la conoscenza e la comunicazione nei settori della tutela, da realizzarsi attraverso la costituzione di nuovi modelli di organizzazione e management, attraverso la condivisione delle migliori tecniche nel settore della manutenzione e del restauro; attraverso la creazione di una Rete di ricerca applicata alla conservazione del Patrimonio Euromediterraneo, per favorire la crescita scientifica e tecnologica.

E' stato anche costituito un Comitato, di cui la Regione Siciliana diviene capofila, formato dalle istituzioni nazionali responsabili e dalle regioni o autorita' locali per promuovere i programmi di partenariato nel quadro mediterraneo.

(FONTE: ANSA)

 

 

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AGRIGENTO: La Lega Navale Italiana di Agrigento individua un relitto nel mare di Akragas (20.11.2003)

Dopo la recente segnalazione, da parte del Gruppo Operativo Subacqueo della Sezione agrigentina della Lega Navale Italiana, dell'esistenza di resti di alcune strutture murarie sottomarine riferibili all'ingresso dell'antico porto di Akragas, a seguito dell'individuazione fatta dal socio Cesco Tedesco, i sub della Lega Navale hanno effettuato un'altra importante scoperta.

Un relitto di una antica imbarcazione giace sui fondali sabbiosi del litorale di "Maddalusa".

Lo scafo in legno, di circa 20 metri si trova su basso fondale ed é posizionato a Nord &endash;Ovest Sud-Est rispetto alla linea di battigia, ad una prima ricognizione si possono evidenziare la chiglia, il paramezzale il controparamezzale e molte ordinate di notevoli dimensioni.

Parte del fasciame, a doppio strato, dell'opera viva, risulta ricoperta di sottili lamine di bronzo, sistema anticamente utilizzato per prevenire l'insediamento di alghe e molluschi.

Risultano,altresì, ben visibili chiodi in bronzo a testa larga posizionati lungo la carena dello scafo.

Sono stati individuati inoltre grosse ritenute in rame riferibili presumibilmente all'assemblaggio della ruota di prora e della chiglia.

Il carico del relitto potrebbe trovarsi nelle vicinanze, infatti, é stato rinvenuto poco vicino allo stesso svariato materiale fittile.

La scoperta dei resti della nave testimonia che la fascia costiera agrigentina é stata una dei poli di attrazione dei traffici marittimi in antichità.

I subacquei hanno effettuato delle misurazioni ed eseguito delle riprese video e fotografiche al fine di segnalare la scoperta alla Soprintendenza di Agrigento con più informazioni possibili.

Spetterà ora agli archeologi stabilire a quale epoca risale il relitto.

Vella Bianchettino Silvana - Presidente L.N.I. Agrigento - Tel.0922 607225- Fax0922 6560257 - Cell.347 9120563

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TERMOLI (CB): sarà istituito un museo del mare (19.11.2003) 

Per valorizzare le sue tradizioni marinaresche, Termoli istituira' un museo permanente dedicato al mare.

Lo ha deciso la Giunta comunale che ha approvato il progetto di costituzione.

Il museo avrà come scopo la valorizzazione delle tradizioni marinaresche.

Dalle ricerche di numerosi studiosi è infatti emerso che Termoli fu sede portuale già al tempo dei sanniti per poi trasformarsi, in epoca longobarda, in cittadella fortificata dove venivano raccolte le merci prima dell'imbarco alla volta della Croazia.

(FONTE: CulturalWeb)

 

 

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  ROMA: Allarme per il Villaggio Preistorico del Lago di Albano (12.11.2003)

Il villaggio preistorico denominato "Villaggio delle Macine", rinvenuto cinque anni fa grazie all'abbassamento delle acque del Lago di Albano, oggi rischia di sparire se non si interviene con massicci investimenti per la dovuta protezione.

di Marcello Molajoli

 

La Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio ha iniziato cinque anni fa lo scavo del "Villaggio delle Macine" (così definito dal rinvenimento di numerose macine di varie dimensioni), quando il notevole abbassamento delle acque del Lago di Albano ha fatto emergere una parte del villaggio preistorico.

Si tratta di un insediamento risalente all'età del bronzo (sec. XVIII-XVII a. C.) che si estende per vari ettari; la parte emergente è costituita da numerose palafitte lignee, e gli scavi effettuati hanno fornito parecchio materiale archeologico assai interessante, come vasi di ceramica, pugnaletti e asce di bronzo, collane in ambra, pasta vitrea, brocche, boccali in ceramica.

Tutto questo materiale, in gran parte già catalogato, si continua a catalogare grazie al lavoro volontario di laureandi. Inoltre sono anche stati catalogati e georeferenziati più di settemila pali lunghi circa tre metri. I reperti archeologici rinvenuti sono visibili presso il Museo Nazionale delle Navi Romane di Nemi. Ma l'insediamento preistorico è in pericolo, in quanto la parte emersa ha un bisogno continuo di intervento per la dovuta protezione.

"La situazione è tragica", dice l'archeologa Annalisa Zarattini, responsabile del Servizio della Preistoria e del Nucleo Operativo di Archeologia Subacquea, "se non si interviene subito, l'eccezionale ritrovamento sarà distrutto dall'azione dell'aria che polverizza il legno e i materiali deperibili.

Con i pochi fondi che abbiamo avuto a disposizione si è fatto il minimo indispensabile, mentre occorrerebbero investimenti

(Fonte: Soprintendenza Archeologica del Lazio - Cultural Web 23/10/2003)

 

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  CAGLIARI: un relitto romano a 130 metri di profondità (12.11.2003)

In un video le immagini eccezionali del sito archeologico mai violato, scoperto da un sub cagliaritano a 130 metri di profondità, Alberto Angius, esperto di immersioni tecniche profonde, già protagonista di altri ritrovamenti.

Seguiamo la scoperta dal suo racconto: «A centoventi metri cominciai a intravedere il fondo e feci scattare il cronografo per calcolare i tempi di permanenza.

Avevo i fari accesi, c'era più buio che penombra e nonostante ciò cominciai a vedere anfore dappertutto. Stavo filmando, l'acqua era limpidissima, sollevai il capo e di fronte a me si delineò uno spettacolo unico. Le anfore erano migliaia, una montagna che si sollevava dal fondale per almeno quattro metri e si estendeva per venticinque, trenta».

«In effetti - continua Angius - il ritrovamento del relitto delle anfore è stato possibile grazie a un pescatore di Teulada, Pietro Culurgioni, che trovò ammagliata, nelle reti calate per le aragoste, una delle anfore. Quando lo conoscemmo, tempo dopo, ci raccontò questo episodio, dicendoci anche di aver presentato una denuncia di rinvenimento alla Soprintendenza archeologica». Era l'estate del Duemila.

Alberto Angius e il suo amico Enrico Saver (deceduto poi nel marzo del 2001) decisero di andare a vedere di persona.

«I primi due tentativi andarono a vuoto», «Né Enrico nè io riuscimmo a trovare il punto del relitto. E siccome l'inverno era ormai alle porte e a quella distanza dalla costa il mare era spesso agitato, decidemmo di lasciar perdere e dedicarci ad altre ricerche».

Poi, tempo dopo, il successo. In spalla, un bibombola da 15 più 15 litri, caricato con il Trimix, una miscela di ossigeno, elio e azoto da utilizzare a fondo; un monobombola da 10 litri caricato ad aria; altri due monobombola da dieci litri sistemati sui fianchi e caricati con aria e con il nitrox . E poi il casco con la luce video da 150 watt, telecamera con quattro fari da 75 watt ognuno, i computer, il gav, l'orologio, le tabelle di decompressione.

Sono le 15,20 quando Alberto Angius abbandona il gommone per cominciare la lunga discesa verso il fondo, seguendo il filo d'Arianna che sprofonda verso gli abissi. Il pedagno oscilla spinto dalla corrente, si incurva, scivolando verso i 130 metri di profondità. I minuti scorrono lenti. Il tesoro appare all'improvviso. Inaspettato anche se sperato.

«Le anfore sono migliaia, di almeno cinque tipi», spiega Alberto Angius.

«In questa zona ci pescavo da anni», dice Pietro Culurgioni. «Sapevo della presenza di un relitto perché me l'aveva segnalato lo scandaglio, ma pensavo si trattasse di una nave moderna. Nel 1998 un'anfora mi è invece rimpasta impigliata nel tramaglio svelando il mistero».

Donatella Salvi, la studiosa responsabile del Servizio tecnico di archeologia subacquea della Soprintendenza, avrebbe preferito che la notizia del ritrovamento restasse nascosta. Ha esaminato l'anfora e i frammenti recuperati anni fa e si tratta di anfore del periodo imperiale, databili tra la fine del primo e il secondo secolo avanti Cristo, costruite in Spagna e utilizzate per il trasporto del Garum.

(FONTE: L'Unione Sarda)

 

 

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PISA: la Fondazione sulle navi romane avrà presto lo Statuto (12.11.2003)

"Disponiamo di uno statuto tipo che applicheremo anche alla Fondazione navi romane di Pisa". Sembrano ormai superati i problemi per la costituenda Fondazione, per cui essa avrà lo statuto che sarà ripreso, secondo quanto riferito dal Ministro Urbani dallo statuto approvato per il Museo Egizio di Torino, con alcune modifiche legate alla particolarità di Pisa,.

Stanno anche procedendo, il laboratorio che deve nascere a Pisa per lo studio dei reperti emersi dagli scavi nell' antico porto, così come, si sta andando avanti sulla strada del Museo.

(FONTE: CulturalWeb)

 

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ROMA: il sito internet www.archeologia.beniculturali.it (12.11.2003)

La Direzione Generale per i Beni Archeologici presenta a Parma il 20-21 novembre 2003 il restyling del proprio sito web, realizzato in conformità agli standard W3C per garantire l'accessibilità a tutti gli utenti.

La Direzione Generale per i Beni Archeologici, considerando anche che la possibilità di accedere alla tecnologia e di fruire dei servizi ad essa associati rientra nella sfera dei diritti primari della persona, in quanto l'informazione è sempre più un bisogno primario, ha ritenuto di non poter trascurare questa esigenza, applicando le regole per rendere le pagine del sito web istituzionale "accessibili" a tutte le categorie di utenti.

Il sito web è stato quindi oggetto di un radicale restyling, che ha riguardato la formazione delle pagine, e, per alcune sezioni, anche l'aggiornamento degli stessi contenuti, che sono stati ampliati ed illustrati.

In occasione della Conferenza Europea di Minerva "Qualità del Web per la cultura" in agenda il 20-21 novembre 2003 a Parma, nell'ambito della "Poster Sezione 2 &endash; Accessibilità", sarà presentato un manifesto in lingua inglese ed in lingua italiana esplicativo delle nuove caratteristiche del sito web della DGBA.

Il sito non ha carattere specialistico, ma vuole essere un efficace strumento di informazione rivolto a un vasto target di utenza: dipendenti, insegnanti, discenti delle scuole medie e superiori, giornalisti ed esperti settoriali; inoltre vuole permettere ai cittadini di conoscere notizie ed eventi di attualità ed esprimere le proprie idee ed osservazioni.

Nella progettazione e realizzazione del sito è stato fatto riferimento alle indicazioni e alle direttive emanate in Italia, nonché alle "linee guida" elaborate dal progetto WAI del Consorzio W3C, in modo da produrre, pur garantendo la necessaria flessibilità di progetto, un risultato accessibile nel suo insieme, rispettoso dei tre livelli di conformità indicati sulla Home Page (HTML 4.01, CSS e WAI-A).

In particolare è stata posta attenzione alle seguenti caratteristiche::

- possibilità di visualizzare correttamente le pagine a diverse risoluzioni;

- possibilità di visualizzare correttamente le pagine su diversi tipi di browser;

- combinazione di caratteri grandi e colori ben marcati (font dei caratteri, dimensioni dei caratteri, contrasto tra il colore del testo e il colore dello sfondo, spessore e nitidezza del tratto, distanza tra i caratteri e tra le righe);

- comandi di navigazione da tastiera (scorciatoie);

- elementi grafici accompagnati da informazioni alternative che ne descrivono il significato o la funzione.

Il progetto grafico, basato su una struttura omogenea per tutte le pagine, si avvale dell'impiego di CSS per la definizione di tutti gli aspetti visuali e la separazione di contenuto e presentazione, facilitando anche l'aggiornamento delle pagine. Una particolare cura è stata adottata nel trattamento delle immagini rappresentative dei temi esposti. Il rosso "pompeiano", colore distintivo della Direzione, è il cromatismo dominante adottato.

Al momento il sito non prevede l'impiego di elementi audio; in futuro l'informazione sonora, se rilevante, sarà trasformata anch'essa in una forma alternativa (soluzione equivalente) efficace e comprensibile per tutti gli utenti. Saranno graditi tutti i suggerimenti per migliorare il sito e renderlo più utilizzabile ed accessibile; eventuali commenti possono essere inviati a: infoarcheo@archeologia.beniculturali.it

GLOSSARIO - CSS = Cascade Style Sheet - HTML = Hyper Text Markup Language - W3C = World Wide Web Consortium - WAI = Web Accessibility Initiative - WCAG = Web Content Accessibility Guidelines

(Fonte: Cultural Web.it)

 

 

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  Isola di Palmaria: Progetto Europeo EduRobot - un progetto per portare la Robotica nelle scuole (11.11.03)

Si tratta del primo Progetto Socrates Minerva dedicato alla formazione di "piccoli ricercatori" europei nel campo della Robotica, finanziato dalla Commissione Europea

Nei giorni 27-29 ottobre 2003 si è tenuto all'Isola di Palmaria, di fronte a Porto Venere - parallelamente al Convegno ENIS (European Network Innovative Schools, gli Istituti scolastici europei di eccellenza), organizzato dal Ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca - il kick-off meeting del Progetto EduRobot.

Il Progetto europeo EduRobot è stato finanziato dalla Commissione Europea (DG Istruzione e Cultura)nell'ambito dei Programmi Socrates Minerva.

Il Progetto EduRobot è stato ideato e sviluppato dal Presidente della Scuola di Robotica, Gianmarco Veruggio, che è anche il fondatore del Reparto Robotica del CNR di Genova, Robotlab.

I partner italiani sono: Pixel (Responsabile Amministrativo), Scuola di Robotica (Responsabile scientifico); Consorzio Verona Tecnologia (Responsabile della rete di scuole e del coordinamento insegnanti); Istituto di Tecnologie Didattiche, ITD, del CNR (Responsabile della valutazione dei risultati educativi).

I partner europei coordinano una rete di 30 istituti secondari d'eccellenza, tecnici e professionali, e sono: Escola Universitaria d'Engenieria Tec. I. (Spagna); Liverpool Hope University College (UK); IN.FOR.EF (Belgio); Greco-transferstelle kleve (Germania); Epimorfotiki Kilkis Ltd (Grecia); CKU Modex (Polonia).

L'impiego dei robot nella didattica offre interessanti aspetti positivi che derivano dalle loro stesse caratteristiche:

- i robot sono oggetti reali a tre dimensioni, che si muovono nello spazio-tempo ed emulano il comportamento umano/animale;

- applicandosi a progettare e assembleare un robot, gli studenti apprendono più facilmente e rapidamente in quanto possono interagire con oggetti concreti e non solo con formule e idee astratte;

- il desiderio di vedere il proprio robot funzionare è un potente fattore di motivazione.

Il Progetto EduRobot ha, come obiettivi, l'applicazione delle tecnologie ICT, della Robotica e delle nuove tecnologie sui processi e le metodologie dell'apprendimento, al fine di realizzare un aggiornamento tecnico, scientifico e metodologico per gli insegnanti.

Intende sviluppare e diffondere una metodologia didattica innovativa: il Laboratorio Virtuale su Internet che permetterà a team internazionali di studenti impegnati in un lavoro di ricerca la progettazione e la realizzazione collaborativa di robot, secondo un modello operativo che sta diventando dominante nella realizzazione dei progetti scientifici e tecnologici transnazionali

Contatti:

Scuola di Robotica: Fiorella Operto - info@scuoladirobotica.it

Pixel: Elisabetta Delle Donne - elisabetta@pixel-online.net

 

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  SAVONA: Ritrovamento di nave oneraria II-I sec.a.c. nel mar ligure (7.11.03)

"Ieri l'altro le nostre supposizioni hanno trovato conferma nella scoperta del relitto di nave Romana quasi gemella della più conosciuta nave oneraria di Albenga.

I CC sub di Genova Voltri ci hanno portato un filmato che non lascia dubbi sul grande interesse del ritrovamento.

Il relitto è molto simile a quello che alcuni hanno già avuto modo di vedere in immersione, leggermente spostato a ponente e verso il largo.

Di poco più piccolo ma più integro, il cumulo superficiale si presenta con molte anfore integre (del tipo dressel 1 più o meno coeve delle cugine scoperte dal Lamboglia) ed in posizione di carico.

Si presenta molto bene, è veramente uno splendore.

Oggi a Savona è stata presentata la scoperta in una conferenza stampa."

Carlo Brizi - Soprintendenza ai beni archeologici della Liguria)

 

Il relitto ritrovato dai Carabinieri del Centro subacquei di Genova Voltri sembra non essere ancora stato esplorato: sul fondo sono state trovate molte anfore ed altro carico in ottimo stato di conservazione. Ora partirà la campagna di rilevamento, e ci potrebbero essere nuovi, importanti ritrovamenti.

In ogni caso il primo passo, quello di provvedere alla sua tutela, è partito: l'area è interdetta dalla capitaneria di porto e controllata dalle motovedette

Le spedizioni subacquee da parte dei sommozzatori dell'Arma erano partite alcuni giorni fa in tutta segretezza, dopo che erano giunte voci di un traffico di reperti da parte di subacquei.

A meno di un miglio dal nuovo relitto si trova, infatti, un'altra nave romana ben nota, scoperta nel 1950 da Nino Lamboglia. In quell'occasione vennero recuperate 728 anfore ed altri oggetti in piombo.

Secondo Giuseppina Spadea, soprintendente archeologa per la Liguria, la nave era in rotta dalla Campania verso il sud della Francia con un carico alimentare, olio, vino e cereali.

Il relitto, venti metri di lunghezza per dieci di larghezza, con buona probabilità risalente al I sec. A.C. e' stato scoperto a 50 metri di profondita' nel tratto di mare antistante Albenga, all' altezza dell' isola della Gallinara.

Il fasciame non e' visibile, sepolto dal carico di anfore che si e' stratificato sul fondo.

 

(Fonte: CulturalWeb e ANSA)

 

 

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  Palermo: Confermato il ritrovamento in Libia di una nave che sembra essere una fregata spagnola (7.11.03)

L'annuncio è stato fatto a Palermo, dove Sebastiano Tusa, di ritorno dalla Libia dove ha diretto una campagna di ricerca subacquea, ha rivelato il ritrovamento di quella che sembra esse ere una fregata spagnola, lunga trenta, quaranta metri, con due ponti.

L' imbarcazione da guerra, con trenta cannoni a due dimensioni, due campane con immagini sacre e la data del 1693, è stata individuata sui fondali di Ras El Hilal.

Probabile prossima campagna: promavera 2004.

(Fonte: ANSA - Sicilia)

 

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GRADO: Il museo del mare aprirà, in parte, entro l'estate 2004 (7.11.03)

Il Museo nazionale di archeologia subacquea di Grado è una delle poche strutture di questo genere ed ha come principale tema la tutela, la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio archeologico sommerso, in particolare della zona dell'Alto Adriatico.

Sarà allestito parzialmente in attesa che l'imbarcazione romana «Iulia Felix» abbia completatola fase di completo assemblaggio delle strutture lignee recuperate a circa 6 miglia dalla costa gradese.

Il soprintendente regionale Franco Bocchieri si augura che l'apertura avvenga nell'estate del 2004 , in concomitanza con l'apertura della stagione estiva balneare di Grado.

L' apertura sarà parziale mancando la parte più spettacolare: l'imbarcazione romana chiamata" Iulia Felix ", che è in attesa di riacquistare l'originale fisionomia; un'operazione che richiede una durata ancora di almeno due anni.

Una volta restaurato sarà sistemato nel grande salone del Museo, appoggiato su uno speciale supporto tecnico che consentirà al visitatore di guardare dettagliatamente lo scafo.

Nelle altre sale verranno, invece, sistemati i reperti del carico: anfore, reperti di metallo, attrezzi da pesca, piccole statue.

(Fonte: culturalweb)

 

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   PALERMO: un riconoscimento alla Guardia di Finanza per il contributo fornito nell'archeologia subacquea (7.11.03)

In occasione delle manifestazioni per i 25 anni di Beni Culturali in Sicilia, è stato assegnato un particolare riconoscimento, agli uomini della Guardia di Finanza per il contributo fornito nel settore dell' archeologia subacquea.

"Fin dalle prime esperienze della regione siciliana nel campo - si legge nella motivazione -la Guardia di Finanza ha contribuito in modo significativo, mettendo a disposizione uomini e mezzi e conseguendo risultati eccellenti nel campo della tutela e della ricerca"

Tra i premiati il generale di Divisione Ugo Marchetti, il generale di Brigata Giorgio Toschi, i colonnelli Francesco Falbo e Antonino Iraso e il tenente colonnello Patrizio Vezzoli, i maggiori Antonino Spampinato e Melchiorre Di Gregoli, il capitano Giuseppe Averna, il luogotenente Santi Gatto, i marescialli Francesco Strangis e Riccardo Nobile.

"Siamo molto orgogliosi - ha detto il Gen. Marchetti - di questo riconoscimento che ci viene dato da una regione che e' un giacimento culturale. L' attivita' è difficoltosa, ma qui c'è la volonta' politica che ci consente di svolgere al meglio la nostra attivita"

(Fonte: ANSA)

 

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CA TRON DI RONCADE (TV): sul tracciato della via Annia un ponte di mille anni prima (6.11.2003)

Durante le ricerche storico-territoriali che l'Università di Padova sta conducendo in questa parte di Veneto alla ricerca delle tracce del passaggio dei romani nel Veneto lungo i tracciati viari, è stato trovato un ponte di 3000-3200 anni fa.

Il ponte, in legno, una delle più antiche opere pubbliche stradali mai trovate nel Veneto, è stato scoperto lungo il tracciato della via Annia, nella tenuta trevigiana di Ca' Tron di Roncade, quasi alla periferia di Altino.

Quasi mille anni prima che i romani utilizzassero lo stesso percorso per realizzare nel II secolo a.C. la Via Annia c'era già una strada che collegava quei due nuclei abitati pre-protostorici sui quali in età classica sono sorti i municipi romani di Altino e Concordia.

"La scoperta è molto importante perché presuppone che ci fosse un territorio organizzato già sul finire del II millennio, nella cosiddetta Età del Bronzo finale, cioè quando prendeva forma il quadro etnico-culturale del Veneto". Siamo nel XII secolo a.C., nell'ultima fase della preistoria, quella in cui le fonti storiche «localizzano l'approdo nell'Alto Adriatico degli Enetòi-Veneti a seguito di quei traumatici eventi poeticamente riassumibili nella caduta di Troia e nei nòstoi, i viaggi di ritorno (o senza ritorno) degli eroi omerici».

Una delle tracce più evidenti a Ca' Tron era data proprio dal passaggio della via Annia che, dopo il rettilineo che arriva da Altino, presenta uno sdoppiamento, per poi ricongiungersi nuovamente in un solo tracciato alcuni chilometri più a nord, al Ponte della Catena, in Comune di Meolo, in direzione di Concordia.

Il tracciato "esterno" è più rettilineo e corre lungo il margine lagunare; quello più "interno" si muove con un'ampia traiettoria arcuata verso l'entroterra.

"L'ipotesi più accreditata già prima degli scavi era che il tracciato "esterno" costituisse la linea di percorrenza più antica, coeva alla realizzazione della strada nel Il secolo a.C., e che il diverticolo "interno" fosse una più tarda correzione del percorso resasi necessaria quando la percorribilità del primo era messa in pericolo dall'avanzare della laguna.

Le ricerche a Ca' Tron hanno confermato sostanzialmente l'ipotesi, ma hanno sconvolto completamente l'inquadramento cronologico.

All'incrocio tra l'antico percorso e le tracce dell'antico alveo della Canna sono stati trovati i resti, mal conservati, di una struttura in legno (intelaiatura di tavole e pali, infissi verticalmente nel terreno e uniti tra loro a incastri e senza l'ausilio di carpenteria metallica) risultata molto più antica.

Le analisi dendrocronologiche hanno dato una datazione che oscilla tra il XII e il X secolo a.C. (fine età del Bronzo).

A conferma di questa datazione è stato recuperato vicino ai resti del ponte un frammento in terracotta che, pur in un pessimo stato di conservazione, si può collocare nel medesimo periodo del Bronzo finale.

Questa datazione meraviglia in quanto il ponte ligneo e la strada collegata dimostrano un interesse e una cura dell'assetto del territorio in un periodo molto antecedente alla romanizzazione, epoca nella quale finora si era creduto fossero state realizzate le grandi infrastrutture (strade, centuriazioni, canalizzazioni.

Inoltre il ponte ligneo non è all'interno di un centro urbano e quindi prova l'esistenza di accordi tra le città protovenete per la realizzazione di un'opera infrastrutturale comune.

 (FONTE: Il Gazzettino)

 

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ROMA: disponibile on-line la fototeca della storia d'Italia (04.11.2003)

La Fototeca Nazionale: quattrocentomila negativi in bianco e nero, settecentomila stampe, ventimila fotografie a colori. Una raccolta di centomila cartoline che rappresentano una testimonianza delle mutazioni intervenute nel paesaggio urbano dell'Italia.

A un corpo centrale, nato alla fine del '900 grazie alla passione di un fotoamatore, l'ingegnere Giovanni Gargiolli, si sono aggiunti negli anni numerose donazioni, particolarmente significativa quella che si deve a Luigi Cioli Degli Atti che ha messi a disposizione della Fototeca ben settantamila negativi.

Ed ora una parte cospicua di questo materiale è disponibile via Internet (all'indirizzo http:/ /fototeca. iccd.beniculturali.it) non solo per la consultazione, ma anche per la vendita attraverso e-commerce).

Si tratta di qualcosa di diverso dai musei virtuali. L'idea di fondo che ispira il debutto online della Fototeca nazionale punta a garantire la fruibilità per il pubblico mettendo a disposizione dei navigatori anche dei compact disk che raccolgono contributi specifici su monumenti e luoghi di particolare rilevanza artistica.

La Fototeca online ricorrendo alle tecniche di «print on demand» garantisce che si possa scegliere un negativo e ordinarne la stampa nel formato che si preferisce con la garanzia di una qualità fotografica: il tutto avviente online, serve solo la carta di credito.

(Fonte: Il Mattino)

 

 

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MONTE ARARAT: spedizione russa afferma di aver trovato l'arca di Noè (02.11.2003)

Una spedizione russa rivela di aver trovato un'enorme "cosa" «simile a uno yacht» (?), grande quanto un campo di calcio, di legno pietrificato e sporgente per un paio di metri dalla neve.

I reporter del compagnia televisiva Neizvestnaya Pianeta - "pianeta sconosciuto" - sostengono si tratti proprio dell'Arca di Noè, la cui presenza in cima al monte, alto 4500 metri, è stata più volte ipotizzata.

Il capo della missione, Andrei Polyakov, linguista e documentarista, ha raccontato alla Pravda di avere trovato sul posto anche delle grandi lastre di pietra che, a suo dire, sarebbero delle «ancore».

Le lastre sarebbero le stesse che venivano usate come lapidi dagli armeni, ma sarebbero così tante da servire non per una nave, ma per una flotta.

«La cosa che potrebbe essere l'Arca - continua Polyakov - si trova a una trentina di chilometri dalla cima del monte, e questo non è in contraddizione con quanto scritto sulla Bibbia, che si riferisce alle montagne dell'Ararat, e quindi all'intera catena montuosa».

Qui la spedizione avrebbe ritrovato una specie di nave lunga 150 metri, larga 25 e alta 15, «di legno pietrificato».

L'arca si sarebbe spezzata in due durante un terremoto avvenuto nel 1948

Nelle immagini diffuse sul sito della Pravda e di "Pianeta sconosciuto" si intravede una forma oblunga e appuntita con una specie di struttura abitativa sopra l'enorme ponte.

Di qualunque cosa si tratti, affermano gli stessi russi, dovranno deciderlo scienziati di professione.

Ma intanto il capo della missione prevede siano necessarie altre missioni.

(FONTE: Il Gazzettino, Il Messaggero)

 

 

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 LAMPEDUSA: un affondamento di otto galee del XIV secolo (01.11.2003)

Sui fondali dell'isola il servizio di Coordinamento ricerche archeologiche dell' Assessorato regionale dei Beni Culturali (Scras) ha, recuperato tre cannoni appartenenti all'armata di Carlo V, quel che resta dell'affondamento di otto galere con mille uomini avvenuto nel XIV secolo

I reperti erano infatti a bordo di otto galere dell' armata dell' imperatore, affondate nella notte del 4 luglio 1551.

La flotta, costituita da 15 navi capitanate da Antonio Doria, faceva rotta verso le regioni nordafricane per rifornire le guarnigioni spagnole assediate quando, a causa di una forte burrasca, gran parte delle imbarcazioni si infranse sugli scogli dell' isola.

Se ulteriori indagini nel sito e sui reperti daranno consistenza all' ipotesi, sarà possibile fare luce su uno dei più disastrosi naufragi della storia del Mediterraneo.

(Fonte: La Sicilia Ed. Palermo - ANSA)

 

 

 

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