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LIGNANO (UD): campagna di ricerca sul relitto del Mercurio (30.07.2004)

Ca' Foscari studia il relitto sommerso a Punta Tagliamento

Partirà il 2 agosto, a Punta Tagliamento, la campagna di indagine di scavo archeologico sottomarino sul relitto napoleonico Mercure, coordinata dal Dipartimento di Scienze dell'Antichità e del Vicino Oriente dell'Università Ca' Foscari Venezia in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto (nucleo NAUSICAA).

Dieci archeologi, tra studenti, professionisti e docenti, continueranno l'attività di scavo sottomarino, iniziata nel maggio 2001, sul relitto del brick napoleonico Mercure, naufragato tragicamente durante uno scontro con una flotta inglese il 22 febbraio 1812, a sette miglia al largo di Punta Tagliamento.

Della nave rimangono testimonianze dello scafo, un nucleo consistente di zavorra ed oggetti vari e ben otto cannoni in ferro a canna corta ma di grosso calibro, chiamati carronate. Dal punto di vista archeologico, il giacimento costituisce un unicum, essendo l'unico relitto noto di un brick di questo periodo.

Solo grazie ad una data impressa su una delle artiglierie, il relitto è stato identificato con certezza come il Mercure nave che, secondo le cronache francesi ed inglesi, sarebbe salpata da Venezia assieme al vascello da 74 cannoni Rivoli e ai gemelli Jena e Mameluck e sarebbe stata fatta esplodere non lontano da Bibione durante la cosiddetta "battaglia di Grado".

Il ritrovamento del giacimento si deve ad un peschereccio di Marano che nell'aprile 2001 recuperò una delle carronate impigliata in un "rampone". A questa scoperta è seguita la prima campagna archeologica del 2001, che ha permesso di rinvenire altre sette carronate ed il nucleo centrale del relitto. Gli oggetti a rischio di saccheggio sono stati così prelevati e restaurati.

La prosecuzione degli scavi sarà possibile grazie ad un finanziamento del Comune di Lignano, assegnato al Dipartimento dell'Università Ca' Foscari Venezia e ad un contributo della Fondazione di Venezia, assegnato alla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto.

Il progetto interesserà anche la salvaguardia dell'ambiente marino dato che il sito è esposto all'impatto della pesca a strascico e costituirà anche un'importante occasione di formazione per quattro studenti con brevetto di sommozzatore. Sarà questa una delle primissime esperienze di ricerca universitaria in questo settore che soffre della mancanza di opportunità di tirocinio pratico per gli studenti.

Le uscite per le immersioni subacquee scientifiche saranno possibili anche grazie alla collaborazione dei Nuclei Sommozzatori dei Vigili del Fuoco e dei Carabinieri del Friuli Venezia Giulia.

I risultati di queste ricerche saranno alla base dell'organizzazione, nel 2005, di conferenze pubbliche, dell' allestimento, a Lignano, di una mostra e della pubblicazione di un volume illustrato.

(Fonte: Cà Foscari - comunicato stampa)

 

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FIUMICINO (RM): Un sottopasso per i Porti di Traiano e Claudio: scoperta una nuova nave interrata (29.07.2004)

I porti di Claudio e Traiano diverranno un grande parco archeologico dove saranno realizzati particolari sistemi infrastrutturali per la viabilità e la mobilità.

Questo progetto, nato per la valorizzazione dei due porti che dividono la parte nuova di Fiumicino dalla città storica, è stato presentato dal ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Lunardi assieme a quello dei Beni culturali, impegnati ufficialmente per la prima volta in uno studio di compatibilità tra tutela e infrastrutturazione del territorio.

Nucleo centrale del progetto la realizzazione, all'interno del parco archeologico, di un sottopasso di circa dieci chilometri a doppio senso di marcia largo otto metri che permetterà il collegamento Roma-Fiumicino mediante una strada interrata liberando la superficie del parco archeologico in modo che le due aree archeologiche (alcune demaniali, altre in mano a privati) oggi separate, diventerebbero unite.

Si ipotizza anche l'interramento di un people-move, un trenino che sostituisca l'attuale ferrovia.

Il sito costituisce la più grande e fra le meglio conservate infrastrutture portuali romane della regione mediterranea. Il porto imperiale di Roma rappresenta l'esempio più grandioso e innovativo sul piano delle soluzioni tecniche impiegate dai romani nella costruzione di infrastrutture connesse al trasporto ed al commercio marittimo.

Ideato già ai tempi di Augusto,fu poi realizzato da Claudio nel 54 d. C. Traiano ampliò l'area ideando anche il caratteristico bacino esagonale. Lì sorse una vera e propria città marittima, con moli, terme, templi e aree di stoccaggio, che comunicava con la città di Roma attraverso il Tevere.

Le indagini archeologiche, intanto, hanno dato già importanti risultati.

Impiegando metodiche innovative come il laserscan sospeso su un elicottero o il carotaggio con sensori nuomici" (particelle di radiazioni solari) nell'area di Monte Giulio è stata rinvenuta una cisterna a due piani, un edificio termale e una nave interrata.

(Fonte: Libero - Unità - Messaggero - Corriere della Sera (cronache di Roma)

 

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 VENEZIA: ritrovati sul fondo del porto di Lido un fucile ed un falconetto del 1700 (27.07.2004)

Durante le operazioni di bonifica del Porto del Lido per il lavori del M.O.S.E. in una località dove era stato recentemente rinvenuto un ordigno bellico, a 8 metri di profondità sono stati rinvenuti e recuperati un fucile ed un falconetto attribuiti al 1700, subito messi a disposizione della competente Soprintendenza.

(FONTE: Il Gazzettino)

 

 

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MARGHERITA DI SAVOIA (FO): Individuato un relitto romano (23.07.2004)  

Ieri, 22 luglio 2004, nel tratto di mare antistante la costa di Margherita di Savoia, il Servizio Centrale di Archeologia Subacquea della Soprintendenza di Taranto, in collaborazione con la Fondazione Marenostrum Onlus di Carrara, il Nucleo Subacqueo dei Carabinieri di Taranto, con la collaborazione della Delegazione di Spiaggia di Margherita di Savoia e dei Comuni di Margherita di Savoia e Trinitapoli, è stato eseguito un sopralluogo preliminare di un relitto ligneo, di cui era stata segnalata la presenza dal sig. Ruggiero Grieco.

Sono state quindi eseguite immersioni con l'obbiettivo di dimensionare il sito e definirne la natura. È stato inoltre eseguito un rilievo topografico di massima che ha preso in esame i punti principali del relitto, ed una documentazione grafica e video-fotografica.

Il relitto si trova posizionato adagiato sul fondo, sulla chiglia; le prime indagini lo fanno risalire ad epoca romana e risulta costruito con la tecnica del tenone e mortasa. Esso presenta numerose ordinate visibili, ed elementi in ferro, da interpretarsi molto probabilmente come chiodi che collegavano il fasciame alle ordinate. Apprezzabili frammenti ceramici sono presenti nel sito, sia all'interno che all'esterno del relitto stesso.

È subito apparso evidente che il sito sommerso ha un notevole valore storico, a causa del quale gli operatori della Soprintendenza hanno ritenuto opportuno dover procedere ad una immediata fase di tutela, per preservare il relitto stesso da danneggiamenti di varia natura.

La scoperta, vista nell'ottica delle continue ricerche in fase di svolgimento sia nel territorio del Comune di Trinitapoli che nel Comune di Margherita di Savoia può contribuire notevolmente ad una migliore comprensione della storia del territorio.

È inoltre in quest'ottica che la Fondazione Marenostrum sottolinea il particolare valore culturale- turistico del sito, collegandolo allo sviluppo stesso del territorio. Le città di Trinitapoli e di Margherita di Savoia, entrambe già da anni impegnate in ricerche di questa natura e nella promozione di uno sviluppo culturale del territorio, sostengono che la fresca scoperta possa essere occasione per una crescita turistico-culturale, grazie anche alla particolare valenza di tutta la zona circostante, come le saline, la zona umida e le emergenze storico-architettoniche.

Non è la prima volta che in Capitanata il mare restituisce «gioielli» di questa fattura. Una trentina di anni fa, nella zona antistante la striscia sabbiosa di Torre Mileto, sul Gargano, vennero recuperati tre cannoni veneziani.

Per ulteriori informazioni: Città di Margherita di Savoia Assessore Vincenzo de Pietro tel. 0883 659111

Città di Trinitapoli: Assessore Flaminio Aquilino tel. 0883 636320 (dott.ssa Montanaro, Responsabile di Settore)

Fondazione Marenostrum Onlus: Piazza Alberica, 12 54033 Carrara (I)

www.fondazionemarenostrum.it - segreteria@fondazionemarenostrum.it

(FONTE: Fondazione Marenostrum Onlus - COMUNICATO STAMPA - La Gazzetta del Mezzogiorno)

 

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 VENEZIA: iniziano i lavori del MOSE alla bocca del Lido (22.07.2004)

Una ordinanza della Capitaneria di Porto di Venezia precisa che da luglio per tre anni in bocca di Lido ci saranno tre motonavi, dodici pontoni, due motobarche, due rimorchiatori, sei draghe.

Si fa obbligo per noveventocinquanta giorni a tutte le navi e natanti di navigare a cinquanta metri dalle unità impegnate nei lavori e alla minima velocità di manovra.

 

(Fonte: Il Gazzettino)

 

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NAPOLI: La biblioteca del Mare (21.07.2004 b)  

Serve consultare qualche testo sull'arte della guerra per mare, sulla storia del diritto di navigazione, o interessa la storia della vela, delle olimpiadi, degli sport del mare?

Lo si può trovare fra gli oltre cinquemila volumi del Centro studi tradizioni nautiche della Lega navale italiana, sezione di Napoli, al centro di Napoli,.

Una biblioteca del mare sorta quasi per caso nel 1998 e poi sviluppatasi rapidamente fino a diventare un monumento alla cultura marinara.

Un'iniziativa che si fonda soprattutto sulle donazioni. E la prima, determinante fu di Carlo Rolandi, ex presidente della Federvela, uno dei padri storici della vela napoletana che ha donato al Centro gran parte della sua biblioteca, a cominciare dai rapporti Coni sulle varie olimpiadi dal 1948 ad oggi.

Ci sono collezioni di riviste del mare di trentaquattro testate, numerosi testi antichi, anche dell'800, alcuni in inglese, francese, tedesco, persino in giapponese.

Ma oltre ai libri, il Cstn custodisce anche materiale fotografico, filmati, modellini navali e un mini-museo di coralli e conchiglie.

(FONTE: Il Mattino)

 

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 CHIOGGIA (VE): prime due imbarcazioni del Museo galleggiante di San Francesco (21.07.2004)

Finalmente, da ieri ha cominciato a prendere corpo la sezione galleggiante del museo civico di San Francesco fuori le mura.

All'attigua banchina sono ormeggiati un bragozzo ed un battello da pizzo.

Il primo peschereccio per la pesca in mare, l'altro utilizzato di solito per la pesca in laguna.

Sono due imbarcazioni superstiti delle mille e mille uscite dai cantieri di Chioggia ed ora introvabili.

Al progetto ha lavorato un comitato, che ha avuto in Sandro Nordio, direttore della Marciliana, l'anima.

Un progetto, cofinanziato dalla Fondazione della comunità clodiense, ha fornito i mezzi per l'acquisto delle due barche, cedute da Enio Casson. L'Amministrazione comunale ha fatto naturalmente la sua parte.

L'iniziativa appare tanto importante da far dire all'assessore alla Cultura, Francesco Lusciano, che promette a breve una relazione sul tema che il museo civico di Chioggia si deve caratterizzare come museo della pesca.

La dotazione delle imbarcazioni caratteristiche deve essere pertanto aumentata fino a documentare tutte le forme di natanti utilizzati per i vari tipi di pesca.

Le associazioni che riuniscono pescatori anziani e marinai sarebbero disponibili al lavoro di manutenzione dei natanti e a far da guida ai visitatori.

(Fonte: Il Gazzettino)

 

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GALLIPOLI (BA): rinvenuto un relitto romano con un carico di anfore vinarie (11.07.2004)

L'imbarcazione, affondata 2000 anni fa al largo di Torre Sinfonò, nel Salento, oltre quota 40 metri. trasportava 30 mila litri di vino

Il carico, concrezionato, era stato preso di mira da criminali di cui due sono stati denunciati dai Carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale di Bari

Non si conosce la causa dell'affondamento, ma parte del carico, le anfore che si trovavano nella parte superiore, staccatesi hanno ricoperto lo scafo proteggendolo e conservando anche il carico sottostante. Ne è venuto fuori un «cumulo largo otto per nove metri»

Alcuni subacquei privi di scrupoli, dopo averlo scoperto, avevano iniziato a recuperare anfore, monete e ceramiche che vendevano.

Sono stati rintracciati dai carabinieri che hanno, così, scoperto anche le coordinate del relitto.

(Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno)

 

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NAPOLI: venuti in luce alcuni tratti dell'acquedotto di Tiberio (9.07.2004)

Durante i lavori dell'Enel, a Punta Campanella, è venuto in luce alcuni tratti dell'acquedotto di Tiberio, l'impianto greco-romano che riforniva la villa imperiale e l'area del Tempio di Minerva.

La scoperta è avvenuta lungo la strada che dalla frazione Termini porta a Punta Campanella, un'area questa, che non finisce di fornire testimonianze archeologiche.

L'acquedotto serviva , probabilmente, a portare acqua non solo al tempio di Minerva e alla villa imperiale di Tiberio, situata di fronte a quella di Capri, ma anche ad altri insediamenti di coloni romani o presidi militari dell'estrema propaggine del Promontorio Ateneo.

Quattro i saggi effettuati dall'équipe archeologica a una profondità variabile dai 45 ai 70 centimetri e della lunghezza di alcuni metri. che hanno consentito di vedere l' «opus lastricatum» romano con le tracce dell'acquedotto

Accanto a un muro di circa 40 centimetri di larghezza correva, infatti, una canaletta delimitata da muri in cocciopesto, foderata di intonaco impermeabile.

A seguito della scoperta la trincea per la posa dei cavi subirà delle deviazioni sul tracciato stradale per consentire la conservazione dei reperti archeologici e la continuazione dei saggi.

(Fonte: Il Mattino di Napoli)

 

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DESENZANO (BS): Campagna di scavo nell'area palafitticola del Laghetto di Lavagnone (8.07.2004)

Una campagna di scavi nell'immediato entroterra del lago al confine fra Desenzano e Lonato per approfondire lo studio archeologico del sito del laghetto di Lavagnone.

Questo è il sito dell'età del bronzo più antico d'Italia, vecchio dl 4.080 anni.

Fra i resti del villaggio palafitticolo è stato rinvenuto l'aratro più antico del mondo, un gigante di quercia lungo alcuni metri.

Qui è stata trovata una strada lastricata con tavole di legno, e qui è stato trovato il più antico materiale vetroso finora ritrovato In Italia.

Non ultimo è stata trovata la presenza della vite: la percentuale di pollini di vite qui rinvenuti è tra i più elevati finora osservati in tutti i contesti di età preistorica d'Europa per cui si ritiene plausibile che la vite selvatica venisse sicuramente usata per il consumo alimentare, forse anche per produrre l'antenato del vino.

Gli studi fino ad ora effettuati hanno dato risultati eccezionali, fornito indicazioni precise sull'ambiente, sulla sua evoluzione, sull'impatto che ebbe la costruzione del villaggio. Ma, come sostiene il prof. Raffaele de Marinis, ordinario di preistoria e protostoria all'Università degli studi di Milano, ben altro si potrebbe scoprire.

Alle ricerche del Lavagnone collaborano il Malcolm and Carolyn Wiener laboratory della Comeli University, il Cnr, istituto per la dinamica dei processi ambientali di Milano (prof. Cesare Ravazzi).

Con il sistema della dendrocronologia sono state datate al 2077 a.C. le fasi più antiche dello strato abitato a cui appartiene anche l'aratro

L'area, attorno al 2100 a.C., era occupata da un invaso lacustre esteso, le acque erano limpide e non troppo profonde, con grandi fiori bianchi e gialli delle ninfacee e dalle foglie galleggianti delle Naiadacee.

Attorno vi era un bosco fitto di querce, ontani, carpino bianco, nocciolo, qualche faggio.

L'abbassamento dell'acqua fece emergere una lingua di terra protesa verso il centro dello stagno.

Qui scelsero dl costruire il loro villaggio con pali impiantati nel terreno per sostenere un impalcato sul quale c'erano le case.

Per far questo furono abbattuti migliaia di alberi: nel raggio di 800 metri il tasso di afforestamento crollò di oltre la metà.

Il bosco venne in larga parte distrutto anche per far spazio anche a campi e pascoli, nei diagrammi pollinici compaiono, infatti, valori elevati di cereali ed erbe da pascolo. Allora il villaggio si estendeva per oltre 120 metri, lo cingeva una palizzata e un sentiero di tavole di legno e ramaglie posate sul terreno torboso della lunghezza dì 60 metri collegava la sponda nord-orientale con il centro del bacino.

In alcuni recinti protetti dalla palizzata c'erano gli animali: capre, pecore, buoi, maiali protetti dal cani. Due secoli più tardi il villaggio venne abbandonato, forse a causa dell'innalzamento dell'acqua, e spostato verso la sponda nord orientale. In questo periodo il bosco riprese a crescere.

Dopo altri due secoli, attorno al 1700 a.C., le acque si abbassarono e gli uomini tornarono a costruire le case nell'area prima abbandonata che venne bonificata. Nei successivi due secoli gli spazi per le coltivazioni di cereali, prati foraggeri, pascoli, si espandono e si riduce sensibilmente il bosco. Prendono il posto di querce e faggi piante arbustive come ciliegio, susino, melo, ancora selvatiche ma sfruttate dall'uomo o rampicanti come nocciolo corniolo e soprattutto vite.

Ci sono più pollini di vite qui che in qualsiasi sito preistorico europeo. Vengono rinvenuti molti vinaccioli che documentano come la vite selvatica fra 3700 e 3500 anni fa veniva usata per consumo alimentare, ma, forse, anche per produrre qualche bevanda fermentata, lontana antenata del nostro vino. E setacciando i sedimenti sono state trovate perline di fayence che costituiscono il più antico materiale vetroso finora ritrovato in Italia databile fra il 2077 e il 1916 a.C.

Non è chiaro, invece, se le perline fossero prodotte localmente o provenissero da altri siti.

(Fonte: Giornale di Brescia)

 

 

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ISOLE EGADI (TP): il rostro in bronzo romano resterà alle Egadi (4.07.2004)  

L'importante reperto sequestrato dai carabinieri ad un professionista trapanese che lo aveva acquistato da un pescatore che lo aveva recuperato a largo dell'isola di Levanzo non andrà a Trapani.

Alla disponibilità avanzata da parte del sindaco di Trapani, che aveva proposto di esporlo da subito presso i locali del Lazzaretto per consentire la fruizione si era inserito Francesco Torre della Facoltà di archeologia navale che proponeva di allocare il reperto nel Museo del mare a Torre di Lignee.

Ma Roma il sottosegretario all'interno, senatore D'Alì ha fatto sapere che non vi sono soluzioni alternative rispetto a quella di custodire il rostro nelle isole Egadi.

Lo stabilimento Florio, in via di ristrutturazione, sarà la sede naturale del reperto Presso lo stabilimento, infatti, così come previsto, saranno istituiti un gabinetto di restauro e un laboratorio di ricerca per reperti archeologici provenienti dal mare.

 (Fonte: Giornale di Sicilia)

 

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ISOLE EGADI (TP): sistema di telecamere su relitto del III sec. a.C. (03.07.2004)

Con un finanziamento europeo lo Scras, il servizio regionale per il coordinamento ricerche archeologiche sottomarine, diretto dall' ingegnere Gaetano Lino, si attiverà per relizzare il seguente piano: a Calaminnola si trova il carico di una nave composto da anfore di origine greca risalenti al III secolo a. C. che verrà scavato ma non recuperato.

«Lo scopo», ha spiegato l'ingegnere, «non è estrarre le anfore per sistemarle in un museo, ma lasciarle sul fondo per farle ammirare nella loro posizione originale grazie a un sistema di telecamere».

Le telecamere saranno collegate al museo di Favignana, alla palazzina dei Florio e i video mostreranno ogni particolare del carico della nave greca.

Un percorso di bandierine segnaletiche indicherà i punti fondamentali del sito archeologico sommerso.

(Fonte MF Sicilia)

 

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SAN VINCENZO (LI): Recuperato un ammasso metallico costituito da circa tremila monete (1.07.2004)

Lo scorso agosto 2003, sulla spiaggia di San Vincenzo, in provincia di Livorno, un bagnante recuperava un ammasso metallico, consegnandolo alla vicina stazione della Guardia di Finanza. Lo strano oggetto si è rivelato un insieme di circa tremila monete d'argento di età romana imperiale, inglobate in una concrezione eterogenea. Le monete dovevano essere contenute in un sacco o un cesto e hanno mantenuto l'originaria disposizione a gruzzoli, probabilmente incartati o contenuti in sacchetti. Per la quasi totalità sono antoniniani, cioè quella moneta d'argento, distinguibile dal "recto" con testa imperiale radiata, del supposto valore di due denarii, istituita da Caracalla alla fine del 214 d.C.

Si tratta di un pezzo coniato essenzialmente nel III secolo, in un periodo di incertezza e disordini, che sostituì il denario (con testa laureata) e che ben si prestò a essere tesaurizzata.

Sono moltissime, infatti, le attestazioni di tesoretti di antoniniani in tutto l'impero, ma è eccezionale il rinvenimento sotto questa forma, dove l'originaria disposizione delle monete si è in parte conservata.

Per la pulitura del blocco, pesante oltre quattordici chili, sono state impiegate tecnologie d'avanguardia in collaborazione tra l'Istituto di Fisica applicata del Cnr di Firenze e il Centro di restauro SBAT di Firenze, mentre la documentazione dell'ammasso è stata eseguita con procedure di rilievo tridimensionale già spetimentata sul cantiere delle navi romane di Pisa.

E' custodito a Piombino, presso il Museo archeologico del territorio di Populonia. L'ammasso di monete, ancora in fase di desalinizzazione, è "allestito" in un'apposita vetrina-acquario.

(Fonte: Archeologia Viva)

 

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