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NEWS 04-08

Notizie ed avvenimenti di agosto 2004

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 LIGNANO (UD): conclusa la 2a campagna di studio sul relitto del Mercurio (26.08.2004)

Si è conclusa Domenica 22 di agosto la seconda campagna di scavo archeologico sottomarino sul relitto napoleonico Mercure, coordinata dal Dipartimento di Scienze dell'Antichità e del Vicino Oriente dell'Università Ca' Foscari Venezia in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto (nucleo NAUSICAA).

Il brick napoleonico era affondato nel 1812 nella battaglia di Grado ed era stato ritrovato nel 2001 e oggetto già in quell'anno di una campagna di studio.

In questa campagna del 2004 sono state effettuate operazioni di scavo su una parte significativa del relitto e sono continuate le operazioni di rilievo topografico, fotografico e video del sito.

Oltre alla prima (già restaurata), sono state, infine, recuperate altre tre "carronate" che ora si trovano all'Arsenale di Venezia in attesa del restauro.

(Fonte: Cà Foscari )

 

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ROMA: i primi risultati del progetto Archeomar (20.08.2004)

Il Ministro Urbani ha presentato i primi risultati del progetto Archeomar. Un progetto cominciato il 1 aprile di quest'annocol fine di ''scoprire'' e catalogare il patrimonio custodito dai mari delle regioni Campania, Basilicata, Puglia e Calabria.

I primi risultati interessano i mari della Campania e della Puglia.37 i siti documentati in Campania ed altrettanti in Puglia..

''Grande ricchezza di relitti - ha spiegato il ministro- li ha offerti il mare della Puglia dove tra l'altro è stato trovato un galeone veneziano del '500 nei pressi delle Tremiti. Ma anche l'isola di Capri ha riservato grandi sorprese''.

In particolare elle acque che circondano l'isola ci sono stati tre ritrovamenti di eta' romana.

Il primo relitto giace un fondale sabbioso ad una profondita' di 92 metri e presenta un carico di anfore tripolitane riferibili al I secolo d.C.

Il secondo giacimento si eleva dal fondale per oltre 3 metri a 128 metri di profondità ed é composto da almeno cinque tipologie di anfore differenti e per la quasi totalita' di contenitori impiegati per il trasporto e il commercio della frutta (I secolo d.C.).

Al IV secolo d.C., invece, risalgono tre anfore per contenere salse di pesce ritrovate a ferragosto, sempre nei pressi di Capri a 150 metri di profondità.

Sono stati rinvenuti anche reperti particolarmente interessanti (contenitori di terracotta, coppe, vasi e boccette, tutte in un raggio di 100metri.), a Punta Campanella.

Forse la prova dei sacrifici propiziatori gettati in mare in onore della dea Athena e risalenti al 172 a.C., come narrato da Tito Livio

(Fonte: Il Giornale - CulturalWeb.it - Cronache di Napoli - Corriere del Mezzogiorno - Corriere di Rieti e Viterbo - il Giornale di Napoli. ......)

 

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ANZIO (RM): reperti romani sulla spiaggia davanti alla Villa imperiale di Nerone (14.08.2004)

A seguito della segnalazione di alcuni sub immersi nel tratto di mare antistante la zona denominata «Grotte di Nerone sono stati recuperati alcuni reperti archeologici di epoca romana, che per fattezze e tipologia vengono ricollegati al II secolo d.C. Una scoperta che andrebbe a completare il Museo archeologico inaugurato tre anni fa.

A riportare a galla capitelli, frammenti di statue, ed altri pezzi dal valore storico ed archeologico, sarebbero stati i Carabinieri del Nucleo operativo di tutela del patrimonio artistico ed archeologico di Roma, chiamati in causa dai militari della Compagnia di Anzio.

Non è la prima volta che ad Anzio avvengono simili ritrovamenti in mare, anche perchè in epoca romana la linea di costa era più avanzata di quella attuale e quindi resti di ville e di altre costruzioni oggi sono sommersi.

(Fonte: il Tempo - Il Giornale d'Italia - Italia)

 

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TREVISO: Due imbarcazioni austroungariche ritrovate lungo il greto del Piave contese tra Venezia e Treviso (13.08.2004)

La Provincia di Treviso vuole trattenere i resti di due barconi austroungarici risalenti alla prima guerra mondiale, ritrovati lungo il greto del Piave la Sovrintendenza di Venezia preme per trasferirli in Laguna

I due reperti erano stati recuperati dagli uomini della Guardia di Finanza lungo il corso del Piave, tra Ponte di Piave e Ormelle.

I mezzi, utilizzati dalle truppe d'assalto austroungariche nel corso della battaglia del Solstizio nel giugno 1918, si trovano ora a Venezia per un restauro completo e attualmente il luogo più accreditato per una loro sistemazione resta il Museo navale dell'Arsenale.

Per la Provincia di Treviso trasferire le due barche al museo dell'Arsenale significherebbe annullare quanto esse hanno ancora da dire: in mezzo ad una miriade di svariati reperti, nessuno sarebbe più in grado di coglierne l'alto valore.

La Provincia assicura, per altro, di essere in grado di garantire fino in fondo il restauro e la conservazione dei due barconi. Senza contare che i due natanti rappresenterebbero il fiore all'occhiello di uno degli itinerari previsti dal Piano turistico provinciale, cioè i luoghi della prima guerra mondiale. «Una serie di percorsi studiati nei minimi dettagli, chiude il presidente della Provincia Zaia, che spaziano dal Piave al Montello, dal Monte Grappa a Vittorio Veneto, in sostanza quello che tra il 1917 e il 1918 rappresentò uno dei fronti più cruenti nel corso del primo conflitto mondiale».

(Fonte: Corriere del Veneto Edizione di Treviso e Belluno - Il Gazzettino di TV - la Tribuna di TV)

 

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 ROCCELLA JONICA (RC): Si cercano gli altri Bronzi di Riace? Si trova un tempio sommerso (11.08.2004)

Con il finanziamento dell'Institute of Nautical Archeology di Austin, Texas ogni mattina due unità ipertecnologiche: una nave di 37 metri ed una piccola imbarcazione partono dal porto di Roccella e rientrano al tramonto.

A bordo c'è un equipaggio attrezzato con sofisticate apparecchiature elettroniche e persino un piccolo sommergibile.

Sono gli uomini e le donne di una spedizione archeologica italo-americana che lavoravano da settimane.

Una ventina di ricercatori statunitensi e una decina di italiani. Gli americani, diretti dall'archeologo Jeff Royal, vengono tutti dall'università texana dell'Ina, Institute of Nautical Archeology.

Gli italiani sono archeologi subacquei guidati da Maria Teresa lannelli della Sovrintendenza archeologica calabrese, da Piero Gianfrotta, docente di archeologica subacquea all'università della Tuscia e da Stefano Mariottini, che nel 1972, nei vicini fondali di Riace vide spuntare dalla sabbia un braccio dei Bronzi.

Lo scopo della missione, interamente finanziata dagli americani (attraverso la Rpm Nautical Fondation), è ufficialmente quello di definire la linea di costa antica e l'ubicazione dei porti e degli approdi magnogreci ampliando la conoscenza dei traffici marittimi che dalla preistoria al medioevo hanno interessato lo Jonio.

Ma c'è anche chi partendo dai fondali sottoposti a indagine e dalla presenza di Stefano Mariottini, ipotizza scopi più clamorosi: la ricerca di altre statue di bronzo.

Non stiamo cercando altri Bronzi di Riace, puntualizza Elena Lattanzi, soprintendente archeologica per la Calabria, ma una precisa mappatura archeologica dei fondali».

La ricerca si svolge lungo la costa ionica tra Locri e Soverato, un tratto di mare con di siti archeologici di grande rilievo, di età greca, romana, tardo-antica e medievale.

Col sommergibile teleguidato, le ricerche possono scendere fino a cinquecento metri.

«Gli strumenti a bordo sono molto sofisticati, spiega Stefano Mariottini e le indagini strumentali elaborate al computer.

Solo in un secondo tempo, entrano in scena i subacquei, infine, e si è davvero in presenza di reperti inizia il lavoro archeologico vero e proprio».

Una prima sorpresa è stata la localizzazione di un tempio sommerso, in un'area di tre ettari a otto metri di profondità al largo di Monasterace con circa trecento rocchi di colonne e altri reperti di marmo.

(Fonte: Il Messaggero)

 

 

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CHIOGGIA (VE): Recuperati i resti di un caccia americano P38 Lightning (10.08.2004)

Le acque dell'Adriatico hanno restituito i resti di un velivolo risalente alla seconda guerra mondiale.

Il ritrovamento risale a sabato scorso. La carlinga dell'aereo è rimasta impigliata nelle reti di un peschereccio nello specchio di mare antistante il porto di Chioggia, a poche miglia dalla costa.

Una volta issate a bordo le reti, si sono resi conto di essere incappati in un residuato bellico ed hanno informato la Capitaneria di Porto.

Sono scattate le operazioni di ripescaggio del relitto. La Capitaneria ha allettato la ditta specializzata nei recuperi dai fondali marini.

Il velivolo, è stato imbragato e riportato a galla.

Sono scattate, poi, le procedure di messa in sicurezza. Il rottame è stato trasferito su un'imbarcazione e trasferito a terra. Si trova attualmente negli spazi della Capitaneria di Porto di Chioggia, a disposizione dell'autorità giudiziaria.

Un primo dettagliato rapporto è stato trasmesso al sostituto procuratore presso il Tribunale militare di Padova Sergio Dini.

Il magistrato ha aperto un fascicolo atti relativi. Nei prossimi giorni affiderà un incarico peritale ad un ufficiale dell'Aeronautica militare.

Il dossier fotografico predisposto dalla Capitaneria di Porto su richiesta del magistrato ha già fornito alcune indicazioni: Si tratterebbe di un P 38 Lightning, uno dei velivoli maggiormente utilizzati dall'aviazione americana nel secondo conflitto.

Nonostante siano trascorsi una sessantina d'anni dall'abbattimento il relitto si presenta ancora in discrete condizioni. È notevolmente arrugginito ma ma non sono state cancellate del tutto le insegne dell'aeronautica USA.

Dai fondali dell'Adriatico sono stati recuperati la fusoliera, praticamente integra, e parte delle ali.

Il P 38 Lightning conserva ancora cinque mitragliere. Sono stati recuperati anche alcuni colpi inesplosi.

All'interno della carlinga non sono state rinvenute tracce di resti umani.

Costruito dalla Lockheed Company nel 1937, assunse il nome di battaglia di "Lampo.

Il primo modello, il XP-38, solcò i cieli il 27 gennaio 1939. Questo prototipo sperimentale venne poi sostituito con una produzione in grande scala dal P-38 D, dotato di un rnitragliatore da 37 millimetri e di altre quattro mitragliere da 12,7 millimetri.

Le prime consegne all'esercito americano risalgono all'autunno 1941.

Nel corso degli anni successivi il velivolo è stato affinato fino alla versione definitiva, il P 38 L di cui vennero costruiti quasi quattromila esemplari.

Era un aereo dotato di buona manovrabilità ed ottima resistenza ai voli di lunga durata.

Il P 38 L riusciva a rimatiere in quota anche per dodici ore consecutive con un unico carico di carburante. Eccelleva in particolare nei combattimenti notturni e si dimostrava efficace pelle operazioni d'attacco.

(Fonte: Il Gazzettino)

 

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 PADOVA: bassorilievi di galee veneziane nella Basilica del Santo (10.08.2004)

Si tratta di due bassorilievi del sedicesimo secolo che si trovano ai piedi del monumento Contarini, attribuito a Michele Sanmicheli (1484-1559) e del monumento Michiel, attribuito ad Andrea Moroni 1500ca. -1560) nella Basilica di SantAntonio a Padova.

Nei due bassorilievi sono rappresentate le imbarcazioni che costituiscono una flotta veneziana del tempo.

Tutto questo è descritto in un volume in cui l'autore, descrivendoli con ricchezza di patticolari storico-tecnici, invita il visitatore ad apprezzare le due opere.

Corredano il testo una bibliografia e suggestive illustrazioni tratte dai due bassorilievi.

 

(Fonte: Il Gazzettino da: " La flotta del santo" di Emilio Cannarsi. Grafiche Turato edizioni, Padova 2004 - Provincia di Padova - Forema - Formazione per lo sviluppo dell'imprcsa. )

 

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ISPICA (RG): rinvenuta una nave bizantina sulle Secche della Circe (8.08.2004)

Dopo la segnalazione di un sub, i carabinieri trovano un relitto del IV-V sec, sulle Secche della Circe

A poco più di un anno di distanza i carabinieri hanno avuto un riscontro positivo ad una nuova segnalazione effettuata da un subacqueo. E' stato localizzato e rinvenuto quello che rimaneva di un relitto di una nave bizantina, nello specchio di mare antistante «La Perla nera», a S. Maria del Focallo, specchio di mare conosciuto con la denominazione di «Secche della Circe» e che gli studiosi di archeologia, definiscono «Cimitero delle navi».

Già nel giugno dell'anno scorso venne localizzata e rinvenuta una nave bizantina.

Sub della compagnia dei carabinieri di Messina portarono a riva un'ancora pietrificata, per il resto la nave con il suo sconosciuto carico, giace ancora sui fondali delle «Secche della Circe».

Altra nave venne segnalata e individuata a poche centinaia di metri di distanza su segnalazione di un altro subacqueo.

Il materiale rinvenuto è stato datato al IV-V secolo dopo Cristo. Sono stati raccolti cocci di vasellame presumibilmente di epoca romana, tre monete elleniche ed un piatto presumibilmente di origine ellenica come le monete, oltre ad alcuni oggetti metallici.

«Al largo di «Punta Ciriga» inoltre, tra lo scoglio di lannazzo e l'Isola dei Porri, esisteva - scrive Sesto Bellisanio nel suo «Porto Ulisse e la città di Apolline» - una serie di scogli una volta appena affioranti, ora ad un paio di metri di profondità, conosciuti come le «Secche della Circe», dal nome significativo, che sicuramente per la loro presenza ingannevole hanno nell'antichità procurato moltissimi naufragi».

Sesto Bellisanio, nell'affermare che è ricchissima di reperti e di relitti di ogni genere, nel suo volume disegna una mappa di tutti i relitti trovati o segnalati, sottolinea anche l'opportunità di «una puntuale campagna di ricerca e di recupero».

La costa Marina Marza-Porto Ulisse è sicuramente depositaria di una ricchezza archeologica inestimabile.

«In questo tratto di mare così affollato di imbarcazioni sin dalla antichità, dichiara Sesto Bellisario, le navi erano in costante pericolo perché lungo questa rotta, prima di imboccare il Porto Ulisse, si frapponevano diversi ostacoli, che specialmente di notte o durante le burrasche era difficile vedere o evitare.

Oltre a questi scogli, proprio all'imbocco occidentale del Porto esiste ancora un grande scoglio, chiamato di "lannazzo" che con il mare in burrasca non si poteva vedere».

In questo tratto di mare sono stati rinvenuti tanti reperti, alcuni portati a riva, al di là dell'ultimo ritrovamento. E ad Ispica si augurano che la Regione Siciliana possa finanziare una campagna di ricerca e di recupero su vasta scala.

«Avvistamenti di questo tipo non si contano più in questo tratto di mare Sono decine le imbarcazioni avvistate sia dai sub dilettanti, sia dai pescatori o dai militari della locale base Nato.

Questa parte di mare e il vicino Porto Ulisse furono interessati fin dall'epoca micenea ad un continuo traffico commerciale, ma furono anche teatro di alcuni avvenimenti storici.

Da qui passò Attilio Regolo nel 256 a.C., secondo la testimonianza di Polibio, con una armata di 330 triremi prima della famosa battaglia di Capo Ecnomo. Ancora, nel 249 una flotta romana fu investita da una fortissima burrasca di libeccio. Alcune navi riuscirono a riparare nel "Porto Ulisse", ma 80 navi, a testimonianza di Diodoro Siculo, andarono distrutte nel mare adiacente il Porto. Durante la famosa battaglia di Imera (20 settembre 480 a.C. Amilcare fu ucciso e centinaia di navi puniche furono distrutte da una tempesta che disse-minò pezzi di navi lungo il litorale da Siracusa a Gela».

E come non ricordare l'episodio di Cleomene raccontato da Cicerone, quando una flotta di pirati ancorata nel Pontus Odysseae, distrusse una flottiglia di nave romane. Queste testimonianze da sole possono darci l'idea di quante imbarcazioni pos-sano ancora giacere nei fondali».

(Fonti: La Sicilia, Il Giornale di Sicilia, La Sicilia ed. Ragusa)

 

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 CAORLE (VE): senza fondi il Museo Archeologico del Mare (4.08.2004)

Al Veneto sembra siano restate solo le briciole (1%) delle risorse del programma triennale di interventi per i Beni Culturali finanziabili con i fondi del lotto.

A farne le spese, tra altri casi anche il Museo nazionale di archeologia del mare di Caorle che è stato escluso dal programma di interventi prioritari di interesse nazionale.

(FONTE: Il Gazzettino)

 

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MARSALA (TP): Ventiquattro scafi conservati nelle acque dello Stagnone (3.08.2004)

Sono ventiquattro gli scafi conservati nelle acque dello Stagnone e potrebbero diventare un grande parco Sottomarino.

I relitti della battaglia delle Egadi (241 a.C.) si trovano a soli due metri di profondità

Niente muta da sub, né attrezzature sofisticate. Occorre solo mettere la testa giù per vedere quel che il tempo ha conservato.

i resti delle triremi protetti da una sabbia finissima

E il grande segreto dello Stagnone, noto solo a pochi esperti e appassionati di archeologia marina.

Tutti conoscono Mozia, l'isolotto fenicio, ma tre chilometri più avanti, partendo dalle Torri di San Teodoro, è possibile raggiungere a piedi, camminando in acqua per ottocento metri, Punta Tramontana, l'estremo lembo di Isola Grande, dove si allunga la spiaggia chiamata "Tahiti".

Da qui bastano poche bracciate, una quarantina di metri, per raggiungere la prima delle ventiquattro navi sommerse nella laguna.

Nel fondale si può osservare lo scheletro di una nave da guerra lungo diciassette metri, largo quattro, coperto in parte da limo, sabbia, ciottoli di rocce.

Relitto cartaginese, spiega il professor Leonardo Nocitra, un geologo che con la figlia Maria Antonietta conduce la campagna di informazione.

Poco lontano, alla Bocca di San Teodoro, giacciono i resti di un mercantile romano, con il suo carico di mattoni ancora integro. Anche qui tre metri di profondità.

Più il là, sotto le coste di Levanzo, un altro relitto dell'Impero pieno di anfore contenenti il «garum». Intorno, in fondo al ma-re, ancora imbarcazioni, tutte perfettamente conservate, solo qualcuna di epoca più recente.

Le ha contate una per una l'archeologa inglese Honor Frost, venuta in Sicilia con la sua équipe più di trentanni fa, quando gli operai di una fabbrica di bottiglie che scavavano i fondali per portare negli stabilimenti sabbia da trasformare in vetro si imbatterono per la prima volta in un relitto millenario. Quella nave punica, oggi custodita nel Museo Baglio Anselmi di Marsala,

Del tutto casuale anche il secondo ritrovamento, avvenuto nell'estate del 1988 sulla spiaggia di «Tahiti». Merito di uno studente, Enzo Lombardo, nipote del professor Nocitra, che era andato a fare il bagno.

Tornò a riva, corse a casa e riferi ciò che aveva visto.

«Per scrupolo, per verificare di persona, organizzai una spedizione con un gruppo di familiari ed esperti, ricorda Nocitra; ci trovammo davanti a uno spettacolo mozzafiato. La nave era a quaranta metri dalla costa bassa di Isola Grande, proprio dove è adesso, adagoata a due metri di profondità».

Da quel giorno il professor Nocitra combatte la sua battaglia per la divulgazione a fini scientifici e turistici delle scoperte, ma l'idea di avere una flotta sommersa nelle acque di casa non sembra emozionare più di tanto i marsalesi.

Il geologo, che vorrebbe vedere le navi custodite in un museo terrestre, continua a cozzare contro un muro di gomma.

Una sponda la offre il responsabile dei Beni culturali della Regione, l'assessore Fabio Granata, che però resta cauto sull'ipotesi di ripescare le imbarcazioni. «Gli esperti ci suggeriscono prudenza.

«E tutto materiale conosciuto e catalogato, che in alcuni casi è meglio lasciare nel suo contesto per renderlo fruibile ai turisti attraverso sistemi particolari, spiega il prof. Tusa.

E c'é l'idea è di usare telecamere filoguidate che consentano di ammirare i tesori dell'archeologia subacquea anche a chi rimane a terra, attraverso schermi installati nei musei. In questo senso c'è un progetto finanziato dall'Unione Europea, che prevede anche la perimetrazione dello specchio di mare intorno allo Stagnone e la creazione di un parco sottomarino».

(Fonte: Corriere della Sera)

 

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NAPOLI: Pozzo di epoca romana riaffiora nel cantiere di piazza Nicola Amore (3.08.2004)

Dopo la rimozione della fontana del XIII secolo per il trasporto nel cantiere di restauro, riaffiora nel cantiere di piazza Nicola Amore istituito per la costruzione del Metrò un pozzo di epoca romana

Il pozzo é in mattoncini, largo settanta centimetri e profondo sei-sette metri.

Si cerca di tirar fuori dal terreno l'intera struttura. Non è escluso possa risalire all'età imperiale, come l'imponente edificio (gymnasium o tempio per il culto augusteo) emerso sull'altro versante dello scavo, e che sia stata riutilizzata in tempi successivi fino ad alimentare la vasca d'epoca medioevale.

Cronistoria dei ritrovamenti: prima i resti del porto poi i giardini imperiali

30 dicembre 2003: Dal cantiere della metropolitana di piazza Nicola Amore affiorano i resti di un edificio di epoca augustea, un mosaico, tombe e una fontana del 1200. Tra i resti del palazzo, poi, sono state trovate anche delle tombe, di epoca successiva (primo medioevo),

8 gennaio 2004. Altro ritrovamento, ma questa volta si tratta del cantiere del Metrò di piazza Municipio: vengono alla luce i resti di una barca romana e dell'antico porto del II secolo dopo Cristo, in piena età imperiale.

22 febbraio 2004. Una testa a grandezza naturale in marmo, raffigurante con ogni probabilità il nipote di Augusto, Germanico, viene ritrovata nel cantiere di Piazza Nicola Amore.

11 febbraio 2004: il ministro per i Beni culturali, Giuliano Urbani, arriva a Napoli per effettuare un sopralluogo nei cantieri della metropolitana di piazza Municipio e piazza Nicola Amore, dai quali sono venuti alla luce nel frattempo un gymnasium, il fasciame di tre barche affondate nel porto romano, colonne, capitelli, resti di statue. Il ministro garantisce l'impegno del governo per la salvaguardia dei reperti.

 

(Fonte: Il Mattino di Napoli)

 

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ROMA: Il nuovo organigramma del Ministero (3.08.2004)

Il 2 agosto, con l'entrata in vigore del regolamento recante la riforma del Ministero per i beni e le attività culturali, si sono insediati i nuovi Capi Dipartimento, cui seguiranno dirigenti generali degli uffici centrali e periferici.

Questo sarà il nuovo organigramma del Ministero:

 

Capo del Dipartimento per i beni culturali e paesaggistici: Arch. Roberto Cecchi

Capo del Dipartimento per i beni archivistici e librari: Dott. Salvatore Italia

Capo del Dipartimento per la ricerca, l'innovazione e l'organizzazione: Dott. Giuseppe Proietti

Capo del Dipartimento per lo spettacolo e lo sport: Dott. Francesco Sicilia

 

Direttore Generale per il patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico: Dott. Mario Serio

Direttore Generale per i beni archeologici: Dott.ssa Anna Maria Reggiani

Direttore Generale per l'architettura e l'arte contemporanee: Arch. Pio Baldi

Direttore Generale per gli archivi: Dott. Maurizio Fallace

Direttore Generale per i beni librari e gli istituti culturali: Dott. Luciano Scala

Direttore Generale per gli affari generali, il bilancio, le risorse umane e la formazione: Dott. Alfredo Giacomazzi

Direttore Generale per l'innovazione tecnologica e la promozione: Arch. Antonia Pasqua Recchia

Direttore Generale per il cinema: Dott. Gaetano Blandini

Direttore Generale per lo spettacolo dal vivo e lo sport: Dott. Salvatore Nastasi

 

Direttore regionale per i beni culturali e paesaggistici della regione Abruzzo: Arch. Roberto di Paola

Direttore regionale per i beni culturali e paesaggistici della regione Basilicata: Arch. Paolo Scalpellini

 

Direttore regionale per i beni culturali e paesaggistici della regione Calabria: Arch. Francesco Prosperetti

Direttore regionale per i beni culturali e paesaggistici della regione Campania: Dott. Stefano De Caro

Direttore regionale per i beni culturali e paesaggistici della regione Emilia-Romagna: Dott.ssa Maddalena Ragni

Direttore regionale per i beni culturali e paesaggistici della regione Friuli-Venezia Giulia: Arch. Ugo Soragni

Direttore regionale per i beni culturali e paesaggistici della regione Lazio: lng. Luciano Marchetti

Direttore regionale per i beni culturali e paesaggistici della regione Liguria: Arch. Liliana Pittarello

Direttore regionale per i beni culturali e paesaggistici della regione Lombardia: Arch. Carla Di Francesco

Direttore regionale per i beni culturali e paesaggistici della regione Marche: Arch. Mario Lolli Ghetti

Direttore regionale per i beni culturali e paesaggistici della regione Molise: Arch. Ruggero Martines

Direttore regionale per i beni culturali e paesaggistici della regione Piemonte: Dott. Mario Turetta

Direttore regionale per i beni culturali e paesaggistici della regione Puglia: Arch. Gian Marco Jacobitti

Direttore regionale per i beni culturali e paesaggistici della regione Sardegna: Arch. Antonio Giovannucci

Direttore regionale per i beni culturali e paesaggistici della regione Toscana: Dott. Antonio Paolucci

Direttore regionale per i beni culturali e paesaggistici della regione Umbria: Arch. Costantino Centroni

Direttore regionale per i beni culturali e paesaggistici della regione Veneto: Arch. Pasquale Malara

 

(Fonte: Ministero per i beni e le attività culturali - Ufficio Stampa e Comunicazione - Comunicato Stampa) Tel. 06-67232261

 

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MARSALA (TP): Trovata la sede per la Soprintendenza del Mare (2.08.2004)

Nasce a Marsala una sede distaccata della Soprintendenza del Mare.

L'iniziativa è il risultato di un'intesa tra gli assessori regionali Granata e Scammacca

La sede della Soprintendenza del Mare sarà all'interno dell'area archeologica di Capo Boeo, in uno dei tanti fabbricati demaniali che sono in parte disponibili e in parte in fase di ristrutturazione e adeguamento.

Già individuati i locali del Baglio Tumbarello che diventeranno un centro espositivo

Sarà il punto di riferimento del vasto patrimonio storico, artistico ed archeologico proveniente dallo Stagnone e le sue vicinanze.

La creazione della sede staccata del la Soprintendenza del Mare ha un duplice obiettivo: da una parte valorizzare il patrimonio demaniale di Capo Boeo e il "Parco archeologico di Lilybeo"; dall'altra creare uno spazio espositivo dove possano trovare allocazione le navi puniche che saranno tirate fuori dallo Stagnone o dal mare delle Egadi e la nave romana che giace nei bassi fondali del mare di Marsala.

(Fonte: Giornale di Sicilia ed. Trapani)

 

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 VENEZIA: ritrovate sul fondo del porto di Malamocco altre armi del 1800 (02.08.2004)

Durante le operazioni di bonifica per il lavori del M.O.S.E, riguardanti il Porto di Malamocco, all'interno della diga sud, a 8 metri di profondità, sono stati rinvenuti e recuperati altri fucili e due armi corte, forse delle pistole. Il materiale è stato messo a disposizione della competente Soprintendenza.

(FONTE: Il Gazzettino)

  

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