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Archeologia delle acque - Laguna di Venezia

Chi ha visto quelle due città?

Sono Costanziaco e Ammiana di cui la carta topografica non riporta neppure il nome. Fondate per sfuggire alle scorrerie dei barbari, esaurirono la loro funzione storica nel tardo Medioevo Ora tocca agli archeologi e ai ricercatori subacquei cercare sul fondo dei canali i deboli segni dell'antica esistenza

di Antonio Rosso

pubblicato su "Archeologia Viva" II, N.8 - settembre 1983 pp.19-31

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La laguna a nord di Venezia, affascinante anche per chi la vede con il solo occhio del turista, diventa un ambiente unico quando si unisce al piacere di percorrerla il desiderio di conoscere le origini ricercando ciò che rimane di un passato non ancora del tutto cancellato.

Qui, infatti, si trovano le isole più celebri e tutto l'ambiente induce una sensazione di mistero che trova fondamento nei documenti e racconti che narrano di città e isole oggi scomparse.

In alcune località si sono rinvenuti livelli di età romana (a Torcello, ad esempio), non comunque così importanti come i successivi centri altomedioevali di cui parlano le cronache.

Probabilmente, queste zone non avrebbero avuto uno sviluppo così intenso, tanto da lasciare un ricordo molto lontano nel tempo, se la situazione politica dal III-IV sec. d.C. non avesse cominciato a modificarsi in maniera radicale a causa del declino dell'impero romano e per le successive invasioni barbariche.

Infatti, quando le popolazioni che premevano al confini dell'impero incominciarono a superare la naturale barriera delle Alpi e scendere in Italia, gli abitanti delle zone dell'Alto Adriatico, vista l'inutilità di opporsi ad essi con le armi (Oderzo, ad esempio, ricevette nel 403 i Visigoti, nel 452 gli Unni, nel 465 gli Alani, nel 473 gli Ostrogoti, nel 635 i Longobardi), preferirono la via della fuga; e quelli prossimi al mare trovarono un naturale rifugo nelle lagune che si estendevano più o meno continue dal Timavo al Po; e qui attesero che la situazione si calmasse.

Carta della Laguna Nord con l'indicazione delle aree dove sorgevano le isole di Ammiana e Costanziaco

L'occupazione di queste nuove aree era inizialmente temporanea; tuttavia, con il succedersi delle invasioni, il numero dei nuovi abitanti che si fermavano andò sempre aumentando e terreni sempre più estesi vennero rassodati e rialzati formando infine dei veri e propri insediamenti con chiese, magazzini, abitazioni.

Sorsero così, dove si rifugiarono gli abitanti di Aquileia, Concordia, Oderzo, Padova, rispettivamente: Grado, Caorle, Eraclea, Rivo Alto (Venezia).

Anche gli abitanti di Altino, coinvolti negli stessi eventi trovarono scampo nelle vicine isole dell'attuale bacino settentrionale della Laguna di Venezia.

Qui crearono delle importanti comunità che persero successivamente di importanza con il crescere delle fortune di Venezia. In alcuni casi esse scomparirono totalmente, una volta abbandonate agli elementi naturali.

Altino la raccontano circondata da mura, protetta da torri e comunicante con la campagna attraverso sei porte, corrispondenti ai sestieri in cui era divisa.

Secondo la cronaca medioevale di Andrea Dandolo, i suoi abitanti avrebbero dato ad altrettante località lagunari, in cui erano soliti rifugiarsi, i medesimi nomi di queste porte e cioè: Torcelum, Maiorbium, Buranum, Amorianum, Constanciacum, Amianum. Ed esse, pur avendo avuto dei nuclei abitati più antichi, cominciarono ad esistere come centri ben precisati solo in questi periodi storici.

Inoltre, poiché tra i nuovi arrivati erano numerosi i mercanti, i nobili e gli ecclesiastici, nelle isole della Laguna vennero portate non solo le ricchezze materiali, ma anche la cultura e la tradizione latina, filone che mai più si perderà e che farà anzi dire a Venezia di sé di essere una seconda Roma.

Dove sono queste località? Sulle carte topografiche attuali esse sono indicate rispettivamente (chi non le conosce?) con i nomi di Torcello, Mazzorbo, Burano, Murano.

Non si hanno più, però, toponimi indicanti Costanziaco e Ammiana, che troviamo solo su antiche cartografie.

Ipotesi di ricostruzione lella Laguna Nord nel VII sec. con la posizione di Costanziaco e Ammiana

Di queste zone e delle loro ricchezze si era quasi persa ogni traccia: in superficie, infatti, non rimane alcun segno visibile. Solo ultimamente alcune ricerche, anche subacquee, hanno permesso una loro localizzazione sufficientemente precisa, e anzi per Costanziaco il quadro dei ritrovamenti è risultato particolarmente significativo.

Costanziaco, secondo Monisignor Piva, che ci ha lasciato una ricca documentazione scritta sul Patriarcato di Venezia e le sue origini, «sorgeva verso il margine continentale a nord-est di Torcello... ed era formata da quattro isole unite con ponti. Vi sorgevano sei sontuose chiese, cinque delle quali erette fin dal secolo VI; ed era divira da un ramo del Sile, che formava il canale principale, in due parrocchie».

A parte qualche inesattezza sulla localizzazione delle chiese e sulla estensione dell'area abitata, le ricerche fino ad oggi condotte confermano questa descrizione. E anche se l'immagine dei «numerosi vigneti e orti olez.zanti che rendevano l'isola ubertosa e ridente» è da considerarsi poetica, pure doveva trattarsi di un centro fiorente.

Anche se non si sa con precisione da quando Costanziaco fosse abitata, tuttavia i sondaggi hanno permesso di localizzare vari livelli antropizzati, a profondità variabili, fino ad oltre due metri.

I documenti e la tradizione indicano il 650 d.C. come data di fondazione per almeno due chiese; in seguito, a causa del predominio politico e commerciale che andava sempre più assumendo Rivo Alto (solo nel X sec. si chiamerà definitivamente Venezia), molte famiglie si trasferirono da queste zone che perderanno sempre più quell'importanza che avevano avuto fino ad allora, Torcello compresa.

Carta del 1987-1901 dell'area dove sorgeva Costanziaco
Foto dal campanile di Torcello dell'area di Costanziaco

A questo stato di cose successivamente si sovrapposero difficoltà ambientali: variazioni del livello marino, cambiamenti degli apporti sedimentari, nuove sistemazioni idrauliche, cosicché sempre più Costanziaco come Axnmiana videro diminuire il numero degli abitanti e delle costruzioni. Spesso, infatti, per costruire chiese e monasteri a Venezia, i vecchi proprietari dei fondi, ormai stabilitisi in città, li demolivano per ricavarne materiali da costruzione.

Ultimi ad essere abbandonati furono i monasteri e le chiese, poi anche questi andarono distrutti e dimenticati.

Anche Ammiana, pur essendo in origine più estesa, costruita su quattro grandi isole (Ammiana, Ammianello, Castrazio, S. Cristina) unite con ponti e, si dice, con otto chiese, subì la medesima sorte.

• Nel XV sec. ad esempio, dai demoliti monasteri dell'isola di Ammiana venne recuperato il materiale per la costruzione del monastero dell'isola di S. Giacomo in Paluo, nei pressi di Murano.

 

Un contributo significativo nella localizzazione di Costanziaco è stato fornito proprio dalla ricerca subacquea.

Durante alcune immersioni, infatti, erano stati rinvenuti in più punti raggruppamenti di pali, pietre calcaree e frammenti in cotto.

Alcune zone erano risultate assai interessanti per la presenza di blocchi a sezione quadrata di arenana, frammenti di pietra calcarea (alcuni del peso di alcune decine di chili) con tracce di lavorazione, anfore bizantine e pesanti parallelepipedi calcarei.

Uno di questi, portato in superficie, sembra essere parte di una trabeazione.

Inoltre, parallelamente alla riva di quel canale che un tempo era stato l'alveo del fiume Sile (estromesso dalla Laguna nel 1684), si sono rinvenuti un gran numero di pali di 200 mm di diametro, distribuiti per oltre duecento metri di lunghezza e suddivisi in due file di 80 pali ciascuno. Tra l'uno e l'altro di questi erano situati altri pali a diametro minore e, ogni quindiciventi metri, si distaccavano ad angolo retto altri gruppi di palificazioni che proseguivano verso il centro del canale.

Il rinvenimento di alcuni grossi tronchi di 300 mm di diametro, solidamente piantati nel fondale a 4,5 m di profondità ha fatto pensare ai resti di uno degli antichi ponti nominati nei documenti.

Sondaggi e successive ricerche, condotte anche con l'impiego di pellicole sensibili all'infrarosso, nelle zone adiacenti hanno permesso di confermare l'ipotesi che queste palificazioni continuassero anche sotto il terreno emerso e che vi fossero pure dei resti di murature. Si è potuto così avere un primo quadro della situazione.

Il più fitto addensamento di rovine sembra localizzato sotto il fango nelle zone antistanti all'Ossaio di 5. Ariano; tuttavia l'area antropizzata si estende anche nelle località vicine, comprendendo pure l'isola della Cura. Una zona così ampia in quella località poteva essere riferita solo al fiorente centro altomedioevale scomparso di Costanziaco.

Recentissime analisi eseguite con il metodo del radiocarbonio su uno dei pali citati hanno fornito un'età assoluta di 1295 + 58 anni che è un'ulteriore conferma dell'età dell'insediamento: VII secolo.

Un altro tassello è andato al suo posto, ed anzi ha contribuito a delineare anche l'evoluzione ambientale di questa parte del bacino settentrionale della Laguna di Venezia collocandola in un periodo storico ben preciso, grazie alle correlazioni fatte dagli studiosi del CNR tra i livelli sedimentologici riscontrati ed i manufatti recuperati.

E' stato infatti possibile definire che, come l'innalzamento del livello marino nel III-IV sec. d.C. ha contribuito a mettere in crisi le vie di comunicazioni viarie e fluviali sommergendo i precedenti, così successivamente l'inversione del fenomeno, culminata nel VII secolo, ha permesso nuovamente un'espansione degli insediamenti in laguna.

La ricerca comunque continua ancor oggi a vari livelli e viene portata avanti da studiosi ed appassionati, i cui risultati speriamo siano presto pubblicati per un giusto loro riconoscimento e per il nostro desiderio di sapere. Infatti la precisa localizzazione di Costanziaco, al di là del fatto in sé, perché nulla è rimasto degli antichi splendori, ha importanza soprattutto in quanto ha permesso la definizione (che sarà migliore dopo il completamento delle ricerche su Ammiana) della paleogeografia di questa parte della Laguna.

Numerosi, inoltre, sono sempre stati, fin dal passato, i ritrovamenti in queste località di frammenti di anfore, piatti, vetri bizantini, spesso proprio provenienti dal fondo dei canali.

Attrezzatura per fotografare in acque a scarsa visibilità

L'aver individuato i centri più importanti permette ora di comprenderne meglio il significato e di poterli a loro volta esaminare in un preciso contesto, contribuendo così a dare la giusta importanza a tutte quelle aree (isole e dossi, naturali o consolidati artificialmente) che un tempo sono state insediamenti umani, sorti alla caduta dell'impero romano e fioriti sotto il protettorato bizantino.

Molti altri nomi mancano all' appello. Se mai saranno scoperti, molto probabilmente sarà ancora frutto del lavoro interdisciplinare con i subacquei in quanto pochissime sono le aree dove si potrebbero effettuare scavi tradizionali.

Solo dove l'acqua dei canali incide il fondale è possibile trovare ciò che altrimenti è ricoperto dal fango.

Il progetto è ambizioso, ma non è detto che presto lavorando ancora in modo multidisciplinare non si possa ricostruire, con dati scientifici, la carta della Laguna di Venezia in età bizantina.

 

Continua con: Le chiese di Costanziaco e con una breve bibliografia

 

 

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