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Notizie ed avvenimenti di dicembre 2003

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ROMA: Tecniche innovative per restaurare sott'acqua. I recenti esperimenti condotti dal Nucleo subacqueo dell'Istituto Centrale per il Restauro. (12.12.2003)

Nel settembre scorso, presso il Parco Archeologico sommerso di Baia (Bacoli-NA), si è svolto il 2° cantiere sperimentale di restauro subacqueo di strutture archeologiche sommerse.

Progettista e direttore dei lavori è stato Roberto Petriaggi, direttore del Nucleo per gli interventi di archeologia subacquea dell'Istituto Centrale per il Restauro, che già nel 2001 aveva avviato analoga sperimentazione presso la Peschiera romana di Torre Astura (Nettuno-Roma), grazie alla disponibilità e alla collaborazione della Soprintendenza per i Beni archeologici del Lazio e della Direzione del Poligono Militare di Nettuno (fig.1).

Fig.1: Torre Astura, la pulitura di un muro.

Anche in questo caso, è stata preziosa e indispensabile la cooperazione della Soprintendenza Archeologica per le Provincie di Napoli e Caserta, che ha messo a disposizione una porzione di area archeologica e ha offerto il contributo degli operatori del proprio nucleo subacqueo, permettendo ai tecnici dell'ICR di ampliare, con questo intervento, le esperienze precedentemente acquisite.

Oggetto della sperimentazione di quest'anno è stato quello di testare nuovi strumenti e tecniche operative sulle strutture di un ambiente con mosaico pavimentale, facente parte dell'edificio denominato "Domus con ingresso a Protiro", non distante dalla più celebre Villa dei Pisoni. Il pavimento si presentava fortemente degradato, con una macroscopica infestazione da parte di agenti biologici marini e in grave dissesto strutturale per il cedimento del massetto di fondazione (fig.2).

Fig.2: Baia, il pavimento prima del restauro.

Le fasi di lavoro, che hanno visto impegnati gli esperti dell'Istituto coadiuvati dai colleghi della Soprintendenza coordinati dal dr. Paolo Caputo, possono essere suddivise in quattro momenti principali: valutazione dei parametri ambientali; diserbo e pulitura delle superfici architettoniche; riempimento delle lacune del mosaico e ripresa dei paramenti murari (fig.3); consolidamento e risanamento del dissesto strutturale del pavimento.

Fig.3: una fase del restauro del mosaico con la realizzazione del cordolo perimetrale di contenimento delle tessere

Per la pulitura delle superfici, oltre agli strumenti tradizionali già utilizzati a Torre Astura, è stata impiegata per la prima volta una microfresa pneumatica per abradere i residui carbonatici degli organismi marini su superfici particolarmente delicate, quali quelle delle tessere musive e degli affreschi.

A Torre Astura, per l'erogazione delle malte di allettamento e di consolidamento strutturale erano state impiegate sacche di tela impermeabile di forma conica.

A Baia è stato utilizzato anche un prototipo di erogatore subacqueo di malta a pressione, costituito da un serbatoio di acciaio inox alimentato da una bombola di aria (fig.4).

Fig.4: l'erogatore di malta a pressione.

Una pistola a ugelli intercambiabili di vario calibro, manovrata dal restauratore, permette di rilasciare il giusto quantitativo di malta per ogni esigenza, sia che si tratti di colmare una profonda lesione, sia che si debba intervenire nel riempimento di una lacuna.

Al termine dell'intervento le strutture sono apparse libere dagli infestanti biologici, risarcite delle lesioni e delle lacune e perfettamente leggibili, sia per lo studioso, sia per i visitatori (fig.5).

E' ovvio che tale situazione non è destinata a protrarsi nel tempo perché, in assenza di provvedimenti per contenere l'aggressione degli organismi colonizzatori, i muri ed il tappeto musivo saranno presto ricoperti, oltre ad essere soggetti al degrado meccanico e chimico dovuto ai fattori ambientali.

Per ovviare a inconvenienti di questo tipo, per le strutture non facenti parte di un percorso di visita, il metodo di protezione più semplice ed economico è costituito dalla ricopertura con geotessuto bianco e sabbia, accompagnato da una periodica e insostituibile sorveglianza da parte del personale tecnico.

Questa procedura potrebbe servire anche per i settori costituenti il percorso di visita ma, in questo caso, le strutture andrebbero riscoperte e ricoperte più volte, operazione che comporterebbe un certo disagio nel corso di visite guidate.

Proprio nella prospettiva di facilitare la gestione dei parchi archeologici sommersi, il Nucleo per gli Interventi di Archeologia Subacquea dell'ICR, nel programma di sperimentazione di strumenti e tecniche operative per la conservazione e il restauro di strutture archeologiche sommerse, contempla anche lo studio e la sperimentazione di metodi chimico-fisici, compatibili con l'ambiente, per il contenimento degli infestanti biologici.

Nell'attesa che tale studio produca i risultati auspicati, non resta, evidentemente, che affidarsi ai procedimenti collaudati, che sono poi quelli, già richiamati, delle coperture e del monitoraggio attivo.

I dati scientifici di questo intervento saranno pubblicati nel primo numero della rivista Archaeologia Maritima Mediterranea, di prossima pubblicazione (per la rivista, informazioni su www.libraweb.net).

 

Fig. 5: il pavimento musivo al termine del restauro.

Roberto Petriaggi, professore a contratto di Archeologia Subacquea presso l'Università degli Studi "Roma Tre" e Direttore del Nucleo per gli Interventi di Archeologia Subacquea (NIAS) dell' Istituto Centrale per il Restauro.

P.zza San Francesco di Paola, 9 - 00184 Roma

tel. 06-48896426 - fax 06-4815704 - e-mail r.petriaggi@tiscali.it

 

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  MILANO: il giudice del lavoro del tribunale di Milano ha reintegrato l'ex soprintendente di Lodi (2.12.2003)

Piera Saronio si occuperà di fare da collegamento tra gli uffici del Ministero ai Beni Culturali a Milano e il nucleo archeologico dei carabinieri, a Monza.

Così è stato deciso dal giudice del lavoro del tribunale di Milano a seguito della causa che la stessa ex soprintendente del Lodigiano ha intentato contro il Ministero per essere stata messa da parte dal soprintendente Angelo Maria Ardovino.

Si spera conclusa così la vicenda nata con la scoperta a Lodi di una piroga che il soprintendente Ardovino aveva dato ordine di reinterrare sul greto dell'Adda mentre sia il Parco Adda Sud, che la Saronio puntavano a recuperare l'antico reperto, senza costi per l'amministrazione.

La piroga, dunque, fu portata a Castiglione d'Adda in una delle sedi del Parco, decisione che non fu accettata dal Soprintendente Arduino il quale di fatto sollevò la Saronio dai suoi compiti, pur lasciandola in servizi: una singolare vicenda di "mobbing" interno.

Di qui la decisione di far causa al ministero con la sentenza sopra riportata.

(FONTE: Il cittadino di Lodi)

 

 

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