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Archeologia subacquea nella laguna di Venezia

di Antonio Rosso

pubblicato su "Archeosub" Gli speciali di Sub - anno VIII, n. 5 - giugno 1991 pp.115-121

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Quando, negli anni '60, si diffonde lo sport subacqueo, nella laguna di Venezia non vi era cultura archeologica.

Il mare e la laguna erano puliti, il pesce abbondante: niente di più naturale per un subacqueo che raccogliere ciò che la natura offriva.

I primi ritrovamenti di ceppi d'ancora romani finirono per costituire la materia prima per la costruzione in proprio di piombi di zavorra.

Per poter avere una sensibilizzazione dei subacquei è necessario attendere gli anni '70, anni in cui cominciano le prime azioni di salvaguardia e tutela del patrimonio sommerso e in cui sorgono gruppi di ricerca.

Negli anni '80 si potrà concretizzare l'interesse verso l'archeologia con la pubblicazione dei risultati delle ricerche archeologiche e geologiche.

E in questo periodo che viene definita dagli studiosi del Cnr di Venezia, e in particolare da Vito Favero, la conoscenza dell'evoluzione della laguna di Venezia negli ultimi millenni ed è di questi anni la nascita dei corsi regionali per Operatori tecnici di archeologia subacquea (Otas).

Nel 1987 iniziano anche le attività ufficiali della Soprintendenza archeologica del Veneto in collaborazione con lo Stas, il Servizio tecnico per l 'archeologia subacquea, del Ministero dei beni culturali e ambientali, e l'avvio del Progetto archeologico subacqueo della laguna di Venezia presentato ufficialmente nel novembre del 1988 dal dottor Sisinni, direttore generale del Ministero. In questa occasione viene dato l'annuncio dell'istituzione a Venezia di un Centro tecnico per l'archeologia lagunare.

Purtroppo, però, la creazione del Centro di archeologia subacquea lagunare non è ancora passata alla fase operativa. Ancor non è possibile avere una sede agibile da destinare, a breve termine, a questa attività e del Museo non si parla, in quanto l'immobile a esso destinato, il palazzo Grimani, è ancora in restauro e lo sarà per chissà quanti anni... ( oggi 2003 è agibile il centro per l'archeologia subacquea: NAUSICAA - nota del webmaster)

Se i progetti languono, non così i ritrovamenti.

il recupero di una valvola di monossile in legno di età romana rinvenuto presso l'isola di Santa Cristina (laguna nord)

 

Dalle acque della laguna è uscita, infatti, una tale massa di dati e materiale scientifico che consente ora di dare, della laguna di Venezia, una immagine completamente diversa da quella che si poteva offrire pochi anni or sono.

Il ritrovamento di una serie di punte di freccia, di cui una recuperata, ha documentato una frequentazione antropica fin dal bronzo medio.

Questa punta di freccia peduncolata, in selce, delle dimensioni di mm 30 x 19, con lavorazione bifacciale, è stata rinvenuta nei fondali del canale Tresso, presso l'isola del Lazzaretto Nuovo, nella laguna nord, a 4,5 metri di profondità: è stata da-tata al Il millennio a.C.

È accertata, poi, una diffusa frequentazione marittimo-commerciale della laguna di Venezia dal V-IV secolo a.C.

 

Tuttavia si ritiene che, in epoca protostorica, non sorgessero dei grossi insediamenti all'infuori di Altino, anche se nella laguna settentrionale (S. Erasmo) e centrale (S. Leonardo in Fossa Mala) sono stati ritrovati frammenti di ceramica attica a figure con palmette, simile a esempi di tipo apulo, e frammenti a figure rosse e nere che testimoniano un legame con la civiltà greca.

Protostorica (sec. IV a.C.) è stata anche datata, con il metodo radiometrico del C14, una fondazione lignea proveniente da un insediamento sommerso rinvenuto a nord di Burano (laguna nord); un frammento lungo poco più di un metro in legno con numerose cavicchie simmetricamente disposte a V è stato riferito al 500 a.C.

Abbondante il materiale di età romana: anfore, vetri, ceramiche, materiali fittili, manufatti (arginature, monossili in legno). Il massimo della frequentazione sembra essere tra il primo secolo avanti e il secondo dopo Cristo.


alcuni frammenti di vetro romana provenienti da Torcello
marchio graffito rinvenuto su un'anfora recuperata nel canale di Bossolaro (laguna nord)
un frammento di mosaico di età romana proveniente dalla laguna nord, vicino ad Altino

 

Ogni età ha i suoi ritrovamenti caratteristici.

Particolarmente interessanti, per l'età romana, sono quelle strutture definite genericamente come "argini" che si trovano sul fondo di canali.

Ne sono stati identificati con sicurezza almeno trenta e hanno lunghezze variabili da poche decine ai 146 metri del più lungo, localizzato a oltre 5 metri di profondità nel Canale Rigà, presso Lio Piccolo, nella laguna nord.

Si elevano anche di 3-3,5 metri dal fondo e hanno una larghezza di 5-6 metri.

A volte sono contenuti da strutture lignee, in altri casi si presentano come semplici cumuli di materiali vari: pietre, frammenti di mattoni, tegole, embrici, anfore, vasellame.

Per la loro omogeneità cronologica (età augustea, prima metà del Il secolo d.C.) si ipotizza che siano stati posti in opera per far fronte a quella trasgressione marina (aumento del livello marino) che, secondo una teoria dell'oceanografo inglese Fairbridge, inizia tra il II e il III secolo d.C.


anfore e palificazioni provenienti da stazioniromane

 

Secondo questo studioso, in età romana il livello marino sarebbe stato più basso dell'attuale, per cui la laguna sarebbe stata più ricca di terre emerse. A tale trasgressione marina sarebbe imputabile anche lo sconvolgimento delle infrastrutture viarie romane di tutta l'area veneta nei secoli successivi.
l'evoluzione del livello marino negli ultimi millenni

Le strutture di conterminazione di isole o fondazioni di antiche chiese e monasteri sono invece attribuibili a età più tarde, bizantine e medievali.

Numerosi sono i resti di isole oggi scomparse, ma un tempo centri fiorenti, rinvenuti nella laguna nord (Ammiana, Ammianella, Costanziaco) o nel bacino centrale (S. Marco in Bocca Lama, S. Leonardo in fossa Mala).

Tra questi, particolarmente significativi i ritrovamenti di Ammiana, con la rispettiva chiesa localizzata nell'isola di S. Lorenzo, vicino all'isola di Santa Cristina, che ha fornito interessante materiale e una completa serie stratigrafica del Vicus Costanziaci.

Oggi non figurano più nella cartografia lagunare

Costanziaco, un abitato fiorito nel periodo bizantino e scomparso nel XII secolo, sorgeva verso il margine continentale della laguna di Venezia, a nord-est di Torcello, ed era costituito da quattro isole che formavano due gruppi distinti: Costanziaco Maggiore e Costanziaco Minore, situati rispettivamente sulla destra e sinistra di un ramo del Sile.

Aveva sette chiese, cinque delle quali erette fin dall'epoca dei primi insediamenti lagunari veneti ed era divisa, dallo stesso ramo del Sile, in due parrocchie: SS. Sergio e Bacco e S. Massimo.

un frammento di età romana e un'urna cineraria della stessa epoca, entrambi rinvenuti a Costanziaco

 

Questo insediamento e i resti della sua conterminazione sono stati localizzati in un area non molto lontana da Torcello.

A consentirne l'individuazione èstato il ritrovamento, in immersione, di un gran numero di pali (oltre 500), di cui uno datato al VII secolo, pietre e frammenti in cotto.

L'area rilevata in immersione supera i 10.000 metri quadrati, ma foto all'infrarosso e sondaggi di scavo hanno permesso di stabilire che alcuni resti di strutture proseguono anche sotto il terreno emerso.

Le strutture rinvenute sono state attribuite, per la posizione geografica, la datazione e i materiali, a Costanziaco Maggiore.

Tra i ritrovamenti riferiti a età moderne va citato il carico di un relitto del XV-XVI secolo, scoperto nelle acque immediatamente antistanti il litorale di Malamocco, muri perimetrali o strutture di conterminazione delle attuali isole e molti reperti isolati costituiti, per lo più, da ceramiche graffite messe in luce dall'azione erosiva delle acque.

Dal punto di vista stratigrafico, il patrimonio archeologico della laguna di Venezia può essere suddiviso nei seguenti livelli:

- Materiali e strutture di età preromana, situate a oltre quattro metri di profondità. Generalmente sono reperti isolati ritrovati casualmente; i soli manufatti riferibili a strutture sono stati rinvenuti sotto un livello di età romana.

2 - Materiali e strutture di età romana, situate a oltre due metri di profondità; esternamente non è visibile alcun manufatto, neppure durante le basse maree, tranne in prossimità della gronda lagunare. I materiali recuperati e le strutture rilevate provengono quindi dal fondo dei canali e, allo stato attuale delle ricerche, non sembrano avere legami con l'odierna morfologia.

3 - Insediamenti di età medioevale, situati da un metro a pochi decimetri di profondità, riferibili ad antiche isole, cordoni di dune e arginature. Spesso sono rintracciabili nell'antica cartografia e ciò che rimane emerge, a volte, con la bassa marea.


strutture murarie appartenenti all'abitato medievale di Ammiana

 

4 - Strutture di età moderna, emerse, visibili e, in alcuni casi, ancora ben conservate.

Oggi questo patrimonio, in assenza di grossi interventi di tutela, ancora da definirsi, è in balia delle forze erosive.

Non è azzardato dire che la sopravvivenza dei due livelli più profondi e di quanto si ritrova sul fondo dei canali e sulle rive delle isole e degli antichi argini è affidata solo alla continua opera di rilevamento e di recupero di pochi appassionati studiosi.

La ricerca subacquea assume un importanza fondamentale nel campo dell'archeologia lagunare: un rilevamento eseguito tempestivamente rimane spesso l'unico elemento a testimoniare l'esistenza di un insediamento perché nel corso di pochi anni il sito è irrimediabilmente distrutto.

Il subacqueo che partecipa alle ricerche deve essere non solo tecnicamente valido, ma anche psicologicamente preparato a lavorare in condizioni di quasi completa oscurità, facendo un lento lavoro di osservazioni, rilevamenti, campionamenti.

Deve inoltre lavorare in stretto rapporto con studiosi, che non sono solo archeologi, ma biologi, naturalisti, geologi ecc.

Chi non trova uno stimolo interiore non resiste più di una o due campagne. Per molti subacquei operare in laguna ha significato cambiare mentalità: non più rinvenire oggetti, ma effettuare ricerche scientifiche per documentare il modificarsi dell'ambiente.

L'abbondanza di reperti è notevole, ma la loro dispersione e la mancanza, in molti casi, di dati stratigrafici o notizie sicure rende difficile collocarli in un contesto preciso e richiede ulteriori studi sedimentologi o archeometrici.

Lo studio di un area così complessa rende necessaria una nuova mentalità anche per l'archeologo, in quanto le problematiche portate in luce dai ritrovamenti subacquei nei fondali della laguna di Venezia saranno risolte solo grazie a una metodica raccolta di dati e a una loro successiva analisi interdisciplinare.

I risultati fino ad ora conseguiti sono assai significativi e consentono già di definire compiutamente l'evoluzione di questo bacino lagunare che è il più vasto del Mediterraneo.

Attualmente tutti i siti lagunari, oltre 200, sono in fase di schedatura.

Molti ormai vivono solo sulla carta, altri attendono di essere studiati più compiutamente; in ogni caso si sente la necessità di un Centro che rappresenti un punto di riferimento: chi ha orecchie per intendere, intenda.

 

VE 1 - Canale S. Felice. Questa sigla identifica la prima campagna subacquea promossa e coordinata dalla Soprintendenza archeologica del Veneto in collaborazione con lo Stas. La campagna, della durata di una setti-mana, si è svolta nell'estate del 1987 nel Canale di S. Felice (laguna nord), nei pressi della località di Tre Porti, in un sito di età romana.

Pur nel breve periodo di lavoro è stato possibile posizionare topograficamente e rilevare in immersione una struttura muraria costituita da più livelli di mattoni sesquipedali sovrapposti, distribuita in un'area quadrata di circa 8 metri dilato e situata a una profondità di 4-5 metri.

Gran parte dei sequipedali erano ancora cementati tra loro e riuniti in blocchi parzialmente scostati o crollati verso l'esterno del perimetro. Si ritiene possa trattarsi dei resti di una torre, di un'opera di difesa o di osservazione costruita in età romana su un antico cordone litoraneo og-gi scomparso.

L'ipotesi trova conferma in recenti indagini sedimentologiche e in altri ritrovamenti di analoga età effettuati nelle vicinanze.

Le operazioni sono state compiute in varie fasi: pulizia del sito con sorbona, rilevamento topografico subacqueo e subaereo.

Interessante la documentazione fotografica, che ha registrato in particolare le strutture con i vari piani sovrapposti di sesquipedali che presentavano, in certi punti, ancora l'originale malta cementizia.

Pochi i reperti rinvenuti, alcuni frammenti di anfore e di vetro, ma ritenuti assai significativi per la datazione del manufatto, che rappresenterebbe, nella laguna, il primo ritrovamento, in situ, di una significativa struttura romana.

E' terminata anche una seconda campagna archeologica della Soprintendenza archeologica del Veneto, compiuta da ottobre a dicembre del 1989, sul Relitto di Vetro in cui si è recuperato ciò che rimaneva del carico di una piccola nave del XV-XVI secolo affondata davanti al litorale di Malamocco e di cui è in corso l'allestimento di una mostra nella quale verrà esposto il materiale recuperato e illustrati gli studi effettuati.

 

Un momento della campagna, promossa dallaSoprintendenza archeologica del Veneto in collaborazione con lo Stas, svoltasi nell'estate delI'87 nel canale San Felice (laguna nord), nei pressi della località di Tre Porti, in un sito di età romana

 

Origine ed evoluzione della laguna di Venezia.

L'anno di nascita della laguna di Venezia si pone all'incirca 6.000 anni fa in relazione alla variazione climatica che si è verificata al principio dell'Olocene (il periodo geologico più recente).

Le cause: l'innalzamento del livello marino e il grande apporto di alluvioni trasportate in mare dal Po e dagli altri fiumi in conseguenza dell'aumentata erosione alpina determinata dal ritiro dei ghiacciai. Infatti circa 12.000 anni fa è terminata l'ultima glaciazione e con lo scioglimento dei ghiacciai si è avuto l'aumento del livello marino dell'Adriatico, la cui linea di costa, all'epoca, era situata tra Ancona e Zara.

A seguito di questa avanzata del mare, che viene chiamata nella terminologia geologica trasgressione marina, la linea di costa è via via risalita per l'Adriatico adattandosi alla morfologia della pianura fino a raggiungere il massimo livello di arretramento, appunto, circa 6000 anni fa.

Questa linea, che è stata identificata con l'attuale linea di conterminazione lagunare, formava un dosso elevato dovuto ai depositi di un ramo del fiume Brenta, che si protendeva, occupando l'area di Venezia fino a S. Nicolò del Lido e S. Erasmo, almeno fino all'attuale imboccatura del Porto di Lido per poi raccordarsi con la costa verso Jesolo.

Tale dosso, oggi sepolto dai sedimenti, è stato riconosciuto attraverso sondaggi.

Poco più di 4.000 anni or sono, per l'abbassamento di questo dosso, causato dallo spostamento del paleo alveo del Brenta, si è venuta a creare un'unica laguna con un litorale più arretrato e con minori volumi di acque, simile alla forma di mezza luna che siamo abituati a vedere oggi.

La laguna si è estesa nelle aree in cui ora sorgono Venezia e le isole di Murano, Burano, Torcello. Verso sud altri dossi allungati formavano una linea di costa che si raccordava in una zona mediana dell'attuale verso l'entroterra di Chioggia dove la sedimentazione era influenzata prevalentemente dal Po e dall'Adige. Saranno questi fiumi, ai quali spesso si aggiungerà anche il Brenta, che contribuiranno, con i loro sedimenti, a far avanzare la linea di costa, che si stabilizzerà, verso il 500 a.C., secondo la direttrice Cavanella D'Adige, Brondolo, Chioggia, Pellestrina, Lido, S. Erasmo, Lio Maggior, Lio Piccolo, lesolo.

Tale situazione rimarrà stabile fino in età romana.

Successivamente, per un nuovo aumento del livello marino incomincia la sommersione delle aree immediatamente alle spalle di Torcello e delle zone più prossime a Mestre che, come è stato documentato con la scoperta di un pavimento di una villa romana, erano sicuramente ancora emerse. In età moderna, per effetto degli apporti dei sedimenti del Piave, estromesso dalla laguna, e grazie alla costruzione delle dighe foranee che ne tratterranno i sedimenti, la laguna nord sposterà la linea di costa sempre piu verso il mare.

Progetto archeologia subacquea della laguna di Venezia.

Il progetto, ampio e articolato dello Stas, si propone di conoscere, tutelare, studiare e valorizzare il patrimonio storico archeologico delle zone umide della laguna, perché la situazione archeologica lagunare esige di essere urgentemente affrontata in termini scientifici non più rinviabili a causa delle profonde trasformazioni previste.

La storia della colonizzazione dello spazio lagunare e deltizio del Brenta ha bisogno di indagini non solo archeologiche subacquee, ma anche geoarchedologiche ed ecostoriche.

I reperti e i dati dovrebbero confluire nel costituendo Museo della laguna di Venezia in vista della creazione di una carta di rischio archeologico.

E previsto, inoltre, che le ricerche spazino in tutti i campi, non limitandosi solo allo studio, rilevamento, catalogazione del materiale recuperato; ed è prevista, soprattutto, per la stesura della carta di rischio, la partecipazione attiva "di unità navali e nuclei subacquei dell'Arma dei Carabinieri, università, archeologi professionisti, volontari" coordinati dallo Stas e dalla Soprintendenza archeologica del Veneto.

 

 

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