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NEWS 05-03

Notizie ed avvenimenti di marzo 2005

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  MERSA GAWASIS (EGITTO): scoperte nel porto del Mar Rosso corde e resti di navi riferite alla spedizione a Put intorno al 1500 a.C.(26.03.2005)

«Sono le navi della regina Hatshepsut, le navi che andarono al mitico paese di Punt». L'archeologo Rodolfo Fattovich dell'Università Orientale di Napoli ne è certo

Tavole, remi e timone, non proprio navi intere. Ma mai prima d'ora si erano trovati resti di navi egiziane che andavano per mare. E mai prima d'ora si erano trovate prove concrete della spedizione che Hatshepsut ha intrapreso verso il paese di Punt.

La spedizione è narrata nel tempio che la regina fece costruire per sé a Tebe. Un'intera parete di bassorilievi che mostrano le navi andare a Punt e tornare cariche di incenso, mirra, oro e avorio, pelli di giraffa e pantera, uccelli e babbuini.

Punt era per gli egiziani il luogo esotico per eccellenza, la " terra degli dei", l'Eldorado. Una leggenda alla quale ora gli archeologi Fattovich e Bard della Boston University possono dare contorni precisi al mito.

Finora si pensava che Punt fosse la parte meridionale del mar Rosso, più o meno l'odierna Eritrea. Ma quando nel 2001 si è cominciato a scavato a Mersa Gawasis, l'unico porto dei faraoni sul mar Rosso noto, a 25 km a sud di Pori Safaga, l'idea ha cominciato a perdere di consistenza via via che i reperti venivano alla luce: iscrizioni, templi con ex voto, capanne, fornaci e magazzini. Un vero scalo. «Con tanta ceramica proveniente dalle terre oltre il mar Rosso, dall'odierna Somalia e, sulla costa araba, dallo Yemen» Punt era laggiù e per raggiungerla per mare bisognava affrontare l'oceano.

«Mersa Gawasis è la prova concreta che gli egiziani erano grandi navigatori come i Fenici. Prima lo potevamo solo sospettare», commenta l'egittologo Sergio Donadoni. «Perché sono in molti a dubitare delle capacità nautiche degli egiziani e che le grandi spedizioni alla terra di Punt si facessero solo via terra. E invece il porto con le sue iscrizioni dimostra che per andare a Punt la via marittima era importantissima».

E da Mersa Gawasis è quasi sicuramente salpata anche la spedizione di Hatshepsut. Due mesi fa gli archeologi hanno trovato un tempio scavato in una parete di roccia a circa 400 metri dalla riva. All'ingresso aveva nicchie per li stele, e le due rimaste parlano di viaggi verso Punt, sempre al tempo del Medio Regno.

Ma la ceramica che gli archeologi hanno trovato dentro le due stanze sotterranee di due metri per quattro è degli anni attorno al 1500 a. C., cioè i tempi di Hatshepsut. E con la ceramica c'erano corde, tavole ricurve in legno di cedro, e due parti di un timone lungo 2,30 metri simile a quelli delle navi ritratte nei bassorilievi del tempio di Hatshepsut a Tebe: quelle usate nella spedizione a Punt

Infatti fu proprio la grande regina a riprendere i viaggi a Punt dopo secoli di oblio. Fu lei a dare nuovo impulso a un commercio che diventerà poi ricchissimo. La certezza non si potrà mai avere ma la datazione lascia pochi dubbi quelli sono i resti delle grandi navi dì Hatshe

Inoltre, racconta l'archeologo Maurizio Tosi dell'Università di Bologna, lo Wadi Hammamat, che porta dal Nilo a Mersa Gawasis, è pieno di immagini di barche incise sulle rocce.

Raccontano che al porto di Coptos, sul Nilo a nord di Luxor, arrivava dal Libano il legno di cedro e che nei cantieri di Coptos si realizzavano navi 'prefabbricate" che poi venivano trasportate attraverso il deserto fino al mar Rosso,dove venivano rimontate.

Ancora «dall'oceano Indiano viene la barca più antica mal scoperta. Una barca vera. Viene dalle sabbie del Kuwait e risale al VI millennio a. C. Le navi che commerciavano tra la Mesopotamia e la valle dell'Indo».

Il modellino del Kuwait è, infine, molto simile alle "nere navi di Magan" disegnate sui rilievi e citate nei testi mesopotamici di tre millenni più recenti, quelle che è stato dimostrato essere le navi dell'Oman grazie al ritrovamento nei porti omaniti dei frammenti di bitume che servivano per calafatare le barche di canne.

(Fonte: Repubblica)

 

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VENEZIA: Importanti ritrovamenti archeologici durante i restauri di Ca' Foscari (23.03.2005)

Dopo oltre dieci anni, la facciata gotico fiorita di fine Quattrocento di Ca' Foscari, sede dell'omonima Università, ritorna ad essere visibile. Primo punto fermo di un restauro che è previsto concludersi a fine estate.

Ca' Foscari venne sgomberata d'urgenza alla fine del 1995 per pericolo di crollo per un cedimento della malta che teneva uniti i mattoni e che in più punti era venuta meno, provocando lo sfaldamento delle pareti.

Per risolvere il problema della messa in sicurezza dell'edificio senza alterare la struttura in maniera invasiva è stato prediposto grazie ad un modello matematico tridimensionale un imbrago dell'edificio con fibre di carbonio in modo da contenerne le oscillazioni entro limiti prestabiliti.

I lavori sono iniziati nel gennaio del 2004: i muri sono stati consolidati con collanti ecologici e si sono rinforzate le fondazioni.

Ora rimane da mettere in comunicazione Ca' Foscari con il contiguo Ca' Giustinian dai Vescovi e rendere accessibili e funzionali anche i solai sistemando gli interni.

Nel corso di questi lavori ci sono state molte sorprese, dal pavimento affrescato alle decorazioni delle travi del XVI secolo e, durante gli scavi per gli impianti tecnologici, nel cortile, sono stati rinvenuti importanti reperti archeologici: ceramiche, monete, vetri, legni.

L'area coinvolta è stata assai vasta: 22 metri per 5 circa, uno scavo dei più estesi in città.

In merito alla loro datazione precisa i pareri sono discordi: secondo il direttore dei lavori, l'ingegner Flavio Zuanier, sono riferibili al II e III secolo dopo Cristo, confermando le tesi sostenute dal professor Wladimiro Dorigo, convinto che i primi insediamenti in laguna fossero dl molto anteriori all'epoca longobarda.

L'archeologo Luigi Fozzati, invece, è molto più prudente: reperti databili tra il VI e VIlI secolo, più o meno coevi a quelli ritrovati sotto il Malibran.

I reperti sono in esame al laboratorio e per risolvere la datazione occorre fare adeguate analisi al C14, inoltre sono stati rinvenuti a quota - 3.30, mentre per rinvenire reperti simili al Malibran si era dovuto scendere sotto i 4 metri di profondità.

Nel caso di Ca' Foscari, per ragioni tecniche, non si è potuto scendere più in basso, il che lascia aperta l'ipotesi di ulteriori strati più antichi.

E' anche emerso come venivano effettuati l'imbonimento e la conterminazione di un' area a partire da un rialzo di sabbia: prima contornandola con un intrecciato di vimini, secondo il metodo già descritto dallo storico Cassiodoro; poi delimitandola con una palizzata in legno, sostituita successivamente da una in pietra.

Uno spaccato di come nasce un insediamento abitativo in laguna, una delle numerose insule che costituiscono il tessuto storico di Venezia.

(Fonte: Il Gazzettino)

 

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CROAZIA: In vigore il nuovo Codice della navigazione. Restano le restrizioni per i diportisti (02.03.2005)

Il nuovo Codice della navigazione croato, entrato in vigore dal 12 gennaio, mantiene quasi tutti i vecchi vincoli per le imbarcazioni da diporto.

Di questo problema si è occupato il Gruppo di lavoro internazionale per lo sviluppo della nautica da diporto, che ha tra i suoi membri il presidente e il vicepresidente dell'Assonautica provinciale di Venezia, Roberto Magliocco e Sandro Schiavi.

Qualche giorno fa c'è stato a Zagabria un incontro tra la delegazione dei diportisti italiani e austriaci, il presidente e il direttore dei Marina croati, un rappresentante della capitaneria di porto e il capo sezione del Ministero dei trasporti croato Mario Babic.

Molti sono stati i chiarimenti ottenuti, oltre all'impegno di introdurre alcune modifiche alla normativa per renderla più europea.

I problemi sul tappeto erano molti, a cominciare dal pagamento della tassa d'ingresso anche per imbarcazioni lunghe più di due metri e mezzo e con motore con potenza superiore ai 5 Kw.

Poi c'è la questione delle liste dei passeggeri, da compilare all'arrivo e da consegnare immediatamente alla Capitaneria.

Nel caso dovessero salire a bordo persone non comprese, è necessario darne comunicazione alla Capitaneria all'atto dell'imbarco e così per ogni variazione nell'elenco dell'equipaggio e dei passeggeri il cui numero (di variazioni) non 'ha comunque limiti di sorta.

Infine c'è il problema dell'obbligo di patente nautica, che dal primo gennaio 2006 sarà obbligatoria per tutte le barche previste dalla normativa croata.

In Italia l'obbligo scatta solo per i motoscafi con più di 40 cavalli e per le barche a vela oltre i 10 metri.

Entro il prossimo anno, gli interessati dovrebbero darsi da fare per ottenere il documento, se vorranno andare ancora oltremare.

(Fonte: Il Gazzettino)

 

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   BAIA (NA): Parco Sommerso Di Baia: la protezione e conservazione in situ delle strutture archeologiche (1.03.2005)

Prende il via un nuovo Progetto di ricerca per la protezione e conservazione in situ delle strutture archeologiche del Parco sommerso di Baia, nel rispetto del suo ecosistema

La Soprintendenza archeologica per le province di Napoli e Caserta, Ente gestore provvisorio del parco ha affidato al Nucleo per gli Interventi di Archeologia subacquea dell'ICR, diretto da Roberto Petriaggi, il coordinamento e la realizzazione di un progetto di ricerca che prevede la schedatura del degrado e dello stato di conservazione delle strutture antiche e dei rivestimenti architettonici della zona B dell'Area Marina protetta. 

In questo settore del Parco sono presenti i resti architettonici delle infrastrutture portuali e della zona di abitato del Portus Iulius 

Il progetto, finanziato dal Ministero dell'Ambiente, prevede una prima fase caratterizzata da 

- la ricognizione dello stato di conservazione delle strutture sommerse, 

- la schedatura del degrado secondo i metodi della Carta del Rischio del Patrimonio Culturale, 

- l'identificazione delle specie biologiche presenti sulle strutture antiche, 

- la rilevazione del livello di vulnerabilità di ciascun monumento

- la pianificazione di interventi di conservazione. 

Nella seconda fase il NIAS fornirà alla dr.ssa Paola Miniero, funzionario responsabile del Parco sommerso, il supporto scientifico nel corso degli interventi di restauro che verranno decisi nei settori della zona B che si riveleranno a rischio di perdita.

Le metodologie e le tecniche adottate per il restauro subacqueo saranno quelle messe a punto in questi anni dal NIAS 

http://www.icr.beniculturali.it/Restauri/portus_iulius.htm

(Fonte: ICR News)

 

 

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   PISA: è uscito il primo numero della rivista "Archaologia Maritima Mediterranea - An International Journal on Underwater Archaeology" (marzo 2005)

Una nuova rivista di Archeologia si propone oggi all'attenzione degli studiosi, «Archaeologia Maritima Mediterranea, An International Journal on Underwater Archaeology».

Un periodico scientific, che ospita argomenti legati al mondo dell'Archeologia subacquea, o, come preferisco dire, all'Archeologia sott'acqua; in altre parole, temi attinenti alla problematica connessa con la ricerca archeologica svolta in ambiente umido o subacqueo e con la conservazione ed il restauro dei manufatti provenienti da tali contesti. Quale è il significato e quali gli scopi di una nuova rivista dedicata a questo peculiare aspetto degli studi?

Il Mediterraneo costituisce la motivazione e l'ispirazione di questo progetto, così come è chiaramente evidenziato nel titolo. Il Mediterraneo, infatti (che nella storia è stato, per le civiltà che si sono sviluppate lungo le sue rive, più spesso strumento di scambio di esperienze reciproche e di crescita, piuttosto che di divisione) ha visto i primi passi di questa branca della ricerca archeologica.

Accanto al fondamentale contributo dato alla materia da pionieri europei quali Nino Lamboglia e Fernand Benoit, bisogna ricordare il primo cantiere subacqueo diretto da un archeologo in immersione, che ebbe luogo proprio nel Mediterraneo nel 1960, a Capo Chelidonia, davanti alle coste della Turchia, dove un americano, George F. Bass, aprì la strada di quel percorso che avrebbe condotto alle attuali frontiere dell'Archeologia degli alti fondali.

Ancora oggi il Mediterraneo non è venuto meno al suo ruolo di peculiare teatro internazionale della ricerca e della sperimentazione nell'ambito dell'Archeologia subacquea e non potrebbe essere altrimenti, considerate le caratteristiche culturali e storiche di questo contesto geografico.

Sulle rive di questo Mare Interno si affacciano Europa, Asia e Africa in una continuità senza soluzione di coste, sempre diverse e pure simili, di tradizioni e memorie fatte di incontri, di scontri, di sangue e di conquiste irripetibili nel percorso del progresso dell'umanità. «Archaeologia Maritima Mediterranea» si offre, dunque, come efficace e diretto strumento di informazione per i ricercatori che operano nel Mediterraneo e «per» il Mediterraneo, in qualsiasi Paese del mondo.

Il nostro è un giornale scientifico internazionale aperto sia ai rendiconti definitivi di ricerche sul campo, sia agli studi specifici di Archeologia, sia agli studi di natura biologica, chimica e fisica volti a delineare le caratteristiche dei contesti e dei materiali rinvenuti.

Verrà, dunque, conferita adeguata importanza alle relazioni scientifiche intese nel senso più ampio del termine, in maniera che si possa coprire il più ampio angolo speculativo nei confronti degli argomenti trattati.

Grande risalto avranno i temi legati alla conservazione ed al restauro, come si evince da questo primo numero, nel quale trovano spazio contributi di diversi autori che affrontano, tra l'altro, l'argomento attualissimo della conservazione in situ.

Per le comunicazioni sono gradite le principali lingue parlate nella Comunità Europea (inglese, francese, tedesco, spagnolo e italiano), con un breve riassunto in inglese.

Le novità bibliografiche e le recensioni di lavori pervenuti alla redazione sono esposte in un repertorio apposito, mentre una speciale rubrica, alla quale è stato dato il nome di Acta Diurna, accoglie sintetiche notizie riguardanti ricerche e lavori in corso, comunicazioni preliminari, attualità scientifiche.

Le grandi tematiche ed i lavori di ampio respiro potranno essere oggetto di edizioni monografiche, se l'importanza e la consistenza dei contributi ne faranno ravvisare l'opportunità, come già alcune proposte pervenute lasciano prevedere.

Il mio augurio è che un numero sempre crescente di studiosi possa, da domani, servirsi di questo spazio messo a loro disposizione per diffondere e ricevere informazioni.

(Fonte: per gentile concessione di Roberto Petriaggi) - L'illustrazione della copertina e la visione dell'indice al sito: http://wwwarcheogate.it

 

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  PISA: presentato dal ministro Urbani il progetto per il Museo delle navi romane (Marzo 2005)

Il museo delle navi romane, che prevede fasi di recupero, conservazione, tutela e promozione contribuirà certamente al rilancio di una delle più importanti città d'arte italiane, diventando fattore di sviluppo economico e territoriale di Pisa.

Gli oneri da sostenere complessivamente per la realizzazione del progetto di musealizzazione dei reperti e di messa a regime delle strutture ed impianti ammonterebbero, secondo le stime contenute in uno studio di fattibilità, ad oltre 25 milioni di euro.

Il programma degli interventi che saranno oggetto della progettazione esecutiva, curata direttamente dal Ministero dei Beni Culturali, prevede, tra il 2005 e il 2008, la preventiva ristrutturazione della futura sede agli Arsenali Medicei, esempio di architettura industriale ante Iitteram affacciato sul fiume, ai bordi del centro storico. Dal 2009 l'apertura del museo sarà avviata progressivamente per fasi logiche, mentre proseguirà il completamento dei restauri delle navi e degli altri reperti rinvenuti.

Il museo sarà in condizioni di operare a regime su 5.100 mq, gran parte dei quali attrezzati con metodologie tecnologiche e multimediali. Il progetto museale, che comprende anche 560 mq di spazi per mostre temporanee (che potranno essere nel frattempo realizzate secondo la disponibilità degli spazi e del materiale da esporre) e altrettanti di giardino, prevede presenze per almeno centomila visitatori all'anno, con la speranza che questi volumi di afflusso possano aumentare se si riuscirà ad ottimizzare la regolazione del flusso turistico nella città di Pisa che già oggi attira circa 2 milioni di turisti l'anno.

Il progetto del museo delle navi potrà assumere grande valore se potrà unificare il lavoro di conservazione e valorizzazione archeologica con una più ampia riqualificazione urbanistica e con una forte comunicazione culturale. Questo implica un deciso coinvolgimento degli enti locali nella gestione del Museo; l'impegno statale a completare gli scavi, il restauro delle navi e la musealizzazione; il coinvolgimento di soggetti privati; l'impegno delle Università a valorizzare le conoscenze maturate attorno alla scoperta delle navi di Pisa.

(Fonte: Veneto Archeologico)

 

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